C’era una volta la «città dello sport». Siena fa i conti con i suoi fallimenti

Dalla serie A del calcio agli scudetti nel basket: rimangono solo macerie

Daniele Magrini

 

«La città in amore con lo sport», la definivano. Siena, scrigno di bellezza e di successi sportivi, pareva la favola realizzata della provincia che vince: nove anni di serie A nel calcio, e pressoché contemporaneamente, otto scudetti nel basket. Oggi, con la fine della Robur targata Anna Durio, il calcio è al secondo fallimento in sei anni e il basket attende speranzoso l’inserimento nella serie D.

Eppure, non sono lontani gli anni magici. È il 24 maggio 2003 quando il Siena conquista la sua prima serie A. Notte magica quella: in Piazza del Campo canta Andrea Bocelli, di fronte a un pubblico che a gesti si trasmette gli esiti della partita in corso a Marassi. Il tamtam sempre meno silenzioso si esalta per i gol al Genoa di Pinga, Taddei e Tiribocchi e la gioia irrefrenabile per la conquistata serie A prende il sopravvento sugli acuti del tenore. Città di poco più di 50.000 abitanti, con un’economia prevalentemente terziaria, mai si sarebbero immaginati, i senesi, la serie A. Ci volle la lucida follia di un imprenditore venuto dal Sud con esigenze di cura del figlio, Paolo De Luca, per realizzare il sogno. Oltre alla tenace competenza dell’allenatore Giuseppe Papadopulo e del Ds Nelso Ricci, che oggi dice, ancora innamorato della città: «Di Siena non si dimentica niente. Né gli applausi, né i fischi».

Poco più di un anno dopo ecco il primo scudetto nel basket. Il 5 giugno 2004 la Mens Sana, sostenuta e sponsorizzata dal Monte dei Paschi, conquista la terza vittoria della serie contro l’odiata Fortitudo Bologna. In panchina c’è Charlie Recalcati, Bootsy Thornton segna 30 punti in quella storica partita, intorno a lui ruotano Galanda e Kaziouzis, Andersen e Vanterpool. È il primo di otto scudetti: due saranno poi revocati quando vengono alla luce i magheggi dei bilanci, truccati secondo gli inquirenti dell’inchiesta «Time out» iniziata nel 2013. Il 16 gennaio è iniziato il dibattimento, che vede come principale imputato Ferdinando Minucci, general manager e poi presidente di quella Mens Sana che ha comunque dominato il basket italiano per dieci anni.

È del luglio 2014 il primo naufragio del Siena. L’imprenditore romano Massimo Mezzaroma finisce sotto processo per un fallimento da 50 milioni. Un altro procedimento riguarda un’operazione da 25 milioni finanziata dal Monte dei Paschi per la vendita del marchio, così da evitare la liquidazione della società. Gli esiti dei procedimenti, sia nel calcio che nel basket sono di là da venire, ma quando il 9 maggio 2012 la Guardia di Finanza irrompe nelle austere sale di Rocca Salimbeni, si capisce che il Monte dei Paschi finirà ben presto di fare mecenatismo ad uso di potere nei confronti dello sport senese. C’era solo questo dietro i successi della piccola Siena? No, sarebbe ingiusto verso campioni e imprese vere, ma «la maledizione con cui i tifosi dovranno convivere per sempre — ha detto Flavio Tranquillo, telecronista di basket, autore del libro “Time out” sulla vicenda della Mens Sana — è non poter stabilire con certezza, molto al di là delle sentenze, quanto gli illeciti sportivi e penali abbiano influenzato i risultati».

Eppure, dietro la cortina dei processi e dei fallimenti resta l’amore per lo sport. Centinaia di ragazzini senesi partecipano ai corsi dei settori giovanili: i sogni di bambini rotolano ancora dietro a un pallone. Ma adesso c’è da risalire dal baratro. Il sindaco Luigi De Mossi è chiamato a chiedere alla Federcalcio e alla Lega Nazionale Dilettanti un posto per Siena nel Campionato Dilettanti o in Eccellenza e fare da advisor per la costituzione di una nuova società. Intanto, tra sussurri e grida di una città colpita troppe volte al cuore della sua passione sportiva, gli armeni della Berkeley Capital ieri hanno comunicato di essere pronti: «La nostra attenzione è invariata», hanno assicurato..

 

 

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