Caso Regeni, il gup di Roma manda a processo gli 007 egiziani

I quattro agenti sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Respinta l’eccezione dei legali degli egiziani per la loro assenza in aula: “È stata una volontaria sottrazione dal processo”

ROMA – I quattro 007 della National Security egiziana saranno processati dal Tribunale di Roma per il sequestro e la morte di Giulio Regeni, avvenuti tra il 25 gennaio 2016, quando il giovane ricercatore friulano venne rapito a Il Cairo, e il 3 febbraio 2016, quando venne ritrovato il corpo senza vita. Il gup Pierluigi Balestrieri, dopo alcune ore di Camera di consiglio, ha deciso per il rinvio a giudizio di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. La prima udienza del processo ai quattro si svolgerà il 14 ottobre.

LEGALE FAMIGLIA: “CI ABBIAMO MESSO TANTO, MA È UN BUON PUNTO DI PARTENZA VERSO LA VERITÀ”

“Paola e Claudio dicono spesso che su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani, da oggi abbiamo la fondata speranza che almeno il diritto alla verità non verrà violato”. Lo ha detto Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni al termine dell’udienza preliminare in cui è stato disposto il rinvio a giudizio davanti alla III corte d’assise del Tribunale di Roma dei quattro 007 egiziani per il sequestro e la morte di Giulio Regeni. “Ci abbiamo messo 64 mesi – ha aggiunto la legale – ma è un buon traguardo e un buon punto di partenza”.

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IL PROCESSO VA AVANTI NONOSTANTE L’ASSENZA DEGLI IMPUTATI

In precedenza, il gup aveva anche respinto l’eccezione sollevata dai difensori degli agenti egiziani per la loro assenza in aula nella seconda udienza preliminare, parlando di “volontaria sottrazione dal processo” e sottolineando che “la copertura mediatica capillare e straordinaria ha fatto assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio”. Il giudice Balistrieri ha dunque disposto il prosieguo dell’udienza e dato ragione al pm Sergio Colaiocco, che in una memoria depositata oggi ha rimarcato che gli imputati “hanno avuto certamente notizia dell’esistenza del procedimento penale italiano, essendo stati tutti e più di una volta, ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito di richiesta rogatoriale di questo ufficio”.

PROCURA: “SODDISFATTI, ORA PARTE UNA NUOVA SFIDA: FARE RIFERIRE I TESTIMONI IN AULA”

La Procura di Roma ha espresso “soddisfazione per la decisione del giudice, che accolto integralmente il quadro probatorio”. Il pm Sergio Colaiocco, nel chiedere il rinvio a giudizio degli agenti della National Security, secondo quanto si apprende, ha sottolineato come “si apra ora una nuova sfida che il processo comporterà e cioè quella di ottenere che tutti i testimoni, soprattutto quelli egiziani, vengano a riferire di nuovo davanti alla corte d’Assise quanto hanno già detto nel corso delle indagini”. Un fatto non scontato, soprattutto considerati gli attuali rapporti con la procura generale del Cairo che, dopo il comunicato congiunto di novembre in cui manifestava “rispetto” per le indagini italiane, a dicembre ha reso pubblico un provvedimento dove “escludono che i sospetti nei confronti degli indagati siano fondati” e in cui si leggeva che “la procura italiana ha occultato le prove che potevano essere utili alle indagini egiziane”. Per il pm sarà quindi “una nuova sfida quella di arrivare ad una sentenza di colpevolezza se non si riuscirà a far arrivare i testimoni in Italia”. Ma, come sottolineano da piazzale Clodio, nel corso delle indagini “è divenuto possibile l’impossibile” ed anche nella fase dibattimentale “si lavorerà affinché l’impossibile accada di nuovo”.

 

 

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