di Red
SIENA. Avrebbero fatto meglio, i giornalisti di Report, a intervistare l’ex-direttore generale Massimo Cecchi, anziché il presidente Luca Bonechi, per avere un’idea precisa di quello che è diventata in appena 5 anni di vita la Sansedoni Spa. Forse avrebbero colto le avvisaglie della fuga del nostro, subito dopo l’assemblea di approvazione del bilancio 2013, alla quale il nuovo direttore appena nominato, Luisa Marri, ha partecipato come segretaria dell’assemblea. La continuità fallimentare. Già il fatto che il bilancio non fosse stato chiuso nei tempi canonici dei primi mesi dell’anno, ma sia stato trascinato fino a novembre utilizzando gli stessi escamotages legali della Mens Sana spa, dovrebbe far rizzare le antenne di tutti. Sarà interessante, nel silenzio generale, scoprire gli altarini di tanti beneficati del Sistema Siena.
Il primo di essi è senza dubbio proprio Bonechi. In una azienda con la “A” maiuscola la proprietà, assieme al bilancio datato 28 novembre (appena sette mesi di ritardo….), ne avrebbe preteso la testa. Ma evidentemente alla proprietà sta bene un bilancio chiuso con quasi 100 milioni di perdite, dopo i 40 del 2012, i 18,6 del 2011. Dentro la relazione di bilancio la descrizione dei tanti affari fallimentari della Sansedoni Spa: da Cuna – che tutti possiamo vedere inoltrandoci nella campagna a sud di Siena – al famigerato Casalboccone, la sbagliata speculazione dei Ligresti che hanno trascinato tanti dentro la loro rovina. In tutto un lungo elenco di affari fatti con i piedi, seguendo estri incomprensibili e modalità del tutto sconosciute a una normale valutazione commerciale – vedi Capo Malfatano (il progetto di un villaggio turistico a Capo Teulada in Sardegna in una zona talmente piena di vincoli militari e ambientali che era follia il solo prenderla in considerazione), che mettono in ridicolo la “mission aziendale”, che sarebbe stata quella di “Creare valore economico per gli azionisti nella consapevolezza del proprio ruolo sociale e della propria responsabilità”.
Sansedoni spa spiega agli azionisti che lo slittamento dell’approvazione del bilancio è figlio della scelta di portare in assemblea l’approvazione di un piano di risanamento industriale assieme alla ristrutturazione dei debiti con le banche. La manovra sembra aver avuto successo, anche perché uno dei creditori è anche un socio di Sansedoni, l’immancabile Monte dei Paschi di Siena. Perciò si chiede, e viene concessa, l’approvazione del bilancio. Al quale, comunque, manca, nella copia a noi pervenuta, la firma nella relazione del collegio sindacale di uno dei sindaci effettivi, Lorenzo Sicomori. Sarà un caso o è un’altra prova di fuga? Ai soci Bonechi, per iscritto, spiega che senza l’approvazione del piano di ristrutturazione sarebbe venuto a mancare il presupposto di continuità aziendale ovvero avrebbe dovuto portare i libri in tribunale, con conseguente dichiarazione di fallimento. Altro che malevoli illazioni della stampa!
100 milioni di perdite su un capitale di 155 sono una cosa enorme, come tutte le azioni compiute dal CdA Sansedoni con l’avallo del Collegio Sindacale in questo 2014 per mitigare le responsabilità degli amministratori. Una massa di rettifiche sui valori che avevano mascherato, negli anni precedenti, la reale entità del buco che si andava sviluppando come ben descrivono gli stessi attori una per una: riallineamenti delle stime, fideiussioni rilasciate con leggerezza, PVC della Guardia di Finanza, partecipate dai costi certi e dai propositi incerti. Per realizzare tutto questo sono stati erogati 3,8 milioni di stipendi e salari con accessori oltre che a 2,3 famigerati costi per “servizi” che il bilancio in forma europea consente di non dover descrivere uno ad uno. E anche questo ci ricorda qualcosa…