Biden e Putin si scannano sulla pelle degli ucraini, ora tocca al ‘potere dei senza potere’

L’editoriale del direttore Nico Perrone

ROMA – Toccherà all’Ucraina, come ad altri in passato, rivestire il non invidiabile ruolo di ‘zerbino’ per gli stivali degli eserciti in lotta oggi e forse pure domani? Missili, distruzione e morti anche oggi nelle città ucraine, mentre vanno a rilento i negoziati. Ci vorrà ancora tempo, dicono in molti. Il problema vero è che c’è una novità, grossa, che rischia di metterci, anche noi europei, ancora di più in difficoltà. E la novità l’ha presentata senza troppi giri di parole Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti, indicando nel macellaio Putin il nuovo Saddam Hussein da far fuori.

Qualcuno pensava che fossero parole dal sen fuggite, insomma che il ‘nonno Joe’ non si fosse reso conto. Invece il percorso indicato si rifà al vecchio copione usato dai nostri principali alleati negli ultimi decenni che, proprio contando sulla scarsa memoria e debolezza degli europei, ogni volta si ripropone con gli applausi dei sudditi. Di qui l’indicazione, nemmeno velata, di eliminare il tiranno russo che, rullo di tamburi, usa armi chimiche, bombe a grappolo, fa stragi di innocenti, è un pazzo pronto a usare l’arma atomica.

Quindi pazienza, anzi meglio, se l’Ucraina si trasforma in ‘Ucraistan’, con una guerra lunga anni. In quel modo, come accaduto in passato, il regime russo di Putin collasserà per debiti e sanzioni e gli Stati Uniti potranno passare, più forti, al successivo confronto con la Cina senza altri in mezzo. Da parte di Putin e della sua cricca si è capito che stavolta ci si gioca l’osso del collo, che per questo bisogna a tutti i costi dimostrare, facendo a pezzi gli ucraini oggi e domani qualcun altro, che la Russia resta uno dei Grandi del mondo con cui bisognerà alla fine mettersi a trattare, a dividersi le zone di influenza. E nulla arriverà dal negoziato in atto, sono seconde e terze figure che recitano la parte per noi che speriamo nella pace e nella fine immediata della guerra. Anche loro sanno che bisognerà aspettare che i Grandi decidano chi vince e chi perde.

Bisogna a questo punto sperare nel ‘potere dei senza potere’ come diceva il grande, grandissimo Václav Havel, di cui voglio riportare qualche passo: “La ‘vita nella menzogna’ può funzionare come pilastro del sistema solo se è caratterizzata dalla universalità; deve abbracciare tutto, infiltrarsi in tutto; non è possibile alcuna coesistenza con la ‘vita nella verità’; ogni evasione da essa la nega come principio e la minaccia nella sua totalità. E lo si capisce bene. Finché ‘l’apparenza’ non viene messa a confronto con la realtà, non sembra un’apparenza, finché la vita nella menzogna non viene messa a confronto con la vita nella verità manca un punto di riferimento che ne riveli la falsità. Ma appena di fronte all’apparenza si presenta un’alternativa, necessariamente la mette in discussione in quello che è, nella sua essenza e integralità. In genere non conta quanto è grande lo spazio che l’alternativa occupa; la sua forza non sta nel suo lato ‘fisico’, ma nella ‘luce’ che getta sui pilastri del sistema e con cui illumina le sue traballanti fondamenta”. Il singolo cittadino che con il suo rifiuto decide di non voler più vivere nella menzogna “non ha messo in pericolo la struttura del potere grazie alla sua importanza ‘fisica’, alla sua oggettiva potenza, ma in quanto il suo gesto ha trasceso se stesso, ha fatto luce intorno a sé […] La copertura della ‘vita nella menzogna’ è fatta di uno strano materiale: finché chiude ermeticamente tutta la società, sembra essere di pietra; ma appena uno solo apre uno spiraglio da qualche parte, appena un solo uomo esclama ‘Il re è nudo’, appena un giocatore viola le regole del gioco e lo svela come gioco, tutto appare improvvisamente in un’altra luce e tutta la copertura dà l’impressione di essere di carta e di cominciare a strapparsi con un moto inarrestabile fino alla disintegrazione”.

Parole profetiche che noi europei dovremmo far nostre, usare come bussola visto che nelle più diverse strategie geopolitiche da tutti siamo considerati, alla fine, dei ‘senza potere’. Per una volta facciamo noi luce, smascheriamo chi per propri giochi di potere scatena guerre sulla pelle di inermi cittadini. Mettiamo al centro dei negoziati, offriamo al popolo russo una sponda, una possibilità di ‘tornare da noi’ a far parte di un mondo pieno di opportunità. Abbandonando a veri e finalmente giusti tribunali Putin e la sua cricca di predoniCostringendo così tutti gli altri ad abbassare le armi, e non solo in Ucraina. Sì, forse è proprio questo il momento del ‘potere dei senza potere’, ma ci vuole coraggio.

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