Biblioteche e canili Dal Pnrr 3,4 miliardi per ridisegnare le città

I CANTIERI SUL TERRITORIO
Arrivano i fondi per 1.748 progetti di 483 Comuni. Dai centri polifunzionali agli stadi: il Sud e i piccoli centri fanno il pieno. Gli esperti: “Opportunità unica, ma si rischiano interventi episodici”
di Flavio Bini
MILANO — Per le casse dei Comuni, Babbo Natale è arrivato con cinque giorni di ritardo. Il 30 dicembre, senza barba e senza renne, si è presentato nelle vesti più formali di un decreto da 17 pagine e 4 allegati. All’interno, la lista dei progetti che hanno ottenuto il contributo pubblico nell’ambito del bando per la Rigenerazione Urbana grazie alle risorse europee assicurate dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In totale 3,4 miliardi di euro per 1.748 progetti sparsi su ben 483 Comuni. Dentro c’è di tutto: dalla trasformazione di vecchie fornaci e conventi in centri polifunzionali al rifacimento di stadi, dai gattili alle piste ciclabili. Un’opportunità unica per cambiare il volto di città e piccoli centri d’Italia. Ma che senza un coordinamento centrale, avvertono gli esperti, rischia di perdersi in una miriade di micro interventi estemporanei.
Fondi per un Comune su due
La pioggia di denaro ha raggiunto quasi tutti gli angoli d’Italia. Contando che al bando potevano partecipare solo i centri con almeno 15 mila abitanti, circa 750, tra questi più di un Comune su due riceverà i fondi europei. A brindare sono soprattutto le realtà più piccole che si troveranno a gestire risorse molto ingenti per le proprie, spesso misere, disponibilità. Volla, 24 mila anime in provincia di Napoli, riceverà da qui al 2026 4,9 milioni di euro per «lavori di manutenzione straordinaria di strade e marciapiedi e piste ciclabili ». Non esattamente spiccioli se si pensa che – stando alla banca dati Siope che monitora incassi e pagamenti di tutte le amministrazioni italiane – nel 2020 ha speso per l’intera manutenzione ordinaria dei beni immobili 471.684 euro e registrato incassi totali tra multe, tasse e trasferimenti pubblici per 20,5 milioni. Quattro volte il contributo pubblico. Un po’ come se Roma, che di incassi all’anno ne registra circa 6 miliardi, si fosse assicurata un miliardo e mezzo di fondi, quando invece dovrà accontentarsi di meno di un centesimo, 10,3 milioni. Il doppio di Volla. A premiare le città più piccole erano anche le regole di partecipazione al bando, che attribuivano fino a 5 milioni di euro per i comuni entro i 50 mila abitanti, 10 milioni per quelli tra i 50 e 100 mila, e 20 milioni per quelli oltre i 100 mila.
Al Sud metà delle risorse
Sono comunque i centri del Sud i vincitori di questa prima grande tranche di risorse, previste già dalla legge di Bilancio 2020 ma ora finanziate attraverso il fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation Eu, lo strumento tecnico dove “atterrano” le risorse concesse dall’Europa. Elaborando i dati presenti negli allegati del decreto si può ricostruire la distribuzione territoriale: circa la metà dei fondi – 1,6 miliardi su 3,4 – andrà da sola a cinque regioni del Sud: Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania e Puglia. In coda alla classifica è andata decisamente peggio a Veneto (29,8 milioni), Trentino Alto-Adige (18,2), Valle d’Aosta (10,8) e Friuli-Venezia Giulia (1,5).
Dalle biblioteche ai gattili
Il panorama delle opere finanziate è molto eterogeneo, con una forte prevalenza di interventi di riqualificazione di vecchi edifici riconvertiti in centri polifunzionali. A Bellaria- Igea Marina, provincia di Rimini, 5 milioni di euro saranno destinati al recupero della vecchia fornace, abbandonata da decenni. A Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina, 4,9 milioni andranno invece al recupero del complesso monastico dei Basiliani. A Velletri, nel Lazio, 5 milioni serviranno per realizzare un parcheggio multipiano in Via Madre Teresa di Calcutta. A Conegliano, provincia di Treviso, l’ex caserma Marras dovrebbe ospitare la nuova biblioteca civica. Nella frazione di Spianate, in provincia di Lucca, un edificio sequestrato alla ‘Ndrangheta nel 2003 verrà abbattuto e ricostruito per essere destinato a finalità pubbliche, con un contributo di 2 milioni. Esultano anche i tifosi della Palmese 1914, squadra di eccellenza del campionato campano: con 5 milioni di euro il comune di Palma Campania finanzierà la ristrutturazione dello stadio. Anche cani e gatti di Foligno ringraziano. Se i randagi avranno una cuccia e cibo sarà anche grazie all’Europa e ai 999.990 euro stanziati per la realizzazione di un’area verde con canile e gattile all’interno del piccolo aeroporto Franceschi della città.
I dubbi degli esperti
È presto per dire se il contributo europeo, capillare ma molto frastagliato sul territorio, sia davvero in grado di cambiare il volto del Paese. «Ben vengano questo tipo di iniziative, che consentono ai Comuni di recuperare risorse, dopo il drastico calo di fondi che hanno subito con la recessione globale del 2008, che ha portato in alcuni casi a destinare gli oneri di urbanizzazione alla spesa corrente», sottolinea Laura Ricci, ordinario di Urbanistica alla Sapienza di Roma. «Considerando tuttavia che la rigenerazione non è una somma di interventi episodici, è urgente mettere in campo, da un lato, un riferimento centrale unitario che svolga un ruolo di regia per il coordinamento delle politiche urbane e per la definizione dell’Agenda urbana nazionale, dall’altro una riforma per il governo del territorio, che fissi i principi irrinunciabili, portando anche a sintesi le innovazioni delle leggi regionali e dei piani urbanistici». Si tratta, prosegue la docente, di «regole, strumenti, meccanismi attuativi che sostanzino il concetto di rigenerazione, garantendo un’omogeneità alla normativa urbanistica in tutto il Paese». Dello stesso avviso anche Mark Thatcher, docente di Politiche pubbliche alla Luiss di Roma. «Questi fondi sono un’opportunità incredibile forse non l’ultima ma sicuramente una delle più importanti, soprattutto per un Paese come l’Italia che viene da quasi vent’anni di crescita zero. Ciò che conta però è il coordinamento tra i diversi attori in campo. Tra gli stessi Comuni, ma anche tra i vari livelli istituzionali e con i soggetti privati». L’ampia frammentazione, con la pioggia di micro- finanziamenti anche in piccoli Comuni, per Thatcher però non deve essere vista per forza come un punto debole. «Nelle realtà minori ci può essere un incentivo a spendere meglio i soldi, perché la popolazione è in grado di controllare direttamente come sono utilizzati. Un’operazione che invece nelle grandi città è più difficile».
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