di Carmelo Lopapa
ROMA — Nel giorno del suo compleanno più mesto (l’ottantaquattresimo), in attesa dell’esito del nuovo tampone fatto ieri, dall’isolamento di Villa San Martino Silvio Berlusconi lascia filtrare la disponibilità ad accogliere la proposta del capo delegazione pd al governo, Dario Franceschini. Il ministro della Cultura nell’intervista di ieri a Repubblica aveva indicato tre punti sui quali aprire il dialogo con l’opposizione: la gestione dell’emergenza Covid, l’utilizzo del Recovery Fund, le riforme.
«Nessuno più di me ha cercato di dare un contributo al Paese e al governo, pur nella distinzione dei ruoli – è il commento del Cavaliere al telefono coi suoi – Da forza responsabile, in questa fase delicata per il Paese, abbiamo offerto la nostra collaborazione. Io stesso mi sono battuto in Europa per garantire all’Italia la fetta più consistente del Recovery Fund. Siamo sempre disponibili a dare una mano, senza per questo sostenere la maggioranza: Forza Italia resta saldamente all’opposizione». Il problema, per dirla con il portavoce dei gruppi Giorgio Mulé, starebbe nel fatto che «abbiamo teso la mano ma non l’hanno stretta, abbiamo offerto un aiuto e non l’hanno accettato, il premier Conte ha perfino evitato di invitarci agli Stati generali se non a fine lavori. Inviti come quelli di Franceschini sono ciclici – conclude il deputato – ma restano sempre privi di risultati, per collaborare bisogna essere in due». A volerla dire tutta, neanche dal capo del centrodestra, Matteo Salvini, c’è una chiusura preventiva. L’offerta dal governo? «Da tre mesi stiamo chiedendo di essere coinvolti. I soldi del Recovery comportano dei progetti, ancora non abbiamo in mano nulla, vorremmo sapere come il governo intende usare quei soldi», dice dal mini tour elettorale in Veneto. Per il leghista va bene tutto: «Basta che ci invitino e ci ascoltino. Vogliamo essere consultati, in questi mesi non hanno mai chiesto il nostro parere».
I leader del centrodestra convergono. Anche Giorgia Meloni: «Fratelli d’Italia ha avanzato duemila proposte nei mesi dell’emergenza, sotto forma di emendamenti ai vari decreti, ma non sono mai state prese in considerazione. La nostra parte l’abbiamo sempre fatta – spiega la leader del partito – Ma tutto è stato vano. Anche sul Recovery Fund proponiamo quattro capitoli aggiuntivi: natalità, sicurezza, ricostruzioni post terremoto, valorizzazione del marchio Italia. Attendiamo ancora risposte».
Insomma, i tre capi della coalizione attendono solo la convocazione di Palazzo Chigi. Che ancora tuttavia non c’è. Più complicato il dialogo sul terreno delle riforme, come è emerso ieri in un convegno organizzato dall’università La Sapienza di Roma e dal professor Fulco Lanchester. Dal centrodestra – Igor Iezzi (Lega), Francesco Paolo Sisto (Fi) e Fabio Rampelli (Fdi) – la chiusura sembra totale. Per Iezzi questo Parlamento «è delegittimato» e quindi non può metter mano alla Costituzione. Sisto: «impossibile» fare riforme con i M5s che sono «la peggiore iattura che potesse capitare», mentre Rampelli rilancia presidenzialismo e legge elettorale ma maggioritaria. L’opposto del proporzionale del Germanicum al quale lavora la maggioranza.
Diviso al suo interno proprio sul proporzionale (gradito a Fi), sull’utilizzo del Mes, sulla sfiducia alla ministra Azzolina, il centrodestra dopo la parziale battuta d’arresto delle regionali ritrova la compattezza ai piedi del Tribunale di Catania. Dopo la tre giorni di incontri e dibattiti organizzati dal partito alla Nuova Dogana, Salvini sabato affronterà l’udienza preliminare del processo Gregoretti. Ci sarà tutto lo stato maggiore di via Bellerio. E Berlusconi a sorpresa invia i suoi (alcuni chiamati personalmente) a partecipare alla manifestazione “Gli italiani scelgono la libertà, processate anche me”, voluta dalla Lega al Porto nelle stesse ore in cui il segretario sarà al cospetto dei giudici. A Catania ci sarà anche Giorgia Meloni perché «un ministro non può essere processato per aver difeso i confini dall’immigrazione illegale ». Finita l’udienza, l’ex ministro salirà sul palco. Attesi in migliaia con pullman e aerei. Il capo cerca il bagno di folla. Ma stavolta non sarà un comizio come gli altri.