Comunicato stampa del 17 novembre 2020
Il Movimento per Siena prende ad esempio il Comune di Firenze ed auspica l’adozione di una modalità semplice, che previene quarantene e tamponi, dando garanzie e continuità alla didattica
SIENA – Siena deve iniziare a fare a tappeto i test rapidi per rilevare la presenza dell’antigene Sars-Cov-2 negli studenti. Altrimenti, al primo caso sospetto la procedura prevede che si chiudano le scuole, si mettano in quarantena alunni, genitori e docenti, in attesa dell’esito dei tamponi e della quarantena minima, di dieci giorni. Salvo poi, magari, scoprire che si è trattato di un falso allarme, ma nel frattempo i disagi e la perdita di tempo sono stati rilevati. A Siena si continua ad adottare una procedura che blocca la didattica e crea disagi, timori spesso infondati, un clima di terrorismo per genitori, figli, maestri e docenti. Potendo utilizzare strumenti rapidi ed efficaci, perché il Comune di Siena non prende provvedimenti, come stanno facendo tanti altri Comuni?
A Firenze, ad esempio, i test verranno eseguiti dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado compresi gli istituti paritari. Si tratta di una vasta operazione di screening in quel caso finanziata dalla Fondazione Cr Firenze, in sinergia con Comune di Firenze e in collaborazione con la Ausl Toscana centro, la Società della salute di Firenze e l’Ufficio scolastico regionale. Lo scopo è di avere un quadro completo sulla popolazione scolastica e aiutare le scuole in questo periodo. Sono quasi 32 mila gli alunni (7370 dell’infanzia, 15250 della primaria e 9279 della secondaria di primo grado) che hanno già iniziato ad essere sottoposti al test rapido, provenienti da circa 130 plessi scolastici di Firenze (inclusi i bambini residenti nelle aree limitrofe, ma frequentanti gli istituti fiorentini. Restano esclusi quelli non autorizzati dai genitori). Stiamo parlando di numeri elevati, la popolazione scolastica senese è assai ridotta. A maggior ragione, perché questo immobilismo? La tranquillità delle famiglie e dei docenti, la continuità della didattica, non meritano questo minimo sforzo?