Bassanini: nessuno ha chiesto le mie dimissioni.

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«Nessuno, almeno fino ad ora, mi ha mai chiesto — né il governo né i miei azionisti — di dimettermi dalla presidenza della Cassa depositi e prestiti».
Franco Bassanini rompe così il silenzio sull’ipotizzato ribaltone al vertice della Cdp che dovrebbe accompagnare un mutamento delle strategia di sviluppo della società. Bassanini, in particolare, se la prende con chi gli attribuisce l’intenzione di resistere ad ogni tentativo di fare passi indietro. Nessuno fa pressioni su di me ne io resisto, fa sapere. «Se e quando avrò la richiesta di dimissioni non farò certo resistenza in nome di interessi personali, così come ho sempre fatto nella mia non breve esperienza istituzionale, di cui tutto si può dire eccetto che sia stata guidata dall’attaccamento a qualche poltrona», dice Bassanini che nei giorni scorsi ha comunque avuto modo di chiarirsi con lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Fatto sta che sul cambio di rotta di Cdp, che vedrebbe l’arrivo di Claudio Costamagna e Fabio Gallia, molti interrogativi restano in piedi, a cominciare dai motivi che suggeriscono la virata ed il rinnovo dei vertici con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del mandato. C’è poi da capire, cosa farà l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini che nonostante i buoni risultati raggiunti dalla Cassa sotto la sua gestione, è stato invitato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, suo socio di riferimento, a fare un passo indietro. Con ogni probabilità sta cercando di individuare il modo meno penalizzante per lui, anche dal punto di vista economico, per uscire di scena. L’ipotesi delle dimissioni dei rappresentanti del Tesoro, magari con l’eccezione di Gorno Tempini, in occasione del prossimo consiglio straordinario della cassa, previsto per martedì, così da far decadere l’intero organismo compreso il presidente (che è stato invece indicato dagli azionisti di minoranza, le Fondazioni) è ancora sotto esame. In particolare i consiglieri stanno approfondendo i profili di opportunità e di correttezza dell’iniziativa alla luce dei possibili addebiti da parte della Corte dei conti. Se il consiglio decadesse bisognerebbe concordare un’assemblea per le elezioni. In questo quadro sarà importante capire pure cosa faranno le Fondazioni, che vogliono verificare le nuove strategie d’azione della Cassa immaginate dal governo e che puntano comunque a preservare la redditività del loro investimento. Martedì all’ordine del giorno di martedì c’è solo la lettera di intenti per l’ingresso della Cassa nel Fondo salva imprese.
Stefania Tamburello