Boschi non c’era? Ma il conflitto d’interessi sì. Il titolare delle riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, dichiara di non aver preso parte al Consiglio dei Ministri del 20 gennaio che ha varato il decreto governativo sulla trasformazioni delle banche popolari in Spa e ha coinvolto anche l’istituto di credito amministrato dal padre, nei panni di vicepresidente, Pier Luigi Boschi. La Consob ha già avviato un’indagine sul balzo del 66% registrato nei giorni a ridosso del Cdm dalla banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, dove lavora anche il fratello del ministro, Emanuele Boschi. Banca della quale il ministro è anche socio: ne possiede infatti 1557 azioni. Un conflitto dunque diretto. LA LEGGE Frattini, varata nel luglio 2004 dal governo guidato da Silvio Berlusconi, individua infatti una situazione di conflitto d’interessi quando “il titolare di cariche di governo partecipa all’adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità (…) quando l’atto o l’omissione ha un’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate, con danno per l’interesse Come si può appunto vedere online , si tratta di 1.500 azioni da 0,74 per azione”. IERI LA LEGA Nord, durante la riunione dei capigruppo, ha tentato inutilmente di inserire nell’ordine dei lavori la discussione in merito al conflitto del ministro. Mentre i parlamentari del Movimento 5 Stelle garantiscono la volontà di ricostruire e comprendere a pieno quanto accaduto prima, durante e dopo il Cdm del 20 gennaio: all’inizio delle sedute, infatti, vengono registrate le presenze ma l’atto non viene divulgato. “Ormai è chiaro che in tema di conflitti di interessi Renzi e il suo governo hanno ben poco da invidiare al grande maestro, l’ex Cavaliere di Arcore”, esordiscono i parlamentari. “Non bastava sapere che papà Boschi è vicepresidente della Popolare dell’Etruria, intermediario del credito presso cui lavora pure il fratello del ministro delle Riforme”, dichiarano in un comunicato i parlamentari pentastellati. “Adesso si scopre, dunque, che esiste anche un interesse formale diretto, seppur piccolo, della giovane Maria Elena” nell’istituto. “Faremo in modo che il governo venga a rispondere in Parlamento di questo modo protervo e arrogante di trattare le commistioni tra la cosa pubblica e gli interessi privati”. Infine, sempre i pentastellati, annunciano un esposto alla Consob già impegnata a ricostruire gli anomali acquisti che hanno interessato le popolari nei giorni precedenti l’approvazione del decreto. Acquisti che hanno coinvolto quasi tutte le popolari interessate dal provvedimento, ma in particolar modo la banca di cui papà Boschi è vicepresidente. d.vecchi@ilfattoquotidiano.it pubblico”. Quindi: il padre del ministro è vicepresidente della banca, il fratello ci lavora e lei stessa ne è azionista. Emerge dalla documentazione patrimoniale relativa al 2013 depositata da Maria Elena Boschi presso la Camera dei Deputati e pubblicata dal fattoquotidiano.it domenica. Al sito, inoltre, il portavoce di Boschi ha confermato anche per il 2014 l’identico portafoglio: “Le azioni quelle erano e quelle sono rimaste.