B.Mps: per il Tesoro un salvataggio in profondo rosso.

L’uscita dal guado per Mps è lenta e faticosa, come previsto. Lo hanno capito anche a Piazza Affari, dove a fine ottobre l’azione è rientrata dopo quasi un anno con un rimbalzo tecnico, seguito da un calo costante, acuito dopo la tornata di conti ancora in forte rosso e con poche tracce di un rilancio commerciale.

Lo smacco, scrive Repubblica, è anzitutto per l’azionista Tesoro, che dal 2015 ha versato 5,6 miliardi di euro per tenere viva e dopo -5,29% di ieri a 3,4 euro calcola sul suo 68% una minusvalenza teorica da 2,98 miliardi. Soldi che sarà difficile da recuperare dovendo vendere entro il 2021 (lo chiede Bruxelles). Il caso è anche politico: candidato del Pd alla Camera a Siena è il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, cui il centrodestra contrappone il responsabile economico della Lega Claudio Borghi, eurocritico e tonante sulla gestione del dossier. Il Tesoro per evitare il crac mette altri 3,85 miliardi (giugno 2017) a 6,5 euro per azione, a sconto rispetto al concambio di 8,65 a cui sono coinvolti nelle perdite i bond subordinati emessi da Mps per gli investitori esperti. Purtroppo, al Tesoro entro tre mesi tocca sborsare altri 1,5 miliardi per ristorare quei sottoscrittori di obbligazioni che esperti non erano e avevano comprato nel 2008 i bond Upper tier 2 agli sportelli Mps in tagli da mille euro.

L’anno nuovo, messe alle spalle le zeppe del passato, vedrà la banca puntare tutto sul rilancio operativo, senza il quale sarà quasi impossibile per il management Mps istradare la banca verso l’atto finale del salvataggio 2017, che negli accordi con l’Ue e negli intendimenti del governo passa per una fusione che permetta al Tesoro di monetizzare la quota. Ma più in Borsa il prezzo s’allontana, più l’operazione futura rischia di somigliare a quelle recenti, in cui il gruppo compratore paga con gli spiccioli e il disturbo.

red/lab

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