Un consiglio blindato, quello del Montepaschi di ieri, che ha affrontato la richiesta della Bce di un maggiore cuscinetto di capitale, indicato in via preliminare al 14,3% degli attivi, considerato alto dal mercato. Sembra che i commenti alla lettera Bce discussi ieri dal consiglio presieduto da Alessandro Profumo e guidato da Fabrizio Viola siano consistiti sostanzialmente in una controproposta: Mps, come già aveva fatto capire nella nota del 9 gennaio, punta a una soglia di patrimonio più contenuta. Ma la strada appare in salita.
Quella sul patrimonio non un tecnicismo ma al contrario una questione vitale per Mps: imporre un livello di patrimonio piuttosto che un altro incide sull’ammontare del capitale che Mps chiederà al mercato.
L’aumento proposto da Mps per colmare i 2,1 miliardi di deficit patrimoniale emersi dall’esame Bce è di 2,5 miliardi. Ma sul mercato il timore è che possa non bastare, qualora la Bce imponga un cuscinetto supplementare di patrimonio. I soggetti coinvolti sul dossier non confermano né escludono questo scenario, visto che la discussione è in pieno svolgimento — giovedì Profumo e Viola hanno incontrato il capo della vigilanza Danièle Nouy — e non si conoscono i tempi della decisione: Siena l’aspetta per il 18 febbraio, e ciò farebbe slittare il varo dell’aumento a maggio, unica finestra rimasta a disposizione visto che la Bce ha imposto una soluzione entro fine luglio.
Come spiega una fonte coinvolta nell’operazione, il dibattito è complesso perché la normativa lascia un margine di discrezionalità notevole alla Bce sia nelle modalità di determinazione dei livelli di capitale sia sulla loro durata temporale. «Sono modelli complessi e nuovi, per questo è semplicistico parlare di “richiesta di sconto» o di “negoziazione” in senso stretto».
Il livello di patrimonio è anche legato alle svalutazioni che Mps deciderà nel quarto trimestre: Bce ha chiesto una pulizia totale, che per Mps corrisponde a circa altri 3 miliardi di rettifiche. Il criterio è: più la banca sarà prudente e prevederà per il futuro una redditività contenuta, meno capitale le servirà. Solo a valle di questa analisi si capirà se i 2,5 miliardi di aumento basteranno, anche tenendo conto della capacità del mercato di assorbire una maggiore richiesta di capitale fresco da parte di una banca che oggi vale appena 2,36 miliardi. Sull’intero dossier sarebbe forte anche l’attenzione del governo, che punterebbe ad ottenere quanto prima il miliardo residuo di Monti bond.
Fabrizio Massaro