Auguri Mehta una “Tosca” in regalo

Mercoledì ( ore 19) per i suoi 85 anni al Maggio l’opera in forma di concerto
di Gregorio Moppi
Una ” Tosca” per festeggiare gli ottantacinque anni di Zubin Mehta, compiuti il 29 aprile. Così il Maggio celebra il suo direttore onorario che frequenta la partitura di Puccini da quasi sei decenni. È stata il suo debutto assoluto nell’opera, a Montreal, nel 1965. A Firenze l’ha presentata due anni dopo, e da allora per ventinove volte. Trenta con quella di mercoledì, ore 19, eseguita in forma di concerto come anteprima al tour salisburghese che orchestra e coro fiorentini affronteranno nei giorni successivi. Cast di primissima scelta: Saioa Hernàndez, Francesco Meli e Luca Salsi, baritono di riferimento per i ruoli verdiani che torna al Maggio dopo ” Otello” e ” Rigoletto” filmati per lo streaming durante l’ultimo lockdown. « ” Otello” era, appunto, diretto da Mehta » , ricorda Salsi. « E ancora ho negli occhi l’immagine di lui che ne guida il duetto finale. Lo spiavo da dietro le quinte e mi sembrava che la commozione disegnata sul suo volto, che si riversava su tutti noi, suoi compagni di lavoro, rappresentasse la sintesi di un’esistenza completamente dedita alla musica » . Un ” Otello”, quello, che si è potuto vedere soltanto in tv. « Capisco chi non ne ha parlato bene, polemizzando con i giudizi elogiativi dei pochi giornalisti ammessi in sala. Troppo era il dislivello tra la resa dal vivo e la ripresa con i microfoni. D’altronde questo è il peccato originale di ogni streaming ». Nessuna notizia, invece, del ” Rigoletto” di qualche mese fa: dovrebbe essere uno dei pezzi forti del cosiddetto ” Netflix della cultura” promosso dal ministro Franceschini, ma ancora l’avvio della piattaforma non è stato ufficializzato. «Ci ho messo l’anima in quel Rigoletto cantato secondo la volontà di Verdi, senza tutti gli orpelli vocali di tradizione » . Come in ” Otello”, anche in “Tosca” Salsi si veste da cattivo. «La parte di Scarpia l’ho studiata molto bene per il Sant’Ambrogio del 2017, con Riccardo Chailly sul podio e Davide Livermore regista. Ed è grazie a loro che ho potuto tirarne fuori i tratti più nobili, anche in questo caso sfrondando il personaggio dai certi effettacci vocali dovuti alla consuetudine, non richiesti da Puccini. Poiché Scarpia è, sì, un corrotto lussurioso, ma, per come lo intendo io, un uomo davvero affascinato da Tosca. Preso da un amore malato, predatorio, comunque innamorato ».
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