«Arriva il Siena, anche il Brasile trema»

 

Intervento di Mauro Pagliantini, segretario del movimento PER SIENA

«Arriva il Siena, anche il Brasile trema», recitava uno striscione al Rastrello negli anni Settanta, con lo scopo di incoraggiare una squadra scarsina, confinata mestamente in serie D e in C2. Una forma di autoironia utile, tuttavia, a dare il coraggio e l’illusione di un valore sportivo solo sognato, essendo il Brasile di allora – campione mondiale – distante anni luce, come poteva esserlo la serie A. La saggia interpretazione della realtà è una dote non richiesta per il tifoso, che sarebbe invece indispensabile per un politico. Eppure, in un mondo che va alla rovescia, oggi lo storico trascinatore dei tifosi prende le distanze da strumentalizzazioni politiche sulla squadra di calcio, mentre il sindaco si mette a fare il capo ultrà, e non solo sulla compravendita del Siena. In qualsiasi situazione esalta i suoi tifosi e, di volta in volta, infiamma idealmente la tribuna portando, ma solo a parole, la dimensione cittadina a un valore mondiale, esattamente come il Siena in serie D rispetto al Brasile. «Il Santa Maria della Scala farà concorrenza al Louvre» è l’ultimo slogan, che arriva dopo improbabili accordi con Panama, Cina o intese caserecce con Firenze e Perugia, presunti finanziamenti grazie a un manager olandese (ma il promesso Ufficio estero, è stato attivato?), senza contare le annunciate sfilate di moda con Armani e una lunga teoria di stilisti, la tramvia sotterranea, la metropolitana di superficie, l’incartamento di mezza città da parte di Christo (al povero artista sarà rimasto il cruccio, in punto di morte), e così via. Annunci, documenti, nomi, che non si tradurranno in nessuna realizzazione. In compenso non ci sono strategie o soluzioni per i veri problemi, per rilanciare economia e cultura. Come l’ultimo dei tifosi di una squadra di provincia, il sindaco di Siena sogna il colpo di mercato con l’ambizione un po’ naïf di chi avrebbe voluto vedere Pelè, Tostao, Jairzinho e Rivelino ma la domenica doveva accontentarsi di Rambotti, Ferranti, Pazzaglia. Ma se l’appassionato di calcio ha tutto il diritto di sognare, un sindaco non può abbandonarsi a una perenne illusione. Allora lasci lo spray, dimentichi il bercio, abbia l’umiltà di circondarsi di competenze e scenda finalmente in campo con proposte concrete. Vedere un primo cittadino da quasi tre anni, seduto in tribuna ad accendere il tifo, in attesa che la vera partita inizi, è avvilente per chiunque. Persino i suoi amici ultrà, ormai, si sono stancati.