Anacleto: l’etica e la politica

Occorre porsi una domanda tanto semplice quanto profonda e penetrante nella nostra ormai degenerata società:l’etica e la politica possono (ancora) andare d’accordo?
Su questo tema, certamente, non saremo noi a dare delle risposte definitive né esaustive, ma proviamo a farci delle domande iniziando da quanto vediamo nella nostra città.
La politica è, apparentemente, cambiata, ha cambiato colore, ha cambiato indirizzo, ma le tematiche vere non vengono toccate.
Questa è una città che ha, purtroppo, dovuto sopportare una vera e propria depauperazione a scapito di una attuale impossibilità a fare fronte a quanto prima era possibile.
Non vogliamo entrare in vicoli ciechi di responsabilità e di criminalità che hanno pervaso la nostra città.
Vogliamo riflettere sul ruolo politico ed etico di chi ha il dovere morale e sociale di sollecitare risposte: i politici e gli amministratori pubblici, appunto.
Di sollecitare risposte e di sollecitare iniziative tese a comprendere i fatti e dare una loro collocazione storica e sociale.
Tutto questo è totalmente assente.
Tutto questo è terribilmente assente.
Non solo, ma chi ha il ruolo guida della città continua ad esercitare, con estrema disinvoltura, il ruolo duplice di politico/amministratore e di”partigiano” per diritti di singoli (si badi bene legittimamente)
Qui, oltre all’etica dovrebbe intervenire l’opportunità.
Qui l’amministratore (se è tale) si ferma e comprende che il ruolo sociale non può essere confuso con la “partigianeria” di difese di diritti individuali che sono legittimi ma che confliggono o possono confliggere con diritti ed interessi della collettività che si rappresenta: la città.
Ma questa è la città in cui chi individua una incompatibilità passa per essere un visionario, uno sprovveduto, un povero stolto.
Sappiamo che possiamo passare per tale ma riteniamo che l’impegno pubblico e l’etica siano valori assoluti che non possano essere contraccambiati con interessi di parte.
Orbene, ritengo che l’etica e la politica possano essere le basi del “Buon Governo”, ma se l’etica cede il passo a ruoli singoli il risultato è una pericolosa commistione che poco ha a che vedere con l’interesse generale che si dovrebbe rappresentare.
Il ruolo alto dell’impegno e del servizio per gli altri richiede la persona libera ed autonoma nelle decisioni per il bene della collettività.
Libertà che è tipica anche delle arti liberali (come l’avvocatura) e che è il terreno di coltura della attività forense.
Mi dispiace vedere che in questa città si contempla il potere nelle sue accezioni ormai di moda e mi dispiace che certe situazioni di grave difetto di incompatibilità non vengono sottolineate dagli organi di stampa.
Di “assi piglia tutto” ne abbiamo già fatto esperienza.
Ferite che non si sono rimarginate perché anche chi doveva non ha fatto.
Quindi, in certe situazioni occorrerebbe il “passo indietro” non per cederlo, ma per rendere più credibile e pregnante l’azione politica che come il giudizio deve essere scevra da ombre platoniche (o ombre reali).
L’impegno pubblico e l’etica devono andare a braccetto perché la prima è l’armatura e la seconda è l’anima.

 

Riceviamo e pubblichiamo in una nuova rubrica periodica di commento a firma Anacleto