Dato che il fondo europeo per la ripresa (Recovery Fund) annunciato dalla Commissione Europea non avrà alcun impatto tangibile prima del 2021, ieri la Banca Centrale europea (Bce) ha riaperto il potente ombrello che permette di dimostrare ai cittadini e agli attori geo-economici globali come Usa e Cina che lo spettro di un’Europa esiste ed è capace di una risposta perlomeno monetaria contro l’emergenza Covid 19.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO dei governatori ha approvato ieri, ad ampia maggioranza, l’aumento della dotazione del Programma di acquisto per le emergenze pandemiche (Pepp) di 600 miliardi di euro, varato il 18 marzo scorso, raggiungendo la somma complessiva di 1.350 miliardi. La sua durata è stata estesa fino alla metà del 2021, anche perché è previsto un aumento dell’inflazione, e durerà finché «la fase critica legata al coronavirus» sarà conclusa. Con questo denaro il costo del debito pubblico dei paesi europei colpiti dall’emergenza sanitaria ed economica è diventato sostenibile, così come gli spread. Il differenziale Btp-Bund è calato a 171 punti base, il tasso sul decennale del Tesoro all’1,37%.
NEI PRIMI DUE MESI dall’inizio della crisi la Bce ha acquistato più titoli di stato tedeschi (46,75 miliardi di euro) che italiani (37,36) su un totale di oltre 186 miliardi. Al ritmo attuale di acquisti da ventisei miliardi di euro a settimana il Pepp rischia di esaurirsi entro febbraio. In autunno potrebbero arrivare altri 500 miliardi. Senza fantastiliardi stanziati ieri, il programma si sarebbe esaurito comunque nel prossimo autunno. A differenza di altri programmi di acquisto, quello attuale può essere aumentato, ed esteso, a seconda di una congiuntura economica ancora molto incerta. L’aumento del programma «pandemico» è un segnale per ribadire l’indipendenza della Bce dopo le recenti polemiche scatenate dalla sentenza della corte tedesca di Karlsruhe contro il programma di acquisto di titoli del settore pubblico, per intenderci il «Quantitative Easing» (Qe) di Mario Draghi. I giudici tedeschi non hanno contestato il piano contro l’emergenza varato sotto la guida di Christine Lagarde.
LA BCE HA INOLTRE confermato i livelli dei tassi di interesse: zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni marginali e -0,50% sui depositi delle banche presso la stessa istituzione. È stato confermato il Qe «tradizionale» che acquisterà titoli al ritmo di 20 miliardi di euro al mese almeno fino alla fine dell’anno. Rispetto alla prospettiva, già annunciata il 22 aprile scorso, di acquistare anche i bond chiamati «Angeli caduti» («Fallen angels»), ovvero le obbligazioni ridotte a titoli «spazzatura» con rendimenti più elevati ma più rischiosi, Lagarde ha detto che il consiglio non ne ha parlato, anche se «continueremo a tenere sott’occhio la situazione e a prendere le decisioni necessarie». Il mancato annuncio di questa ulteriore liquidità da immettere sui mercati ha fermato le borse che si sono comunque riprese dai crolli di febbraio e marzo. Parigi ha perso lo 0,21%, Londra lo 0,64%, Milano in saliscendi ha chiuso a +0,57%.
LO SCENARIO è ancora condizionato dall’incertezza perché è difficile fare previsioni certe sulle prospettive economiche e inflative. Lagarde sostiene che la Bce contempla due scenari: quello benevolo prevede l’Eurozona a meno 5,9%. Previsione già superata perché il Pil calerà in media dell’8,7% nel 2020. Lo scenario più grave è un Pil a meno 13%, lo stesso pronosticato per il nostro paese dalla Banca d’Italia. La gravità del crollo condizionerà l’auspicata ripresa. Nel 2021 nell’Eurozona potrebbe essere del +5,2% e di 3,3% nel 2022, ma non sarà così per tutti i paesi, a cominciare dall’Italia. Il Pil potrebbe tornare positivo da diversi anni, nel frattempo la recessione potrebbe trasformarsi in depressione. Da una ripresa a «V» passeremmo a una a «L»: crollo «senza precedenti» e calma piatta. Per quest’anno il vero crollo ci sarà nel secondo trimestre con una tiepida ripresa in quello successivo. Ma l’incertezza è tale da non potere fare previsioni. In autunno potrebbero esserci nuovi «lockdown» della produzione e dunque altri crolli.
L’OBIETTIVO di questa politica monetaria accomodante è tamponare la frammentazione tra le economie europee. Qualche giorno fa, intervenendo agli «Youth Dialogue» online dell’European Youth Event 2020, Lagarde si è soffermata sulla natura di una crisi che, dal punto di vista epidemico, ha colpito tutti perché il virus non conosce confini. Dal punto di vista economico ha colpito in maniera asimmetrica. Da un lato ci sono quelli che hanno «molto spazio fiscale a disposizione», come la Germania. Dall’altro lato ci sono paesi come l’Italia che hanno estremo bisogno della liquidità della Bce per continuare a finanziarsi sui mercati. Il nuovo Btp a dieci anni è stato infatti richiesto per oltre 100 miliardi di euro. Un record. Da questo schema mancano le «asimmetrie sociali», ma chiamiamole diseguaglianze, che si produrranno tra le classi all’interno dei singoli stati. Le «asimmetrie» aumenteranno, come è evidente dai primi dati sulla disoccupazione e il raddoppio della povertà. Queste ingiustizie potrebbero persino essere aggravate dalla politica monetaria. Spetta ai governi agire. Non è detto che vogliano farlo, o lo sappiano far con efficacia.