Io credo invece che sia possibile, anche se è difficile prevederne forme e modi. Lo è perché esiste un collante molto più forte delle analisi razionali e delle differenze: il collante della protesta, della frustrazione, della voglia di cambiare radicalmente. Lo abbiamo visto negli ultimi due giorni e lo vedremo nelle prossime settimane, ce lo conferma Beppe Grillo (“Salvini è uno che mantiene la parola data”) così come ce lo mostrano i sondaggi. Questo non significa che, se nascerà un governo Di Maio-Salvini, a un certo punto i nodi non verranno al pettine. E che le differenze non si vedranno. Ma non è un problema attuale e l’entusiasmo che anima i vincitori è più forte di tutto ciò.
Il quadro politico di oggi infatti è il risultato di tendenze sociali profonde, in parte irrazionali, sicuramente non comprese fino in fondo, che con le ultime elezioni sono emerse in modo maggioritario. Figlie di frustrazioni, paura, stanchezza, precarietà, ma soprattutto create dall’angosciante assenza di futuro.
Quando si è rotto il meccanismo che aveva funzionato per tutto il Novecento, la promessa implicita che i figli sarebbero stati meglio dei loro genitori, che sforzi e sacrifici sarebbero stati ripagati, il nostro sistema sociale è saltato. I giovani non riescono a progettare e a immaginare una vita, i genitori vivono l’angoscia di invecchiare senza essere in grado di garantire sicurezze. Tutto questo è stato terribilmente sottovalutato.
Non c’è stato il coraggio di cambiare paradigma, di sperimentare vie nuove, di chiamare le cose con il loro nome e di mettere il futuro in cima a ogni programma e a ogni pensiero.
La cura poteva essere razionale, riformista (ma di un riformismo coraggioso, capace di fare la differenza) oppure populista, e questo accade se nel mercato politico ed elettorale entrano soggetti capaci di capitalizzare le paure e le frustrazioni, propagandando soluzioni semplici e puntando l’indice su colpevoli e responsabili.
Tutto allora diventa bianco e nero, senza sfumature, senza colori. Vince la sensazione che finalmente si possano ribaltare le cose, che i colpevoli pagheranno e ci sarà una catarsi sociale.
Alla base c’è un impasto di rabbia e protesta che tiene insieme l’auto blu del giudice costituzionale, la scarcerazione dello spacciatore o del ladro arrestato la sera prima, i vitalizi dei parlamentari, privilegi veri o presunti. Un impasto che si è sedimentato nella coscienza della maggioranza dei cittadini.
Ora il vento soffia fortissimo e ha premiato i partiti anti sistema. Questo tiene uniti i Cinque Stelle e la Lega. Al di là delle differenze. E per un lungo periodo di tempo i loro elettori li giustificheranno e li difenderanno, basta vedere cosa accade a Roma, una città lasciata a se stessa, dove i Cinque Stelle calano, ma sono ancora tanti quelli che continuano a sostenere Virginia Raggi.
Se poi, come prevedibile, punteranno subito su provvedimenti simbolici (tagli alla politica come ha detto Roberto Fico, pugno duro con i clandestini come promette Matteo Salvini e qualche cacciata spettacolare di burocrati da indicare al pubblico ludibrio) allora questa luna di miele può durare a lungo.
Aiutata anche da una ripresa, costruita da chi ha governato fino a ieri, che comincia ora a mostrare i suoi effetti (anche se solo nel Nord e a macchia di leopardo) e di cui godrà chi andrà al potere adesso.
Ma oltre la propaganda, poi, ci si troverà davanti a questioni complesse: il lavoro non si risolve con i sussidi, la ripresa per essere duratura e solida ha bisogno di riforme, di semplificazioni ed efficienza; una politica migratoria ha bisogno di accordi internazionali, i tagli delle tasse vanno compensati con tagli della spesa (e questi astrattamente piacciono a tutti, finché non ti riguardano personalmente).
Questo sul lungo periodo sarà il banco di prova e lì le ricette facili e le contraddizioni emergeranno tutte. Allora, forse, un giorno si tornerà ad apprezzare razionalità e competenze. Ma quel giorno non è oggi e non è vicino.