F. Mas.
Sulle fusioni bancarie si apre la possibilità di operazioni tra più istituti, utilizzando le Dta (crediti fiscali) in ognuna delle operazioni, purché nei limiti della legge, ha chiarito l’Agenzia delle Entrate. La norma consente di trasformare Dta in capitale fino al 2% degli attivi della società più piccola. È pensata in primo luogo per agevolare la collocazione del Montepaschi: nel caso di Mps-Unicredit vale fino a 2,2 miliardi. Dal punto di vista pratico è però difficile che cambi lo scenario, dato che il termine per usare le Dta è il 31 dicembre, a meno che non arrivi una proroga. Intanto la trattativa Mps- Unicredit prosegue nonostante sia scaduto il termine della due diligence. In data room sono entrati da giorni pure Amco, interessata ai crediti deteriorati, e Mcc per circa 150 filiali. Ma altri soggetti potrebbero presentarsi più avanti: alcune fonti parlano di un interesse di Illimity per i crediti “stage 2” e per una parte del capital markets ma il dossier non sarebbe ancora sul tavolo di Corrado Passera. Tra i nodi della trattativa tra il ceo di Unicredit, Andrea Orcel (foto), e il Tesoro ci sarebbero gli esuberi, che Orcel vorrebbe già decisi e spesati. Si parla di circa 6.000-7.000 persone, che il Tesoro dovrà coprire con un aumento di capitale: nel piano di Mps del 2017 5.500 uscite erano stimate in 1,15 miliardi. Il governo punta a ridurre l’esborso. Positivo il leader della Fabi, Lando Sileoni: «L’perazione si sarebbe potuta già concludere se non ci fossero state le elezioni suppletive a Siena di mezzo», ha detto a Class Cnbc.