Agenda di oggi 16 luglio 2017.

Agenda di oggi
di Redazione Digital con M. Cremonesi, Frattini, Montefiori, Natale, Piccardi, Sparisci

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Varsavia come Mosca
di Maria Serena Natale

L’opposizione torna in piazza in Polonia dopo l’ultima manovra per sottoporre il sistema giudiziario al controllo dell’esecutivo. Per difendere il principio della separazione dei poteri e denunciare quelle che sono definite prove generali di colpo di Stato, sono state convocate per oggi manifestazioni davanti al Parlamento di Varsavia e in altre città del Paese. La mobilitazione è scattata dopo l’approvazione in Senato, all’alba di ieri al termine di un dibattito durato dodici ore, di due leggi che compromettono gravemente l’autonomia dei magistrati: in sostanza passa al ministro della Giustizia il compito di nominare i futuri componenti del Consiglio nazionale della magistratura e i giudici responsabili ai vari livelli, Corte Suprema inclusa. Quest’ultima istanza in particolare, in seguito alla neutralizzazione di fatto del Tribunale costituzionale, resta il solo bastione a tutela dell’indipendenza del potere giudiziario di fronte a un governo deciso a trasformare in profondità le strutture dello Stato. A partire dall’entrata in vigore della nuova norma, tutti i giudici della Corte dovrebbero andare in pensione ad eccezione di quelli indicati dal Ministero. Secondo l’esecutivo il provvedimento proposto da un gruppo di deputati di Diritto e giustizia, il partito di Jaroslaw Kaczynski (foto Reuters) che dal 2015 detiene la maggioranza in entrambe le Camere, mira a ripristinare una forma di «controllo sociale» sulle decisioni dei giudici oltre che a combattere potere e corruzione delle vecchie élite. Ora il testo passa al vaglio del presidente della Repubblica Andrzej Duda. «Come siamo arrivati a questo punto? – si chiedeva ieri sulla sua Gazeta Wyborcza Adam Michnik, storico volto della lotta al comunismo -. Eravamo un modello di transizione democratica, siamo diventati una nazione patetica, isolata e screditata. Come abbiamo potuto perdere la memoria e trasformarci in un Paese sempre più simile alla Russia di Putin? Non ci meritiamo di meglio?». (Qui «l’Extra per voi» di Maria Serena Natale per la Digital edition sulle nuove alleanze dell’Est, dal Gruppo di Visegrád all’Iniziativa dei Tre Mari)

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Cantiere Salvini
di Marco Cremonesi

Il «cantiere del programma» leghista apre questa mattina. Per quello del centrodestra, se ci sarà, i tempi sono più lunghi. Annunciata subito dopo le amministrative 2017, la giornata «Facciamo squadra» che si svolge oggi a Piacenza era stata pensata come un appuntamento in qualche modo costituente, sul modello di quello che si era svolto nel 2015 a Bologna. Allora, avevano partecipato sia Silvio Berlusconi che Giorgia Meloni. Ma il momento politico non pare maturo. È così, i due leader oggi non saranno nella sala del Park hotel. Ci sarà, però, Stefano Parisi. Nonostante i rapporti con la Lega non siano sempre idilliaci: «Siamo molti differenti – ha detto il fondatore di Energie per l’Italia – ma il confronto può aiutare tutti: andrò a Piacenza e sarò chiarissimo nel ribadire le nostre idee. Con la speranza che fuori dagli slogan e dai talk show si possa ricostruire una piattaforma di governo credibile per ricostruire il Paese». L’iniziativa prevede invece un nutrito gruppo di economisti. Tra gli altri ci saranno Gian Carlo Blangiardo, demografo alla Bicocca ed esperto di immigrazione, e l’ex banchiere Michele Geraci, responsabile delle questioni cinesi per il Global Policy Institute. Tra i leghisti, Armando Siri presenterà nel dettaglio la sua proposta di flat tax, l’aliquota fiscale unica al 15% che è al centro dei programmi economici del partito di Matteo Salvini (nella foto Ansa, il leader della Lega – a destra – con Stefano Parisi durante la campagna elettorale per le Comunali di Milano, nel marzo 2016).

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L’ombra dell’intifada
di Davide Frattini

Hamas invoca la guerra santa e incita i palestinesi ad attaccare i soldati israeliani dispiegati nella Città Vecchia di Gerusalemme. Da Gaza il movimento fondamentalista spera di fomentare la violenza senza pagarne troppo le conseguenze: la chiusura della Spianata delle Moschee dopo l’attentato di venerdì (foto Afp) – due poliziotti e i tre terroristi uccisi – è un’occasione di propaganda troppo grande, attorno al terzo luogo più sacro dell’islam si agita la rabbia dei musulmani in tutto il mondo. È per questo motivo che il premier Benjamin Netanyahu promette di riaprire oggi l’accesso, i servizi segreti israeliani avvertono che ogni ora in più rischia di portare alla rivolta degli arabi. Come scrive Avi Issacharoff sul giornale digitale Times of Israel i giovani palestinesi di Gerusalemme Est hanno sostituito la musica pop amplificata dalle autoradio con le canzoni della intifada. Quella che rischia di scoppiare sarebbe la terza.

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Attivismo diplomatico
di Stefano Montefiori

Emmanuel Macron conclude la sua settimana di grande attivismo diplomatico ricevendo oggi a Parigi il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in occasione dei 75 anni della retata del Vel d’Hiv (foto). Il 16 luglio 1942, 13.152 ebrei, di cui 4.115 bambini, vennero arrestati a Parigi dalla polizia francese, radunati nel velodromo e consegnati poi ai nazisti che li spedirono e sterminarono ad Auschwitz. Il Vel d’Hiv è una macchia nella storia francese sulla quale non si è ancora giunti a una interpretazione condivisa: secondo alcuni, come Jacques Chirac che fece uno storico discorso durante la sua presidenza, la Francia porta la responsabilità di quell’orrore. Invece secondo la tesi di molti gollisti, rilanciata da Marine Le Pen prima delle elezioni, giuridicamente la vera Francia in quelle ore stava in esilio a Londra e le azioni dei collaborazionisti quindi non la coinvolgono. Macron pronuncerà domani un discorso ispirandosi probabilmente alla prima teoria. Accanto alla questione storica, l’incontro con Netanyahu è importante perché segna il possibile rilancio delle relazioni con Israele, pessime durante la presidenza Hollande (che detestava, ricambiato, Netanyahu). Alla vigilia di una probabile iniziativa diplomatica francese per Siria e Iraq, Israele vuole assicurarsi che non verranno fatte troppe concessioni a Iran e Hezbollah (che sostengono Hamas a Gaza), che potrebbero stabilire una sfera di influenza riconosciuta in Siria e da lì minacciare le alture del Golan amministrate da Israele.

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Fare la storia
di Gaia Piccardi

Domenica 16 luglio 2017, una data che Roger Federer si era segnato in agenda dall’inizio dell’anno. «Caro diario, oggi ho in programma di fare la storia del tennis». Ottavo titolo di Wimbledon, 19° Slam a quasi 36 anni, un altro pezzettino di leggenda da mandare in archivio. Ma non sarà facile. Dall’altra parte della rete, sul prato centrale dell’All England Club, il più grande di tutti non trova Nadal né Murray né quel che resta di Djokovic, ma uno spilungone croato nato a Medjugorje, Marin Cilic, sottovalutato numero 6 del mondo, alto due metri, gran battitore e, non incidentalmente, vincitore Slam (Us Open 2014, proprio battendo Federer in semifinale). Insomma, sull’erba un cliente che non vorresti mai trovare. Però Federer è Federer – God save the Queen e ce lo conservi a lungo -, e non ha certo bisogno dei nostri consigli per annettersi il titolo più prestigioso del circuito, a pochi mesi di distanza dal mitico Australian Open conquistato dopo 6 mesi in bacino di carenaggio. Nei precedenti con Cilic, Ruggero è avanti 6-1: l’ultimo nei quarti di Wimbledon 2016, da cui il sommo svizzero uscì vivo per il rotto della cuffia. Se storia sarà, insomma, finirà con i muscoli indolenziti e la fronte imperlata di sudore. Ma che goduria (nella foto Afp, Federer durante la semifinale di venerdì contro il ceco Tomas Berdych). Qui l’anticipazione del servizio di Gaia Piccardi e Francesca Gambarini sui «tennisti più ricchi» per l’inserto L’Economia, in edicola gratis domani con il Corriere.

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Gioco di squadra
di Daniele Sparisci

Alle 14 al via il Gp di Inghilterra con Lewis Hamilton davanti a tutti. L’idolo di casa ha demolito il cronometro ed eguagliato il record di Jim Clark di cinque pole nella corsa britannica. La Mercedes a Silverstone ha confermato di essere più veloce sul giro secco, ma oggi la Ferrari dovrebbe ridurre il distacco e lottare per il vertice. Perché la Rossa va meglio sulla distanza che sullo sprint. Accanto a Hamilton in prima fila c’è Kimi Raikkonen: il finlandese dopo un periodo di buio ha ritrovato il feeling e potrà giocare di squadra per favorire la rincorsa del compagno Sebastian Vettel che scatta in terza posizione. Anche perché l’altra Mercedes, quella di Valtteri Bottas, parte dalla nona casella, con un handicap di -5 per aver sostituito il cambio. Gara difficilissima anche per Daniel Ricciardo al via dal fondo: durante le qualifiche si è rotto il turbo e già prima era stato necessario cambiare la trasmissione.

fonte: Corriere della Sera, http://www.corrieredellasera.it