Addio a «Riccardone» il rosso Ingombrante e appassionato.

Riccardo Conti, Riccardone come lo chiamavano tutti gli amici, dopo molto sofferenza e una lunga malattia ieri pomeriggio se ne è andato. È deceduto a Careggi, dove era ricoverato da qualche giorno per l’aggravarsi delle sue condizioni. È morto a 66 anni, lasciando la moglie Anna, i figli Michele e Teresa, gli amatissimi nipoti. E tantissimi amici, conosciuti in quasi cinquanta anni di attività politica e amministrativa, sempre da comunista, prima nella Fgci, poi nelle file del Pci, Pds, Ds, Pd e infine in Mdp, cui aveva aderito con rinnovato entusiasmo dopo la dolorosa parentesi dell’inchiesta sulla bretella fantasma Lastra a Signa-Prato che lo aveva visto indagato per corruzione e truffa e poi prosciolto nel corso delle indagini dalla stessa Procura di Firenze.

La notizia della sua morte si è sparsa in un lampo — Riccardo Conti era stimato per la sua passione politica e coerenza da tutti, compagni di partito e avversari politici — nei palazzi della politica e non solo: oggi dalle 14 sarà il Consiglio regionale, nella sala del Gonfalone a Palazzo Panciatichi, a ospitare la camera ardente, mentre la commemorazione laica si terrà domani all’auditorium del Consiglio regionale alle ore 15. A quest’ultima ci sarà Massimo D’Alema, (legato da grande amicizia e stima a Conti, dalemiano e riformista come si definiva lui stesso), che ha sconvolto la sua agenda pur di esserci, ma sono attesi anche Gianni Cuperlo, oltre a Michele Ventura e Patrizio Mecacci, il politico di lungo corso ed il più giovane militante, legatissimi a lui e al suo fianco fino all’ultimo.

Riccardo Conti, fiorentino, ha vissuto a pane e politica, fumando il sigaro e seguendo anche l’amata Fiorentina e il ciclismo (da giovane aveva fatto agonismo in bici), con l’immancabile sorriso accanto al suo vocione è diventato presto un punto di riferimento del partito. Del Pci prima, del Pd poi, fino ad approdare a Mdp, incoraggiando sempre i giovani alla partecipazione, alla preparazione, alla politica.

Conti era comunista e politico vecchio stile, conosceva tutti, recordman di preferenze, schietto nel dire la sua e per questo spesso un po’ ingombrante, celebre per la facilità con cui ti mandava a quel paese senza però mai scendere sul livello della disistima o dell’insulto, come ieri hanno sottolineato tutti, anche su Facebook che si è trasformato in una grande bacheca di ricordi e aneddoti su Riccardone. Conti — per 10 anni «super-assessore» regionale (presidente Claudio Martini) con delega a urbanistica, infrastrutture, territorio, casa e urbanistica, dal 1995 al 2005 — prima era stato assessore e vicepresidente in Provincia di Firenze e segretario Pd in Valdarno. Michele Ventura ieri è andato subito a Careggi, è stato assieme ai familiari, ha chiamato a loro nome Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale per chiedere la disponibilità di un locale. «Riccardo si identifica perfettamente con Firenze e la Regione, era un uomo delle istituzioni e l’ufficio di presidenza è stato unanime nel dire sì alla richiesta dalla famiglia. È bello che il Gonfalone con il Pegaso lo accompagni», spiega Giani.

«Riccardo ha lottato come un leone anche contro la malattia, fino alla fine, è rimasto curioso e appassionato — racconta Mecacci — Ci stimolava con la sua passione e competenza, interveniva alle assemblea, l’ultima volta un paio di mesi fa all’Isolotto, mi chiedeva come stesse andando l’organizzazione della festa di Mdp che parte giovedì (oggi, ndr). È stato un militante appassionato». «Era generoso, con i giovani, con la politica, con la Toscana», sintetizza il governatore Enrico Rossi, mentre Claudio Martini, presidente della Regione nei dieci anni di Conti super-assessore, non trova quasi le parole: «Aveva appena un mese più di me e abbiamo fatto un percorso simile. Era sì un solista, ma anche un uomo di squadra, un riformista che con il lavoro quotidiano cercava una via per migliorare le cose, sempre. E ci piaceva fare lunghe discussione sul ciclismo e sulla Fiorentina, nostre comuni passioni». «Abbiamo passato insieme un lungo tratto di vita, di amicizia, di politica, di condivisione — dice Michele Ventura — Anni di grandi passioni e dibattito, incontri con intellettuali di alto livello, come era prima nei pariti, e lui leggeva tantissimo, anche “mattoni”, era preparato. Era stimato anche dagli avversari perché era una persona seria, corretta. L’indagine lo aveva molto segnato, ma non spento la sua passione. Mi mancherà; e mancherà tanto alla Toscana e alla politica».

Mauro Bonciani