Mattarella bis: partiti e parlamentari oggi battono le mani a più non posso, da domani?

L’editoriale del direttore Nico Perrone

ROMA – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha giurato in Parlamento, dando così il via al suo secondo mandato, e durante il suo intervento è stato interrotto più di 50 volte da applausi, su questo o quel punto,  di tutti i grandi elettori. Alla fine il vero significato del mega applauso dei parlamentari, sicuramente per la gran parte, è per lo scampato pericolo di veder saltare per aria la legislatura 15 mesi prima della scadenza ed essere costretti a tornare a casa e alle vecchie occupazioni, se ne avevano.

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Superata la grande paura, la battuta dell’ex segretario Pd, Pierluigi Bersani, ora in Leu, coglie il centro della questione: “Oggi è oggi… poi viene domani“. Ecco, che cosa accadrà da domani in poi nelle aule parlamentari e nei rapporti tra i partiti? Partendo da un dato drammatico, che sottotraccia sta dietro le parole del Capo dello Stato: i sondaggi quotano attorno all’8 per cento la fiducia degli italiani nei partiti, che sale – si fa per dire – all’11 per cento nei confronti del Parlamento. Ecco la sfida: come si recupera questa drammatica distanza?

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Il problema è che, volenti o nolenti, questo sarà un anno elettorale. Ci saranno elezioni amministrative tra pochi mesi, poi la scadenza delle politiche nel 2023, quando i cittadini saranno chiamati ad eleggere (solo) 600 e non più 915  parlamentari a seguito del ‘taglio’ deciso dalla riforma. Per qualcuno saranno sempre tanti, ma per quelli che saranno chiamati a contendersi i posti sono maledettamente pochi, tenendo conto che una parte degli attuali farà di tutto per tenersi stretta la poltrona pure per dopo. Questo il rischio che già da domani si potrebbe palesare.

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Matteo Salvini, leader della Lega, che nel giorno della festa si è ritrovato positivo al Covid e quindi costretto a chiudersi in casa, ha già fatto capire che non se ne starà buono. Soprattutto perchè l’alleata Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia non gliene faranno passare liscia una, con l’obiettivo di arrivare, anche col nuovo proporzionale se ci sarà, ad essere la prima forza del centrodestra. In caso di vittoria toccherebbe a loro il compito di formare il Governo.

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Per non parlare del Movimento 5 Stelle, in preda a convulsioni per il duro scontro in atto tra il presidente Giuseppe Conte, non tanto filo Draghi, e Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e super schierato col presidente del Consiglio. In questo anno sarà lotta dura tra i due schieramenti e non è detto che arrivati alla scadenza elettorale tutti e due saranno (o resteranno) nello stesso partito.

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Anche il Pd di Enrico Letta non vivrà giorni facili. Finora i Dem hanno fatto di tutto per essere il perno dell’attuale sistema politico. Ma dentro il partito ci sono varie correnti, con i loro leader che hanno obiettivi e ambizioni diverse, e con il segretario che dovrà giustamente pensare ai suoi. Riuscirà ad accontentare tutti col magro bottino, oppure cominceranno a volare i coltelli?

 

Per quanto riguarda il discorso del Capo dello Stato, la sfida lanciata al Parlamento e ai partiti non ha più scuse: “Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione” ha detto, sottolineando che “il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno fatto la loro scelta. È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi…”.

 

Le attese degli italiani, spiega Mattarella, “sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà”. Con un avvertimento indirizzato proprio ai partiti politici: “La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto. I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali – ha detto ancora Mattarella -. Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica”.

 

Da notare, pur nel giudizio critico, l’applauso da parte di Giorgia Meloni all’indirizzo del Capo dello Stato. Anche se, ha subito puntualizzato la leader di FdI, “mi auguro che sia l’ultima volta che assistiamo al giuramento di un presidente della Repubblica non scelto dagli italiani, ma frutto dei veti e dell’inciucio dei partiti della maggioranza. Fratelli d’Italia non lo ha votato – e rivendico questa scelta politica – ma da italiana spero che Mattarella svolga comunque al meglio il suo compito, nell’interesse della Nazione. Basta perdite di tempo e tentennamenti: siano i cittadini a decidere da chi essere rappresentati. Presidenzialismo subito“, ha concluso Meloni.

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