ROMA – Ogni tanto i cronisti parlamentari, quelli di vecchio conio, si ricordano della promessa di Silvio Berlusconi a mamma Rosa: un giorno sarò presidente della Repubblica. La cosa può far anche sorridere, ma nell’immaginario italiano la mamma è sempre al
primo posto, e quando si sale d’importanza mantenere la promessa fatta alla mamma vale più di qualunque cosa.
Sì è vero, nel Centrosinistra e tra ‘ grillini’ in molti se la ridono. Ma poi il sorriso lascia subito spazio a quella smorfia che segnala la paura: e se poi succede? Il Centrodestra compatto, con Salvini e Meloni in testa, hanno giurato fedeltà e garantito voti quando a gennaio si comincerà a votare per il nuovo inquilino del Colle. Fatti i conti, sommati a quelli di Forza Italia, dal Centrodestra su Berlusconi potrebbero convergere 450 voti. Dalla quarta votazione in avanti ne bastano 505 per eleggere il nuovo Capo dello stato.
Ecco, mancano una cinquantina di voti e quelli che conoscono Berlusconi di fronte a una cifra simile si mettono a ridere, robetta insomma. Soprattutto con un Parlamento che vive gli ultimi bagliori, con la stragrande maggioranza dei deputati e senatori che tra poco più di un anno se ne torneranno alle loro vecchie occupazioni, se le avevano, o si dovranno inventare qualcosa da fare. L’uomo vive di principi, e ognuno giura sulla propria morale, però nel segreto dell’urna chi ti vede? E voi capite, se per un attimo di fronte ai principi si palesa l’offerta principesca tutto può traballare, meglio un prendi i soldi e scappa che torna a casa Lassie insomma.
Per questo, anche se tutti rimandano a dopo e pochi vogliono entrare nello specifico, riprende quota la possibilità che, alla fine, forse è meglio puntare ancora su Mattarella, fino alla fine della legislatura. A quel punto ci sarà il nuovo Parlamento in formato ridotto, 400 deputati e 200 senatori, che nel pieno dei poteri potranno eleggere il nuovo Capo dello Stato, questo lo aggiungo io, nella massima libertà. Perché, sottolinea un esponente ‘tecnocratico’ di spicco, al servizio del Paese abbiamo quattro pezzi da novanta che si rapportano con l’Europa: il premier Draghi, Panetta alla Bce, Visco a Bankitalia e Franco ministro dell’Economia… se ci ritroviamo Berlusconi presidente della Repubblica potrebbero trasformarsi nei quattro dell’Apocalisse.
Venendo al dibattito politico, in molti pensano che il ritorno del bipolarismo allontanerà l’ipotesi di un accordo bipartisan sul Colle. “Berlusconi si fa prendere in giro da Meloni e Salvini che gli promettono i voti per il Quirinale”, dice Enrico Letta, che rinvia ogni discussione sulla legge elettorale a quando sara’ archiviata la partita della successione di Mattarella. Fino ad allora tutto sara’ bloccato perché i partiti di centrodestra sono “prigionieri di questo gioco, di questa finzione”, dice il leader dem. Un messaggio, il suo, rivolto alla controparte ma anche agli interlocutori nel partito. Tutto il Pd considera preferibile che Mattarella accetti la rielezione e che Draghi resti a Palazzo Chigi fino al 2023. E’ questo lo schema di partenza. Ma se cio’ non fosse possibile, alcuni sottolineano il rischio di ‘bruciare’ Draghi nel caso in cui a febbraio non lo si eleggesse al Colle.
Lo ha fatto ad esempio Goffredo Bettini, non a caso sponsor di una riforma in senso proporzionalista del Rosatellum. La nuova legge renderebbe piu’ agevole la formazione di una maggioranza draghiana nel prossimo Parlamento, una maggioranza su tre gambe: socialista e popolare, il M5s, i liberali. Ma anche Bettini ritiene che il tempo per parlarne sara’ dopo l’elezione del Capo dello Stato, quando il centrodestra difficilmente “rimarrà granitico sul maggioritario”. I piu’ convinti sostenitori del maggioritario, Letta e Salvini, oggi pronosticano un seguito ordinato della legislatura. Per il leghista, che e’ intervenuto sulla manovra, le misure sull’età pensionabile devono durare un anno “perché poi il paese andrà a votare e quindi spetterà agli italiani scegliere il sistema pensionistico migliore”.