Sesto, il Pd, Peretola
Una volta si facevano dei libri dedicati a Firenze e dintorni, in questo periodo nello scrivere di politica si dovrebbe rovesciare la gerarchia e intitolare un eventuale volume: Sesto Fiorentino e dintorni. La città alle porte, ovvero oggi in assoluta continuità con il supposto capoluogo regionale, vanta titoli di presenza nella storia della Toscana che non a caso fanno di «Un comune socialista. Sesto Fiorentino», il libro scritto dal giovanissimo Ernesto Ragionieri nel 1953, un classico sempre ricordato. Le Amministrative hanno permesso a Sesto di porsi al centro dell’attenzione prima del voto per il fatto che il Pd aveva scelto di sostenere il sindaco che solo cinque anni prima lo aveva sconfitto clamorosamente. Ma non si è trattato solo di questo: il giovane Lorenzo Falchi non ha cambiato di un millimetro la sua posizione assolutamente contraria a quella del Pd regionale e di Palazzo Vecchio su una fondamentale questione di governo, come è quella dell’aeroporto di Peretola. Falchi ha poi stravinto e ci mancava altro, ma è proprio ora che lui stesso può sentirsi protagonista non locale di quel sistema di alleanze larghe indicato da Enrico Letta al suo partito. Falchi, a questo punto, dovrebbe concedere qualcosa ai suoi alleati di oggi, nemici di un tempo passato: soprattutto per quanto riguarda i punti discriminanti dei programmi di governo. Non si vede niente di simile, con tutto il rispetto per la segretaria regionale del Pd Simona Bonafè e la primazia del programma su cui costruire le alleanze da lei invocata.
C’è qualcosa di più da considerare: la formazione della giunta rivela una scelta di forza da parte di Falchi, nel segno della continuità politica della sua amministrazione: al Pd non vanno gli assessorati più importanti per la questione dello sviluppo aeroportuale e quindi semplicemente dello sviluppo della grande area di Firenze, cioè quello dell’urbanistica e quello dell’ambiente. Tutto quello che abbiamo descritto non è altro che la dimostrazione di una possibile scelta del Pd che privilegi il solito «nessun nemico a sinistra», alla ricerca di una vittoria politica data per impensabile fino a ieri, improvvisamente riapparsa possibile all’indomani del voto del 3 e 4 ottobre scorsi. Via via, però, che si possono analizzare i dati elettorali appare più veritiera la sensazione che avevamo avuto nell’immediatezza dell’esito del voto. Il risultato politico indubbiamente positivo del Pd corrisponde a due fatti essenziali: l’enorme livello dell’astensione e i l’inefficacia e l’incapacità del centrodestra. La scelta tutta a sinistra, così come avvenuto a Sesto, che prescinde da una battaglia aperta sui programmi che non potrà risolversi in accordi riservati è davvero un’opzione che possa portare a una ripetizione dei risultati di oggi? Non è assolutamente ragionevole pensare che alle prossime Politiche si confermi pari pari l’inerzia del centrodestra e dei suoi elettori alle ultime Amministrative. La partita vera si giocherà al centro e per giocarla ci vorranno chiarezza di pensiero e di programmi, anche in Toscana e perfino a Sesto Fiorentino. Dimenticavo, a proposito di pensiero: ci si aspetta molto dal ruolo della Regione Toscana per l’uso che verrà fatto dei fondi europei, ma allo stato pare che prevalga la voglia di trastullarsi con la creazione di un inedito posto di sottosegretario! Cosa non si fa per contentare le correnti che, insieme alle alleanze, vogliono vaste anche le poltrone.