Siena specchio d’Italia

I partiti, le elezioni

 

di Franco Camarlinghi

«Se perdo mi ritiro». Ve lo immaginate un demo-cristiano della prima repubblica fare una simile affermazione, tipo Giulio Andreotti, tanto per dire. Invece, nella seconda, terza o quarta, a seconda dei gusti, per alcuni ex-democristiani (un tempo giovanissimi, s’intende!) pare sia diventata una buona abitudine. Cominciò Matteo Renzi e continua serenamente la sua vittima di un tempo, cioè Enrico Letta. Come si sa alla fine per far dimettere qualcuno sul serio e da tutto, ce ne corre di tempo e di sconfitte: l’ex-sindaco di Firenze ne è esemplare testimone. Ora è la volta di Letta di legare il suo futuro politico a un voto riferito direttamente a se stesso: la conquista di un seggio a Montecitorio, nelle supplettive di Siena.

Per dirla onestamente, bisogna riconoscere che se il segretario del maggiore partito del centrosinistra venisse battuto, in un’elezione come quella di cui parliamo, da uno sconosciuto avversario inventato da Salvini o chi per lui, difficilmente potrebbe continuare a svolgere con efficacia il suo compito. Diciamo la verità: se non ci fosse stata la decisione di Letta di concorrere per il seggio che fu di Pier Carlo Padoan, la prossima tornata elettorale in Toscana sarebbe stata interessante, ma non tale da poter incidere sugli equilibri politici nazionali. Al contrario ora si tratterà di una prova di rilievo per il Paese, sia a destra che a sinistra.

L’affermazione precedente è tanto vera da aver indotto il segretario dei democratici a rivelare quanto poco lui stesso confidi nella capacità seduttiva (politica, s’intende) del partito di cui è il leader. Non a caso sulla scheda non ci sarà il simbolo del Pd, ma si voterà per Letta e tanto basti! Non mancano le giustificazioni, ovviamente, prima fra tutte quella che il candidato è di tutti e per tutti, dai 5s a chiunque si senta avversario di Salvini, Meloni, forse anche Berlusconi (anzi per Letta di sicuro). Ci si può credere o meno, del resto la personalizzazione delle sfide elettorali è da tempo che domina in Italia, anche se con scarsi risultati a giudicare da una storia ormai lunga. In realtà la scelta del fu poco sereno Enrico è rivelatrice di una crisi dei partiti, a cominciare dal Pd, che si può cercare di velare con questo o quell’altro artificio, ma che porta a una diminuzione costante del ruolo e del prestigio dello stesso Parlamento.

Letta può dire ai cittadini del collegio toscano che lui li rappresenta tutti, ma i cittadini non sono così ingenui: non c’è più un’identità precisa e quindi bisogna arrangiarsi. Tutto vero, per carità, ma come non vedere che in tal modo diventerà ancora più sfuggente di quello che già sia la stessa identità del Pd toscano e dei suoi gruppi dirigenti. Non è qui il caso di sottolineare come una tale situazione sia così visibile a causa di Mario Draghi che, come tanti osservatori notano, ha messo a nudo la debolezza del sistema politico, nello stesso tempo in cui ha affermato una capacità di governo e di immagine internazionale ignota prima di ora.

Interessa, semmai, notare come il centrodestra in Toscana, dopo le clamorose vittorie del 2018, non ha saputo condurre una battaglia in alcun modo significativa per le regionali dell’anno scorso, con una candidata come Susanna Ceccardi, salviniana spinta prima, poi alla ricerca di un tono più moderato, infine sconfitta e lestamente rifugiatasi in quel di Bruxelles. Dopo e finora non si è visto niente di significativo che sia venuto dalla Lega, da FdI o da quel che resta del partito di Berlusconi, una volta di Denis Verdini. Letta alla conquista affannosa di un posto che lo faccia partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, fa un po’ tenerezza, ma anche Salvini avrebbe bisogno di una qualche consolazione.

Basta aver visto il Capitano, alle prese con una piccola folla radamente disposta all’ombra della Rocca Salimbeni, alla ricerca di qualcosa di diverso dalla solita, anche se legittima, filippica sul Monte; inquieto per un primato sempre più lontano anche a Siena e in Toscana.

 

https://corrierefiorentino.corriere.it