Idee Chiara Lubich, La Pira, i santuari : un percorso plurale nel libro di Andrea Riccardi (Morcelliana)
di Marco Ventura
È una storia del cattolicesimo italiano e dell’Italia cattolica, una storia religiosa e insieme della cultura, della società e della politica di un popolo. Per farla, per abbracciare un secolo e mezzo di luoghi, fatti, personaggi dall’unità all’alba del Terzo millennio, Andrea Riccardi ricorre alla chiave del carisma.
Edito da Morcelliana, il suo libro Italia carismatica legge la storia alla luce dell’incontro dinamico tra Dio, individuo, collettività. Il carisma è il dono elargito da Dio e al contempo è l’ascendente guadagnato dall’uomo o dalla donna che l’hanno ricevuto, divenuti carismatici perché hanno accolto la grazia e ne sono divenuti strumento a beneficio della comunità. Lo storico romano ordina l’«entusiasmo» carismatico italiano in 14 capitoli. Per metà i capitoli sono tematici, come quelli sui santuari, sul culto mariano, sull’eucaristia. Per l’altra metà hanno nome e cognome e presentano Chiara Lubich e don Zeno Saltini, Giorgio La Pira e Riccardo Lombardi, don Lorenzo Milani, don Oreste Benzi e don Luigi Guanella. Non potrebbero essere più diversi quanti hanno ricevuto e restituito il carisma, quelli cui è dedicato un capitolo, ma anche i tanti altri che trovano spazio nelle pagine, a cominciare da don Luigi Giussani e Giuseppe Lazzati. L’eterogeneità che domina la galleria di ritratti ci conduce al nucleo dell’operazione di Riccardi e al suo obiettivo più ambizioso. Si tratta non soltanto di fare giustizia a «quel cattolicesimo rimasto un po’ in ombra», come scrive l’autore, ma di individuare la cifra che consenta di ricapitolare tutto, di raccontare una sola storia capace a suo modo di contenere ogni cosa.
Quella cifra, per Andrea Riccardi, è appunto il carisma. Solo fissandosi sulla realtà ultima del dono divino, sulla libera accettazione umana e sugli effetti imprevedibili che ne scaturiscono, lo sguardo può abbracciare quello che Riccardi descrive come un «terreno privo di uniformità, connesso a tradizioni e spiritualità diverse», un terreno «intellettuale, popolare o mistico, tradizionale o legato a iniziative, tutt’altro che unitario».
I contenuti
L’autore abbraccia
luoghi, fatti e personaggi
dall’unità d’Italia all’alba
del Terzo Millennio
Ciò è tanto più necessario nell’Italia degli ultimi 150 anni dove, scrive ancora l’autore, «la comunità credente non s’identifica più con quella civile come nell’ancien régime», «la Chiesa e il villaggio non coincidono più» e anche la città si riconosce sempre meno nella Chiesa». In tale contesto emerge un cattolicesimo che a fronte dei mutamenti «non si accontenta di benedire ma vuole cambiare o almeno realizzare una sua presenza autonoma». Il carisma genera allora una tensione e persino una conflittualità tra cattolici che per Riccardi è prova non della loro debolezza, ma dell’azione dello Spirito di Dio nella storia. Nelle 250 pagine di Italia carismatica vengono relativizzate le contrapposizioni che hanno dilaniato i cattolici italiani e ne hanno reso controverso il ruolo nel Paese. Modernisti e anti-modernisti, concordatari e anti-concordatari, conciliari della rottura e della continuità, contestatari e istituzionali, politici e spirituali, cattolici della presenza e cattolici della mediazione, delle parrocchie e dei movimenti: non c’è coppia di attori contrapposti che l’Italia carismatica non sappia superare in nome di una grazia multiforme, trasversale e, appunto, superiore. Viene travolta la stessa usuale identificazione dei «carismatici» con gli aderenti al movimento del Rinnovamento nello Spirito, ridotti nel volume a una delle mille manifestazioni del carisma.
Con una storia così inclusiva, con una sintesi così ambiziosa, Andrea Riccardi si prende tanti rischi. Pur al servizio di pluralità e diversità, la chiave del carisma rischia di uniformare i princìpi e i processi, i leader e i loro popoli; pur volta ad abbracciare posizioni e vite agli antipodi, rischia di sottovalutare le ragioni, le sofferenze, le distanze; pur attenta alla concretezza e alla specificità dei contesti e dei conflitti nella Chiesa e nella società, rischia di negarli per l’ansia di issarsi sopra la contingenza. Fondatore nel 1968 della Comunità di Sant’Egidio, l’autore rischia soprattutto di essere il vero protagonista nascosto di una storia in cui la Comunità è al contempo assente — compare di sfuggita una volta nel volume — e presentissima, in virtù del carisma esplosivo che impone Sant’Egidio in Italia e nel mondo. Ora, per l’autore, questo e gli altri rischi valgono senz’altro l’impresa: conta più della prudenza la cifra carismatica di questa storia.
Quando rievoca Chiara Lubich Andrea Riccardi sottolinea l’intreccio tra le due fasi della «libertà creativa d’iniziativa» e dell’«immedesimazione nella visione della Chiesa». Esemplificate dalla vicenda della fondatrice trentina dei Focolari, le due fasi caratterizzano l’intera esperienza dell’Italia carismatica e dell’Italia civile, esito entrambe di doni di Dio fattisi grazia d’un popolo.