Per lo svolgimento si utilizzeranno non solo le sale informatiche delle scuole, ma anche le aule universitarie degli atenei che hanno offerto collaborazione. La presentazione delle candidature per le commissioni è stata posticipata al 30 settembre, ma il problema è come svolgere in sicurezza un concorso con tanti candidati. I sindacati hanno sollevato dubbi che riguardano principalmente la sorveglianza, le sanificazioni e i rischi che l’operazione imponente di realizzazione del concorso inevitabilmente comporta. Gli interrogativi sono tanti, a cominciare da un possibile caso di Covid tra i candidati che potrebbe mettere a rischio l’apertura della scuola sede della prova. Senza contare i disagi ed i giorni di lezione che gli studenti perderanno comunque, dal momento che l’obbligo di distanziamento ha ridotto drasticamente gli spazi e in moltissime scuole non esiste la possibilità di spostare gli allievi in aule alternative.
“Dall’informativa data stamane ai sindacati, emerge l’interesse del ministero di andare avanti, come annunciato, con obiettivi fissati in tempi normali, considerando la condizione attuale come fosse ordinaria. Le problematiche a cui ancora si assiste in questi giorni nelle scuole ci mettono in condizioni di valutare l’altissimo livello di insensibilità che vediamo realizzato con questi proclami”. A dirlo è il segretario generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, sottolineando come tra le questioni irrisolte vi sia ad esempio “quella riguardante il personale precario che ha fatto domanda per partecipare al concorso: è nelle graduatorie e sta insegnando. Come fa a spostarsi per il concorso? Si lascia la cattedra scoperta?”. Per il segretario della Uil Scuola, Pino Turi “Sul corpo debilitato della scuola si vuole, dopo le Graduatorie provinciali, introdurre un altro stress che il sistema non potrà reggere”. Altri dubbi arrivano dalla Gilda degli insegnanti. Il coordinatore nazionale Rino Di Meglio sottolinea che “sulla tabella di marcia a pesare sono da una parte i numeri dei contagi, purtroppo in rialzo, e dall’altra i soliti nodi irrisolti che si presentano puntualmente a ogni tornata concorsuale: i compensi irrisori percepiti dai commissari e la mancanza dell’esonero dal servizio per i docenti impegnati nelle commissioni”.
Per l’Usb Scuola “Il governo ha deciso di andare avanti e di non riconoscere il lavoro dei docenti precari, negando un concorso per titoli e servizio che, oltre a riconoscere il lavoro e recepire la normativa europea, avrebbe permesso di avere in cattedra dal primo settembre le decine di migliaia di docenti con almeno 3 anni di servizio. Il governo, che ha soltanto finto di venire incontro alle richieste dei precari, spostando le prove da agosto all’autunno, adesso scarica sui singoli le conseguenze della scelta scellerata di far svolgere un concorso in questo periodo e in queste condizioni”.