“Il Pavone” si trasforma in una residenza sanitaria assistenziale
La trasformazione prevede che il 60% dei posti all’interno della RSA siano indirizzati esclusivamente ad una gestione totalmente privata. Società della Salute Senese e ASL: “Potrebbe alterare l’equilibrio raggiunto ad oggi dal sistema dell’offerta residenziale per anziani non autosufficienti”
La casa di riposo “Il Pavone” in via Enea Silvio Piccolomini si trasforma in una Rsa: il progetto, autorizzato dall’Amministrazione comunale di Siena, prevede la trasformazione di 85 posti di residenza assistita in 76 posti di residenza sanitaria assistenziale. Nello specifico, l’accordo limiterà i posti letto della nuova RSA per l’utilizzazione dei voucher regionali a solo il 40% dei posti disponibili (31), tutti gli altri posti resi disponibili dalla RSA (47) saranno orientati al mercato privato per un’assistenza di livello “media intensità” e/o BIA. Pertanto il 60% dei posti all’interno della RSA saranno indirizzati esclusivamente ad una gestione totalmente privata.
Un passaggio, afferma il Comune dopo aver approvato l’accordo con Casa Sollievo Network S.r.l, che “risulta rispondente agli obbiettivi di tutela dei diritti della persona, in un’ottica di
miglioramento e implementazione del sistema integrato di servizi di assistenza alla popolazione anziana e trova ragione nell’osservazione di una sempre maggiore esigenza di percorsi assistenziali in situazione di non autosufficienza”.
L’operazione non aveva trovato in precedenza il favore della “Società della Salute Senese”, la quale “informava che, con Assemblea del 8/10/2019, con voto unanime di tutti i Sindaci della zona senese, nonché del Direttore Generale della ASL Sud Est, si riteneva di dover predisporre un quesito alla Regione Toscana per ottenere delucidazioni in ordine alla possibilità di autorizzare posti in RSA da destinare esclusivamente alla domanda privata, senza, cioè che su questi possa spendersi il titolo d’acquisto ed esercitarsi la libera scelta” dal momento che ciò “potrebbe alterare l’equilibrio raggiunto ad oggi dal sistema dell’offerta residenziale per anziani non autosufficienti, nel rapporto pubblico/privato/titoli d’acquisto”. Il suddetto parere era stato rimandato alla stesura del PIS (Piano Integrato di Salute) la cui approvazione era prevista entro il 31 marzo 2020; trascorso il periodo, ad oggi, la Società della Salute Senese non si è espressa in merito al parere, obbligatorio e non vincolante, ed è così che è stato dato il via libera.
I servizi sociali alla persona nel dibattito consiliare (30 Giugno 2020)
di Pierluigi Piccini
E parliamo ancora della delibera che trasforma lo statuto dell’ASP facendola passare come società strumentale del Comune e lega la figura del direttore generale non più al consiglio di amministrazione, ma al presidente allacciandone insieme la durata del mandato. Legame quest’ultimo non previsto dalla legge regionale n. 43 del 2004. Ma ancora più bizzarro è la considerazione che vuol far diventare l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona uno strumento diretto dell’amministrazione comunale. Allora per chiarire l’errore in cui si è imbattuta la maggioranza andiamo a vedere la convenzione che regola i rapporti fra i due soggetti. Accordo che recita all’articolo 3 comma 1: “ Il presente contratto di servizio, ai sensi dell’articolo 12 – comma 2 – della Legge della Regione Toscana 3/8/2004 n. 43 e delle altre norme vigenti in materia, disciplina i rapporti tra Comune di Siena e l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, in relazione all’affidamento dei servizi ed attività seguenti: gestione farmacie comunali; servizio cucina centralizzata”. Questo passaggio dimostra in modo evidente l’autonomia dell’ASP a cui il comune chiede di svolgere dei servizi. Tutto qui e in più tale convenzione ha una durata determinata dal 1/1/2014 al 31/12/2030. Quindi un rapporto specifico con durata determinata. Ma l’Asp fa solo questo? No. Le Residenze Sanitarie per non autosufficienti (Rsa Campansi e Rsa Caccialupi); Residenza per autosufficienti (Butini Bourke); Istituto Tommaso Pendola. In pratica le tre ex ipab da cui trae origine Asp (Campansi, Butini, Pendola) e tutto il loro patrimonio e i servizi originari (anziani e sordi), restano in capo alla responsabilità e alla gestione dell’ASP. A fronte di tutto quanto già detto com’è possibile amministrativamente pensare che ASP sia una società strumentale del Comune. Se avesse voluto riprendere i servizi dati in concessione la Giunta avrebbe potuto disdire i servizi dati in gestione esterna e riprenderli (farmacie, mensa centralizzata), così come previsto dalla concessione all’art. 2. Pensare che anche le attività di natura più sanitaria, che fanno la vera missione dell’Azienda alla Persona, siano strumentali alle finalità del Comune è francamente inconcepibile. Allora con una invenzione si sta cercando di prendere in mano politicamente una parte delle attività dedicate alla persona senza avere né le competenze, né le risorse. E cosa ci potrebbe essere dietro l’angolo: uniformare le strutture private a quelle pubbliche nella gestione con atti unilaterali? C’è un privato interessato? È già presente a Siena? C’è un interesse solo alla gestione o anche al patrimonio? Insomma, se così fosse, staremmo assistendo a una forma di privatizzazione strisciante, così lontana dalla visione pubblica del sociale/sanitario rimarcata in modo fortissimo proprio ora, dopo l’esperienza Covid-19. Abbiamo illustri esempi regionali che hanno visto proprio il privato la punta debole della struttura sanitaria che non ha permesso di intervenire in modo efficace nel territorio per aggredire il virus. Cosa che non è avvenuta nella nostra Regione e soprattutto non a Siena, quindi ci aspettiamo che la Regione faccia chiarezza su quanto sta avvenendo così come da parte di tutti gli organi di controllo coinvolti e cresca la consapevolezza dei cittadini su ciò che sta avvenendo.