Il comitato scientifico si era dimesso dopo lo scontro col direttore sul prestito di un Raffaello
E.S.
Per cinque mesi le dimissioni del comitato scientifico degli Uffizi sono rimaste «in sospeso». Ora sono rimandate indietro dal ministro Dario Franceschini, e tutto torna come prima. O quasi. Perché i conflitti tra i quattro saggi e il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt non si sono affatto appianati. A febbraio i «saggi» del Comitato, Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso, hanno rimesso il proprio mandato nelle mani del ministro in polemica con il direttore Schmidt per il caso del prestito del ritratto di papa Leone X di Raffaello per la mostra alle Scuderie del Quirinale, avvenuto contro la loro volontà. Dimissioni rimaste lì, senza risposta, fino a oggi. Nel mezzo c’è stata la pandemia e il lockdown. Con un «buco» nello statuto degli Uffizi, che come ognuno dei 20 grandi musei autonomi italiani, prevede per espressa volontà dello stesso Franceschini, la presenza del Comitato scientifico. Ora i quattro tornano in carica dopo una lettera inviata dal capo gabinetto del ministero, Lorenzo Casini, dove sostiene che «tenuto conto dell’importante fase di ripresa che aspetta il Paese, sarebbe importante per il Ministero e gli Uffizi poter continuare a far affidamento sulle vostre competenze». I quattro leggono questa decisione come un punto a loro favore nella querelle sulla lista dei capolavori inamovibili del museo, dalla quale Schmidt ha mosso il pregiato Raffaello. Ma Franceschini non è mai stato contrario al prestito e non ha cambiato idea nel frattempo. Né pare abbia avuto un ruolo in tutto questo il «caso Ferragni» che tanto ha fatto discutere e ha diviso il mondo dell’arte. Con Schmidt da una parte, e alcuni storici dell’arte, tra cui Tomaso Montanari, dall’altra. La decisione di Franceschini è — spiegano dal Collegio Romano — prettamente «tecnica». Nel senso che il Comitato scientifico scadrà a a novembre e il ministro considera un errore scioglierlo anzitempo. La sua volontà è stata quella di «ripristinare una situazione di normalità». Il ritorno dei saggi però segna sicuramente un passaggio importante nel confronto, a volte scontro, con il direttore. Il quale infatti definì «attacco strumentale» la loro presa di posizione e a febbraio commentò le dimissioni con un laconico «non ci mancheranno». Per i quattro «il ministro smentisce quella lettura (di Schmidt) e ci chiede di continuare a portare il nostro punto di vista nel governo degli Uffizi».