Museo Novecento, arte a confronto post Covid

Le opere di Mario Mafai in mostra con quelle della giovane artista Francesca Banchelli

Edoardo Semmola

 

Una doppia prima volta al Museo Novecento ieri: l’inaugurazione della prima mostra post-pandemia e il varo del primo corso universitario «a bottega» per i curatori di mostre di domani.

Che il museo dell’antico Spedale delle Leopoldine avesse una gran fame di ripartenza dopo il lockdown, si era visto: una nuova rassegna teatrale, serate musicali, incontri di vario tipo, per riportare i fiorentini nel chiostro dell’ex convento. Ora il direttore Sergio Risaliti ha chiamato una giovane artista del Valdarno, Francesca Banchelli, a «dialogare» con il maestro Mario Mafai nella prima nuova mostra temporanea nata dopo il covid (fino al 12 ottobre). Le opere di Mafai, dalla raccolta Alberto Della Ragione, sono parte della collezione permanente del museo. Alcune — l’autoritratto degli anni Venti, un dipinto della serie Demolizioni, due Fiori secchi e un gruppo di vedute romane — sono state ri-allestite per confrontarsi con I cani silenziosi se ne vanno via di Francesca Banchelli alla sua prima esposizione personale all’interno di un museo italiano.

«Questo museo ha una funzione pubblica — ha precisato Risaliti — e niente, nemmeno una pandemia, può fermare questa vocazione». Nello «stigmatizzare lo scarso sostegno da parte della Regione», il direttore e curatore ha anche annunciato «l’inizio di una collaborazione con l’Ateneo di Firenze», in particolar modo con la cattedra del professor Giorgio Bacci che insegna arte contemporanea, intitolata «Dall’aula al museo». Lezioni e seminari che si spostano dai banchi ai corridoi del museo per «mettere le mani in pasta nell’arte contemporanea — spiega Bacci — come l’antica formazione in bottega».

È il primo progetto di collaborazione del genere in Italia e dovrebbe sfociare presto nella creazione di un «corso di perfezionamento in curatela museale». La mostra di Mafai inaugurata ieri, è il primo banco di prova su cui gli studenti di Bacci lavoreranno, poi il progetto proseguirà nei prossimi mesi con altre mostre monografiche dedicate a Renato Guttuso, Ennio Morlotti e Arturo Martini, pensate insieme agli studenti del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea. «Mafai è una delle punte di diamante della Raccolta Alberto Della Ragione del Museo Novecento — ha chiosato l’assessore alla cultura di Palazzo Vecchio, Tommaso Sacchi — e accostare i suoi lavori a un’artista di oggi come Francesca Banchelli è un’operazione difficile ma di senso». Il filo conduttore, sta nell’opera Apocalisse , dipinta da Scipione (Gino Bonichi) nel 1930. Scipione è stato con Mafai uno dei protagonisti della scuola romana novecentesca e da quell’opera è partita Francesca Banchelli per sviluppare il suo tema de «il fuggitivo» della società contemporanea che, spiega, «è legato al passato da una pietra e al futuro da un cane che corre».

 

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