Basta dibattiti, ora i fatti Solo così si riparte davvero

Risponde Luciano Fontana

 

 

Caro direttore,

sono anni, per non dire decenni, che tutti i governi che si sono succeduti hanno elencato le priorità del loro mandato per migliorare e modernizzare le strutture portanti dell’Italia: velocizzare la burocrazia, lottare contro l’evasione fiscale, innovare il sistema produttivo, migliorare l’informatizzazione e la scuola etc.. Con risultati a dir poco deludenti se non nulli. Ora saranno disponibili fondi cospicui per intervenire in modo sostanziale e cercare di risolvere alcuni di questi atavici problemi. Le soluzioni, a detta degli esperti, sono alla portata, ma ho paura di un altro fallimento: vedo governanti pervasi da un egoismo che non mette in primo piano gli interessi della comunità, ma il proprio particolare, preoccupati solo di cercare di accaparrarsi qualche voto in più; e questo vale per maggioranza e opposizione. Vedo troppo nero il nostro futuro?

Luigi Giuriani

Caro signor Giuriani

purtroppo non vede troppo nero. Le delusioni che abbiamo avuto, e continuiamo ad avere, ci danno poche speranze che finalmente si imbocchi una strada diversa. In questi mesi abbiamo seguito disciplinatamente le indicazioni del governo, abbiamo sofferto per i nostri malati e i nostri morti, abbiamo guardato con preoccupazione a cosa stava accadendo alla nostra economia: aziende ferme, milioni di lavoratori in cassa integrazione, tantissimi altri senza niente. Nessuno può pensare, tanto meno chi guida il Paese, che dopo un’esperienza del genere tutto possa tornare al mondo precedente: con una politica illusoria, fatta di proclami e propaganda, di progetti declamati per conquistare consenso e mai realizzati. Devo confessare che non mi piace il modo in cui è partita questa fase tre. Credo che ogni governante minimamente interessato al destino del Paese sappia quali sono le priorità: investimenti produttivi, tasse giuste ma pagate da tutti, interventi eccezionali per la ricerca e la sanità, innovazione tecnologica, innalzamento della qualità dell’istruzione e lotta dura alla burocrazia. Un piano che definisca le priorità ma soprattutto pronto a essere realizzato. Quello che ci manca non è la lista dei progetti: portarli a compimento in tempi ragionevoli è la vera sfida.   Nei mesi scorsi l’esecutivo ha nominato una commissione di esperti che ha prodotto un buon elenco di proposte (forse anche troppo lungo), ha consultato decine di persone, ha consegnato un dossier. Abbiamo pensato: finalmente si parte. Invece no: ora sono in corso dieci giorni di Stati generali dell’Economia in cui di nuovo si discute, si chiedono idee, si coinvolgono imprenditori, sindacati e società civile. Un altro bel dibattito che porterà al solito elenco delle scelte indispensabili. Allora ci assale un dubbio: ma quelle scelte vogliono davvero farle? O per non scontentare qualcuno si butta la palla lontano, si annacqua tutto nella discussione, si conquista il proprio quarto d’ora di celebrità senza pagare mai il pegno di decisioni difficili?

 

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