Come tutte le storie di piombo, l’inizio coincide con la morte dell’agente Antonio Annarumma a Milano il 19 novembre 1969, la deflagrazione con la strage di piazza Fontana, la metamorfosi con la strage di piazza della Loggia, lo sviluppo con il cambio di colore: l’alba delle Brigate rosse, gli attentati alle cose, i primi sequestri mordi e fuggi, il rapimento di Mario Sossi, il processo di Torino ai capi storici delle Br e la scia di sangue che investirà l’Italia fino (in questa prima puntata) al culmine della strage di via Fani e dell’assassinio di Aldo Moro il 9 maggio 1978.
La precisa voce narrante dello storico Alberto Guasco è un’ottima introduzione ai giovani che di queste vicende fossero ancora a digiuno. Ciò che colpirà chi invece già conosce i fatti è l’uso sapiente della regia e del materiale di archivio. Efficacissimo, ad esempio, il racconto di Fortunato Zinni dello scoppio di piazza Fontana all’interno della sala dell’ex Banca Nazionale dell’Agricoltura, in uno schermo diviso a metà tra passato e presente.
Non manca il “cattivo”, in questo caso l’ex Br Franco Bonisoli, che già nel 1990 rilasciò a Sergio Zavoli una toccante e umanissima intervista. Bonisoli è ancora lo stesso e le sue riflessioni confermano che l’onestà intellettuale è la vera patente per riconquistare la dignità. “La storia non si può scrivere in bella copia”, dice Guasco, ma se raccontata con umanità, può lasciare il segno.