LONDRA, 14 aprile (Reuters Breakingviews) – Francoforte sta spingendo la Banca Monte dei Paschi di Siena verso una svendita. Una violazione tecnica da parte della banca più antica del mondo è imbarazzante ma non così tanto come sembra. Più seria è la conferma pubblica da parte della banca italiana che la Banca centrale europea vuole che trovi un partner.
Lo scorso 10 aprile la banca ha detto di aver superato i limiti regolamentari di esposizione verso una singola controparte pari al 25% del patrimonio di vigilanza. Questo fatto risale alla controversa ristrutturazione nel 2011 del derivato Alexandria fatto con Nomura. Con la recente revisione della Bce sulla qualità degli attivi (AQR) la banca senese ha dovuto svalutare il suo patrimonio di vigilanza a circa 10 miliardi di euro, facendo così salire il peso di quell’asset vicino al 35% del capitale totale.
In ogni caso Mps potrebbe trovare il modo di uscirne. Un aumento di capitale da 3 miliardi di euro, già coperto dal consorzio di garanzia, ridurrebbe quella esposizione a forse il 28%. Una emissione di bond subordinati potrebbe colmare la differenza. Di gran lunga più sfidante è la pressione della Bce, preoccupata della bassa profittabilità della banca e della sua elevata proporzione di crediti deteriorati.
Un acquisto da parte di uno straniero sembra improbabile, data la storia controversa della banca. Resta come soluzione più probabile quella di un accordo con un’altra banca nazionale di medie dimensioni. Con il Banco Popolare che apparentemente sembra preferire un accordo con la Banca Popolare di Milano, UBI Banca resta l’unico ovvio pretendente.
Il gruppo che ne deriverebbe potrebbe godere di più bassi costi di provvista e potrebbe tagliare filiali. Exane BNP Paribas stima che il gruppo nato da una fusione potrebbe portare a un ritorno sul capitale del 9% nel 2017, rispetto al 5,8% per una Ubi standalone.
Eppure questa è una cosa tutt’altro inequivocabile. La cattiva qualità degli attivi del Monte rappresenta un problema: I crediti al netto delle rettifiche totalizzano 2,66 volte il patrimonio tangibile, secondo gli analisti di Exane BNP Paribas. Per rendere le cose più complicate, UBI ha coperto solo il 39% dei suoi crediti non-performing. Che sembra una percentuale bassa se confrontata al 63% di copertura di una banca fortemente esposta sull’Italia come Intesa Sanpaolo.
Le azioni di Mps sono già depresse, scambiando a circa 0,5 volte il valore del patrimonio tangibile, secondo Thomson Reuters Eikon.
Con la preoccupazione della Bce di marchiare Mps come un venditore forzato e pochi compratori in vista, appare improbabile un sostanziale premio di controllo.
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