Cronaca di uno stallo. «Non c’è nessun accordo sulla prescrizione»: la precisazione arriva in serata direttamente dallo staff del ministro della giustizia, è necessaria perché per tutta la giornata si erano rincorse invece voci opposte. Voci di un accordo ormai inevitabile e dietro l’angolo, con Bonafede costretto alla mediazione. Invece no, garantiscono appunto i collaboratori di Bonafede. E poco elegantemente respingono la palla nel campo di Giuseppe Conte: «Il ministro ha trascorso la giornata al lavoro, in attesa della convocazione da parte del presidente del Consiglio del vertice di maggioranza sulla giustizia». Convocazione che non è arrivata: il vertice sulla giustizia previsto per oggi non ci sarà, anche se l’argomento tornerà in un altro incontro necessario per sbloccare il lavoro sul decreto milleproroghe. Dove nelle commissioni riunite molti emendamenti sono stati accantonati, compresi quelli sulla prescrizione. La sospensione di un anno dell’entrata in vigore della riforma Bonafede della prescrizione – o meglio di undici mesi, visto che uno è già trascorso – era accreditata come la più probabile soluzione dell’impasse. Ed è appuntoquello che prevede un emendamento di Italia viva al milleproroghe.
Concedere la partita interamente a Renzi però non è sostenibile, non solo da Bonafede ma neanche dal Pd. Non mancano al milleproroghe emendamenti simili (ce n’è uno del radicale di +Europa Magi), altra ipotesi che pure è circolata quella di rinviare di mezzo anno (cioè a questo punto di cinque mesi). Niente affatto, fa sapere Bonafede, che così conferma di aver subito pressioni anche dal presidente del Consiglio sul quale tutti i partiti di governo stanno scaricando la richiesta di trovare una mediazione. Conte ha dovuto occuparsene anche da Londra. «Il tavolo va avanti, non si è mai interrotto né sospeso», ha detto. Ed è vero, semplicemente perché la maggioranza non ha fatto alcun passo in avanti. O quando sembrava averlo fatto, con il cosiddetto lodo Conte che avrebbe distinto tra condannati e assolti in primo grado (per i primi confermando le nuove norme e cioè la cancellazione definitiva della prescrizione, per i secondi introducendo una prescrizione processuale), è stata costretta a ritornare indietro. Per i renziani infatti, oltre che per un bel po’ di giuristi, una differenziazione a questo livello tra condannati e assolti in primo grado non è costituzionale, visto che sono entrambi innocenti fino a sentenza definitiva.
Malgrado gli insistiti tentativi del Pd, Conte non è riuscito ad andare oltre l’ennesimo appello ai contendenti: «Invito tutti a non rimanere abbarbicati su posizioni di principio». Posto che il milleproroghe non rappresenta un problema insormontabile, perché il Pd ha già detto che voterà contro gli emendamenti sulla prescrizione nel caso in cui arriveranno effettivamente al voto, non c’è una scadenza imminente per trovare un accordo. Il disegno di legge Costa che cancella la riforma Bonafede (anzi, che cancellerebbe perché in realtà con un voto in commissione è stato svuotato del suo unico articolo), arriverà al voto in aula solo il 24 febbraio. Se neanche a fine mese sarà stato trovato un accordo allora sì la maggioranza si spaccherebbe nel voto, ma neanche allora il governo dovrebbe necessariamente andare sotto. L’unica minaccia che il Pd ripete da giorni, contrarissimo com’è alla prescrizione modello 5 Stelle, ma parimenti attento a non mettere troppo in difficoltà l’esecutivo, è che in assenza di accordo si sentirà libero di votare per il suo disegno di legge che introduce la prescrizione processuale. Il cui esame, però, non è stato calendarizzato.
Nel frattempo, tra una settimana, è assai probabile che la Corte costituzionale dovrà bocciare un pezzo fondamentale della legge cosiddetta spazzacorrotti, quello che prevede l’esclusione retroattiva di alcuni condannati dai benefici penitenziari. È la stessa legge per la quale Bonafede si dichiara ogni giorno «orgoglioso» e nella quale ha inserito la cancellazione della prescrizione. Altra norma che prevedibilmente arriverà alla Corte costituzionale, se non sarà cambiata