Marco Carminati
Nel celebre film Monuments Men – dedicato all’epopea degli ufficiali alleati incaricati di recuperare i tesori artistici sottratti dai nazisti in Europa durante l’ultima guerra mondiale – si assiste, a un certo punto, a un ritrovamento clamoroso: nella miniera austriaca di Altaussee, tra migliaia di opere d’arte stipate nei cunicoli, emergono le tavole sparse del più importante capolavoro di tutto il Quattrocento fiammingo: il colossale Polittico dell’Agnello Mistico, dipinto dai fratelli Hubert e Jan van Eyck per la Cattedrale di Gand. La gioia del ritrovamento è grande, ma subito oscurata da un dettaglio: i monuments men si accorgono che all’appello manca una tavola del polittico. La cercano alacremente, in preda a una comprensibile agitazione: niente, la tavola non salta fuori. Si stanno per arrendere, quando uno dei militari si infila sotto un tavolo improvvisato, realizzato con un’asse appoggiata su due cavalletti, e si accorge che l’asse altro non è che il pannello mancante del polittico di Gand capovolto verso il basso. La pala è salva!
Le vicissitudini subite dal capolavoro dei fratelli Van Eyck durante gli eventi bellici tra il 1940 e il 1945 furono in realtà solo gli ultimi episodi di una lunga e incredibile catena di guai, tanto che pare un autentico miracolo il fatto che il dipinto si sia conservato quasi intatto sino a noi. Ma vediamo di capire che cosa è accaduto.
Il polittico di Gand venne commissionato alla metà degli anni Venti del XV secolo da Joos Vijd, scabino (magistrato di giustizia) della città e fabbriciere della cattedrale. La scelta cadde sul pittore Hubert van Eyck, che lavorò poco al progetto perché la morte lo colse nel 1426. L’impresa venne allora affidata al fratello, Jan van Eyck e il passaggio di consegne è documentato da un’iscrizione in versi posta sulla cornice del polittico, che il recente restauro ha confermato essere originale. Questi versi contengono – celata in un cronogramma – anche la data esatta del compimento del dipinto: il 6 maggio 1432, giorno dell’esposizione della pala nella cappella privata della famiglia Vijd nella cattedrale, allora dedicata a San Giovanni e oggi a San Bavone.
L’opera colpì subito per la sua spettacolare bellezza. Quando le ante erano chiuse (e lo erano quasi sempre), il polittico mostrava nel registro superiore la scena dell’Annunciazione e in quello inferiore i ritratti dei committenti, Joos Vijd a sinistra e la moglie Isabelle Borluut a destra, entrambi nell’atto di adorare rispettivamente San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, dipinti come fossero statue di marmo. Nelle grandi solennità il polittico veniva spalancato, ed ecco che dinnanzi agli occhi attoniti dei fedeli rifulgevano in gloria i protagonisti dell’umana salvezza: nel registro superiore Dio Padre benedicente (abbigliato in sontuosissime vesti e con il triregno papale) accanto alla Vergine Maria, a San Giovanni, agli Angeli intenti a cantare e suonare, e dinnanzi ai progenitori Adamo ed Eva, posti ai lati estremi del registro alto. In basso, dominava invece la scena di Gesù come Agnello Mistico (da qui il nome del polittico) adorato da una schiera di apostoli, santi, pontefici, patriarchi, martiri, confessori, vergini e sapienti. Questo corteo d’adoratori si estendeva anche alle tavole esterne del registro inferiore con i Giudici Giusti, i Cavalieri di Cristo, gli Eremiti e i Pellegrini. Un’autentica meraviglia.
Nei primi decenni di vita, l’opera fu oggetto di grandissima ammirazione e durante il Quattrocento sappiamo che le scene dipinte nei comparti venivano spesso riprodotte in tableaux vivants messi in scena in occasione delle feste cittadine. Nel 1512 Albrecht Dürer sostò davanti al dipinto restandone estasiato.
I guai iniziarono a metà Cinquecento, quando si sentì la necessità di iniziare a “restaurare” il retablo. Nel 1550 un primo tentativo di pulitura, affidato a mani inesperte, si rivelò disastroso, tanto che si dovette subito correre ai ripari: vennero chiamati due pittori di chiara fama, Jan van Scorel e Lancelot Blondeel, i quali, nonostante il rispetto ostentato verso il polittico (si dice che, durante il lavoro, baciassero in continuazione le tavole), ridipinsero disinvoltamente interi dettagli dell’opera, in parte alterandoli senza pietà.
Il peggio, però, doveva ancora venire. La pala di Gand rischiò infatti di essere annientata dalla furia iconoclasta protestante. Nel 1566, il capolavoro dei fratelli Van Eyck venne smontato in fretta e furia dalla cappella Vijd e nascosto nella torre della cattedrale. Qui, nel 1578, lo scovarono i calvinisti e lo portarono nel Palazzo Comunale con l’intenzione di venderlo alla regina Elisabetta I d’Inghilterra. L’“affare” fortunatamente non andò in porto, e nel 1584 il polittico tornò nella cattedrale di Gand, senza però una fissa dimora, spostato periodicamente da una cappella all’altra (Vijd, Viglius, eccetera). Nel 1612 la pala si vide infliggere un ulteriore “restauro” ad opera del pittor Novelliers di Bruxelles. Poi, come se non bastasse, rischiò di perire tra le fiamme dell’incendio che distrusse il tetto di San Bavone il 1° giugno 1640. Nel 1663 arrivò la tegola di una nuova “pulitura” ad opera di Antoine Van den Heuvel.
Nel 1781 accadde un fatto singolare: Giuseppe II d’Asburgo-Lorena era giunto in visita a Gand e, tra le altre cose, gli venne mostrato il polittico della cattedrale privo però dei due pannelli laterali con le figura nude di Adamo ed Eva, probabilmente ritenute troppo osé per essere poste davanti ai morigerati occhi dell’imperatore d’Austria.
Questo primo pruriginoso “distacco” fu in realtà l’inizio dello smembramento del retablo. Nel 1794 la Rivoluzione francese piombò su Gand e le truppe di Napoleone si impossessarono della parte centrale del polittico con Dio Padre, La Vergine, San Giovanni e l’Adorazione dell’Agnello Mistico. Tutta questa parte venne portata a Parigi mentre le ante laterali furono lasciate in città, abbandonate in un deposito. La parte centrale ritornò a Gand solo nel 1816, dopo il tramonto della stella di Napoleone. Qui, il complesso avrebbe potuto essere di nuovo ricomposto, e invece subentrò una scelta ferale e opposta: nel 1816 le ante laterali vennero improvvisamente vendute al collezionista Nieuwenhuys di Bruxelles, che le cedette al mercante Solly di Aquisgrana (1817) e che, a loro volta, andarono a finire nei Musei Reali di Berlino, quando Federico III imperatore di Prussia acquistò in blocco la collezione Solly (1821). Arrivate nella capitale tedesca le ante vennero sottoposte a un’ennesima pulitura, stavolta però andata a buon fine: sotto le ridipinture, emerse la quartina dove si leggevano i nomi degli artisti Hubert e Jan van Eyck e la data 1432.
Nel frattempo a Gand erano rimaste la parte centrale del polittico e i due frammenti con Adamo ed Eva. Malauguratamente l’11 settembre 1822 scoppiò nel duomo un altro incendio che investì proprio la cappella Vijd: la parte centrale della pala venne molto danneggiata e di nuovo bisognò far entrare in azione i restauratori, che sostanzialmente ridipinsero le tavole per coprire i danni.
Anche nei decenni successivi il complesso non conobbe pace; nel 1861 i pannelli con Adamo ed Eva lasciarono Gand per essere ceduti allo Stato belga ed esposti nel Musei Reali di Bruxelles. Nella chiesa di San Bavone di originale restò solo la parte centrale. Le ante (conservate a Berlino) vennero sostituite da copie. Le ante berlinesi originali subirono invece un trattamento traumatico: nel 1894 i pannelli lignei vennero segati nel senso dello spessore in modo da poter esporre in museo, allo stesso tempo, le facce interne ed esterne delle tavole.
Scoppiò la Prima Guerra mondiale e Gand nascose quel che restava della pala per preservarla dai pericoli del conflitto. All’arrivo della pace, le traversie dell’Agnello Mistico sembrarono giungere a una svolta positiva. I trattati di Versailles del 1919 obbligarono la Germania a restituire al Belgio le ante del polittico, ed anche le tavole con Adamo ed Eva rientrarono da Bruxelles. Nel 1920 il polittico di Gand risultava finalmente ricomposto nella sua sede originaria.
Fine delle vicissitudini? Nemmeno per sogno. Nella notte tra il 10 e l’11 aprile 1934 una banda di ladri entrò in San Bavone e sottrasse due tavole del polittico, una raffigurante San Giovanni Battista e l’altra i Giudici Giusti. L’11 maggio 1935 il San Giovanni Battista venne ritrovato, mentre i Giudici Giusti sparirono nel nulla e il polittico rimase monco.
Alla fine deflagrò anche la Seconda guerra mondiale. Il complesso dell’Agnello Mistico venne di nuovo tolto dalla Cattedrale e nascosto nel castello di Pau. Ma qui i tedeschi lo scovarono, lo prelevarono e lo nascosero prima a Neuschwanstein e poi nelle miniere di sale di Altaussee, dove nel 1945 venne ritrovato dai valorosi monuments men alleati. Il polittico era smembrato e stremato, ma salvo.
Nel 1945 la Pala venne ricomposta: la tavola dei Giudici Giusti che mancava all’appello per il furto (ancor’oggi irreperibile) venne integrata con una copia. Il copista però si prese una piccola libertà: modificò il profilo di uno dei Giudici Giusti per farlo assomigliare al sovrano regnante, sua maestà Leopoldo III del Belgio.