L’immagine
, pagine II e III Le infiltrazioni sulle pareti, l’umidità negli affreschi delle chiese e il rischio frane. Sono questi i nemici dei beni monumentali, che mettono a repentaglio capolavori dell’arte e della storia dell’Isola e la sicurezza. Da Palermo ad Agrigento sono decine le chiese messe a rischio dalle piogge o a rischio frana come la cattedrale di Agrigento. E secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente, sono ben 458, il 5,6 per cento del totale, i monumenti ad alto rischio.
Gioiellini ad alto rischio A Palermo, nel solo centro storico, sono decine le chiese dove l’umidità ha danneggiato gli affreschi e il soffitto. Da Santa Ninfa dei Crociferi a San Francesco d’Assisi e Santa Caterina. «A Santa Ninfa – dice Alfonso Lo Cascio, presidente di Bc Sicilia, associazione di volontariato che si occupa della salvaguardia di beni culturali – pioveva all’interno e le infiltrazioni rischiano di compromettere un grande patrimonio». Lo stesso pericolo che corre la chiesa di San Domenico, dove, a causa delle infiltrazioni «stanno scomparendo alcuni stucchi, come il san Giovanni che riceve l’Apocalisse, ormai ridotto in pessime condizioni – dice Giovanni Masaniello, presidente delle guide turistiche associate – se non si interviene subito si rischia di perdere una delle testimonianze più importanti del nostro barocco».
Tanti fronti aperti per la soprintendenza dei beni culturali. «Collaboriamo attivamente con il Fondo per gli edifici di culto e quando ci sono i finanziamentii riusciamo a intervenire tempestivamente – dice la soprintendente Lina Bellanca – purtroppo molti problemi dipendono dalla manutenzione dei tetti e dalla difficoltà di raggiungere i soffitti». Lo scorso giugno ha riaperto i battenti dopo anni la chiesa di San Giovanni dell’Origlione, famosa per gli affreschi del Novelli, grazie a un restauro di 16mila euro. E negli ultimi mesi la soprintendenza è impegnata con interventi di riparazione a Santa Ninfa dei Crociferi, Santa Caterina e San Francesco d’Assisi. In quest’ultima le crepe, le infiltrazioni d’acqua e la muffa hanno messo a rischio opere del Gagini, del Serpotta e di Novelli. E a marzo il Fondo edifici di culto, che ha in gestione la chiesa, ha stanziato 100mila euro per i restauri della cappella dell’Immacolata, in attesa della firma dei contratti di lavori che dovrebbero durare 3-4 mesi.
A volte i lavori non bastano Ma la lista degli interventi urgenti è ancora molto più lunga. Marcello Petrucci, ragioniere di 44 anni, ha creato su Google Maps la mappa dei monumenti Palermo con tremila siti e 300 chiese, di cui un centinaio solo in centro storico: «La chiesa di Sant’Annunziata del Giglio rischia di crollare, nella chiesa di Sant’Anna ci sono tre cappelle chiuse e ci sono problemi al tetto nella chiesa di San Stanislao Kostka». Qui, i lavori di messa in sicurezza non sono bastati. «Sono appena terminati – dice don Giuseppe Bucaro, direttore dell’Ufficio beni culturali dell’Arcidiocesi – ma qualche stucco è a rischio crollo, temiamo che si possa staccare e abbiamo deciso così di tenerla ancora chiusa perché per fare verifiche». Cade a pezzi anche l’oratorio di Sant’Alberto al Carmine di piazza del Carmine, nel cuore dell’Albergheria, «e in quello di Santi Cosma e Damiano – aggiunge Bucaro – manca il pavimento». Il problema, secondo il ricercatore di Restauro all’università di Palermo Rosario Scaduto, è sempre lo stesso. «Basta una tegola sulla quale non si interviene tempestivamente per creare danni ingenti.
Bisognerebbe fare un’ispezione periodica per effettuare piccoli interventi prima di quelli corposi che deve affrontare la soprintendenza».
La mappa si estende anche in provincia. Da Sant’Antonio Abate a Corleone, per il quale la soprintendenza ha pubblicato la scorsa settimana un avviso di indagine di mercato per lavori di urgenza, al duomo di Cefalù. Nella Basilica Cattedrale della Trasfigurazione, due anni fa, sono venute giù cento tessere dei mosaici e l’ultimo restauro risale agli anni Ottanta. «La Soprintendenza – dice padre Cosimo Leone – è intervenuta installando una rete di protezione per non fare cadere le tessere, ma si attende lo stanziamento di fondi in modo da risolvere definitivamente il problema».
A rischio frane 450 beni Ma a minacciare i monumenti siciliani sono anche le frane che mettono in pericolo 458 siti, in 300 casi con rischi molto elevati. Il caso più eclatante è la cattedrale di Agrigento. Un pericolo che risale alla frana del 1966. Per sistemare il versante che minaccia il centro storico, la chiesa e il seminario sono stati stanziati 37 milioni del patto per il Sud. Lo scorso febbraio sono stati intanto consegnati i lavori da un milione e 600mila euro di Comune e Arcidiocesi per consolidare San Gerlando con un intervento che durerà 315 giorni. È proprio l’Agrigentino la provincia dove c’è una maggiore percentuale di beni culturali a rischio frane: ben 119 beni, poco meno dell’11 per cento del totale. Tra questi anche l’area della Valle dei Templi, in particolare la porzione che dal tempio di Ercole va verso il Giardino della Kolymbetra, da sempre considerato a rischio di frane. Un altro esempio di rischio idrogeologico siciliano è la basilica della Madonna delle Lacrime a Siracusa, edificata negli anni Sessanta sopra il letto di un fiume, dove nei giorni di pioggia intensa si allaga tutto. Ma l’emergenza riguarda tutta l’Isola: 207 siti a Messina, 122 a Palermo, 88 a Enna, 50 a Caltanissetta, 41 a Catania, 37 a Ragusa, 18 a Siracusa e 11 a Trapani.
I luoghi
Palermo L’oratorio di San Domenico, in via dei Bambinai a Palermo è uno dei gioiellini da salvare. L’edificio risale al XVI secolo e custodisce alcuni stucchi serpottiani Agrigento A sinistra la Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento: a febbraio sono partiti i lavori per il rischio frane. A destra la basilica della Madonna delle Lacrime di Siracusa.
Gioiellini ad alto rischio A Palermo, nel solo centro storico, sono decine le chiese dove l’umidità ha danneggiato gli affreschi e il soffitto. Da Santa Ninfa dei Crociferi a San Francesco d’Assisi e Santa Caterina. «A Santa Ninfa – dice Alfonso Lo Cascio, presidente di Bc Sicilia, associazione di volontariato che si occupa della salvaguardia di beni culturali – pioveva all’interno e le infiltrazioni rischiano di compromettere un grande patrimonio». Lo stesso pericolo che corre la chiesa di San Domenico, dove, a causa delle infiltrazioni «stanno scomparendo alcuni stucchi, come il san Giovanni che riceve l’Apocalisse, ormai ridotto in pessime condizioni – dice Giovanni Masaniello, presidente delle guide turistiche associate – se non si interviene subito si rischia di perdere una delle testimonianze più importanti del nostro barocco».
Tanti fronti aperti per la soprintendenza dei beni culturali. «Collaboriamo attivamente con il Fondo per gli edifici di culto e quando ci sono i finanziamentii riusciamo a intervenire tempestivamente – dice la soprintendente Lina Bellanca – purtroppo molti problemi dipendono dalla manutenzione dei tetti e dalla difficoltà di raggiungere i soffitti». Lo scorso giugno ha riaperto i battenti dopo anni la chiesa di San Giovanni dell’Origlione, famosa per gli affreschi del Novelli, grazie a un restauro di 16mila euro. E negli ultimi mesi la soprintendenza è impegnata con interventi di riparazione a Santa Ninfa dei Crociferi, Santa Caterina e San Francesco d’Assisi. In quest’ultima le crepe, le infiltrazioni d’acqua e la muffa hanno messo a rischio opere del Gagini, del Serpotta e di Novelli. E a marzo il Fondo edifici di culto, che ha in gestione la chiesa, ha stanziato 100mila euro per i restauri della cappella dell’Immacolata, in attesa della firma dei contratti di lavori che dovrebbero durare 3-4 mesi.
A volte i lavori non bastano Ma la lista degli interventi urgenti è ancora molto più lunga. Marcello Petrucci, ragioniere di 44 anni, ha creato su Google Maps la mappa dei monumenti Palermo con tremila siti e 300 chiese, di cui un centinaio solo in centro storico: «La chiesa di Sant’Annunziata del Giglio rischia di crollare, nella chiesa di Sant’Anna ci sono tre cappelle chiuse e ci sono problemi al tetto nella chiesa di San Stanislao Kostka». Qui, i lavori di messa in sicurezza non sono bastati. «Sono appena terminati – dice don Giuseppe Bucaro, direttore dell’Ufficio beni culturali dell’Arcidiocesi – ma qualche stucco è a rischio crollo, temiamo che si possa staccare e abbiamo deciso così di tenerla ancora chiusa perché per fare verifiche». Cade a pezzi anche l’oratorio di Sant’Alberto al Carmine di piazza del Carmine, nel cuore dell’Albergheria, «e in quello di Santi Cosma e Damiano – aggiunge Bucaro – manca il pavimento». Il problema, secondo il ricercatore di Restauro all’università di Palermo Rosario Scaduto, è sempre lo stesso. «Basta una tegola sulla quale non si interviene tempestivamente per creare danni ingenti.
Bisognerebbe fare un’ispezione periodica per effettuare piccoli interventi prima di quelli corposi che deve affrontare la soprintendenza».
La mappa si estende anche in provincia. Da Sant’Antonio Abate a Corleone, per il quale la soprintendenza ha pubblicato la scorsa settimana un avviso di indagine di mercato per lavori di urgenza, al duomo di Cefalù. Nella Basilica Cattedrale della Trasfigurazione, due anni fa, sono venute giù cento tessere dei mosaici e l’ultimo restauro risale agli anni Ottanta. «La Soprintendenza – dice padre Cosimo Leone – è intervenuta installando una rete di protezione per non fare cadere le tessere, ma si attende lo stanziamento di fondi in modo da risolvere definitivamente il problema».
A rischio frane 450 beni Ma a minacciare i monumenti siciliani sono anche le frane che mettono in pericolo 458 siti, in 300 casi con rischi molto elevati. Il caso più eclatante è la cattedrale di Agrigento. Un pericolo che risale alla frana del 1966. Per sistemare il versante che minaccia il centro storico, la chiesa e il seminario sono stati stanziati 37 milioni del patto per il Sud. Lo scorso febbraio sono stati intanto consegnati i lavori da un milione e 600mila euro di Comune e Arcidiocesi per consolidare San Gerlando con un intervento che durerà 315 giorni. È proprio l’Agrigentino la provincia dove c’è una maggiore percentuale di beni culturali a rischio frane: ben 119 beni, poco meno dell’11 per cento del totale. Tra questi anche l’area della Valle dei Templi, in particolare la porzione che dal tempio di Ercole va verso il Giardino della Kolymbetra, da sempre considerato a rischio di frane. Un altro esempio di rischio idrogeologico siciliano è la basilica della Madonna delle Lacrime a Siracusa, edificata negli anni Sessanta sopra il letto di un fiume, dove nei giorni di pioggia intensa si allaga tutto. Ma l’emergenza riguarda tutta l’Isola: 207 siti a Messina, 122 a Palermo, 88 a Enna, 50 a Caltanissetta, 41 a Catania, 37 a Ragusa, 18 a Siracusa e 11 a Trapani.
I luoghi
Palermo L’oratorio di San Domenico, in via dei Bambinai a Palermo è uno dei gioiellini da salvare. L’edificio risale al XVI secolo e custodisce alcuni stucchi serpottiani Agrigento A sinistra la Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento: a febbraio sono partiti i lavori per il rischio frane. A destra la basilica della Madonna delle Lacrime di Siracusa.