ernesto ferrara
Brindisi di ottimismo tra i candidati del centrodestra mentre le truppe del Pd son più caute in vista del voto
Un prosecchino e poco più per le 150 persone che si radunano nel dehors delle Giubbe Rosse di piazza Repubblica con la destra, mentre da Renzi all’Obihall sono in 1.200 da mezza Toscana, le bandiere del Pd sventolano come mai si è visto alle Leopolde e al buffet abbondano ribollita, lampredotto e vin brulé con le casse che sparano “ Heroes” di David Bowie. Ma più che i numeri a 24 ore dal voto contano le smorfie. Occhiate, battute, gesti. I sorrisi anche. Carichi di apprensione, quelli del Pd: « Qui in Toscana reggiamo ma si rischia di fare la fine delle tartarughe delle Galapagos » , ci scherza su un dirigente dem all’ingresso del vecchio teatro Tenda.
« Previsioni? Io tocco ferro » risponde Stefano in platea. Il segretario Pd fiorentino Marco Recati non ne fa: «Ma solo per scaramanzia, sono fiducioso » . « Riprendiamo il 25% di Bersani del 2013 » dice uno. « Non lo direeeee » , quasi lo ferma la consigliera regionale Monia Monni. «C’è apprensione», ammette l’eurodeputato Nicola Danti. «Se le persone che ho incontrato in queste settimane non mi hanno preso in giro facciamo un botto pazzesco anche in Toscana», si eccita dall’altra parte il segretario della Lega Manuel Vescovi, che spera di superare Forza Italia in Toscana. « Stavolta ci prendiamo delle soddisfazioni anche qui, la gente sta con noi: se ne frega del nonno partigiano o del babbo sessantottino » , gli fa eco Alessandro, dipendente all’Asl, di Fratelli d’Italia. E’ una sfida di nervi e sensazioni, l’ultimo venerdì di campagna. I 5 Stelle non fanno chiusure di campagna a Firenze ma si galvanizzano nelle chat di Whatsapp: « Il Pd rosica alla grande, i delusi di sinistra votano noi » . Comunque vada quelli di Potere al Popolo hanno deciso: « Diventeremo qualcosa dopo » , si ragiona fra i 200 che ieri hanno chiuso la campagna alla casa del popolo “ Il campino” di Careggi. In 300 per Leu all’Affratella-mento. La battaglia toscana a distanza sembra essere tra destra e sinistra. La paura che frena il Pd dell’Obihall contro il sorriso della destra. « Io non ero ottimista, mi hanno costretto a diventarlo quegli altri», dice il partigiano Silvano Sarti in prima fila. « Noi in questo momento siamo la Resistenza, siamo chiamati a tenere alla larga il governo dei pazzi 5Stelle- Lega » ritiene Renzo Funaro. All’Obihall Renzi parla alle 22, prima militanti, sindaci, operai di Piombino. Sul maxischermo parte l’intervista del segretario dem a Porta a Porta e la platea la segue come fossero i mondiali di calcio. Alle Giubbe Rosse parlano prima i candidati fiorentini, poi gli elettori. « Questi di sinistra hanno tassato tutto pure i torrenti, per questo la gente non li sopporta più» tuona Aldo. I forzisti sono in gran parte settantenni: «Io ho amato Berlusconi, ora come premier tocca a Salvini», dice Isabella. In platea si chiacchiera: no alla moschea, basta immigrati. « Renzi? Un gran chiacchierone. Ha stufato con le bugie», taglia corto Mariella. « Brindiamo a Renzi: è l’unico che in due anni ha distrutto l’apparato della sinistra in Toscana » esulta il coordinatore dei forzisti Stefano Mugnai.