Alleanze, stop di Fassina a Rossi«Non si sa a nome di chi parla».

Bocciate le intese locali con il Pd. Marcucci e Nardella: divisi? In Lombardia regalo alla Lega

Paolo Ceccarelli

 

Non si placa lo scontro sulle alleanze alle regionali tra Pd e Liberi e Uguali. E coinvolge anche gli equilibri interni alla nuova formazione di sinistra: con botte e risposte tra Enrico Rossi e Stefano Fassina.

Dopo l’assemblea nazionale che ha sancito il no al Pd Giorgio Gori in Lombardia e ha dato il via libera invece al confronto con il Democratico (non renziano) Nicola Zingaretti in Lazio, il presidente toscano Rossi commenta: «Non mi hanno convinto» le posizioni contro Gori ma «noi siamo Liberi, uguali e democratici veramente» perché la scelta è arrivata dalla assemblea di LeU: «Si fa così: si discute liberamente e si decide nelle assemblee con i delegati. Ora, tutti impegnati nella campagna elettorale». Solo che, due ore dopo, Stefano Fassina (esponente laziale di LeU, ex Sinistra italiana) gli ribatte: «Rossi dovrebbe fare più attenzione a quanto scrive e imparare a essere rispettoso dell’autonomia politica dei territori» che, in Lazio, hanno deciso di affidare al loro leader, il presidente del Senato Grasso, «un confronto con Zingaretti. Con le sue continue e scomposte esternazioni (non è chiaro a nome di chi) Rossi non aiuta un passaggio complicato e di massima rilevanza per la Regione Lazio e il futuro di LeU». Rossi però ribatte anche a Gori, che su Repubblica aveva definito gli attivisti di Liberi e uguali «accecati dall’odio» per il Pd. Gori ha avuto «una certa mancanza di umiltà» dice Rossi e «questa parola, odio, in politica non si usa: non direi mai che i democratici ci odiano».

Il no di Leu a Gori fa infuriare big del Pd come il senatore Andrea Marcucci e il sindaco di Firenze Dario Nardella. Il primo usa il titolo de Il Giornale di ieri, «Grazie Grasso», per dire: «“Quel “grazie Grasso” è un regalo enorme alla Lega». «Un regalo a Berlusconi e Salvini», aggiunge Nardella. Il Pd toscano però non rompe il silenzio sull’apertura fatta da Rossi («sì alle alleanze locali Col Pd») e sul web i frondisti del Pd diffondono l’hashtag #resistenzapassiva contro il segretario regionale Dario Parrini, riprendendo la frase del «dissidente» Stefano Bruzzesi: «Ora niente polemiche, siamo in campagna elettorale, ma contro gli errori faremo come Gandhi, resistenza passiva». Ma anche i centristi vogliono dire la loro: «Non si può stare con un piede in due staffe, e non si può avere delle alleanze a targhe alterne» dice Gabriele Toccafondi di Civica, che chiede chiarezza ai Democratici, a livello nazionale in coalizione con i centristi e nel Lazio, come in Toscana, dove il Pd governa con Mdp, possibili alleati della sinistra. A Gori, Marcucci e Nardella risponde anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, ora in LeU: «Gori si sbaglia. Noi non odiamo nessuno. Anzi direi che il nostro è un atto di amore. Non avremmo mai voluto che il Pd si fosse trovato in brutte compagnie», ironizza. Poi, il commento serio: «Sostengono che fuori del Pd c’è solo il deserto? Vorrei dare un umile consiglio: finitela con la barzelletta del voto utile».

 

Domenica 14 Gennaio 2018, Corriere Fiorentino.

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