Intervista
«La cosa che apprezzo di più della scelta di Time è che in copertina non ci sono solo donne famose.
Dunque che le donne che hanno rotto il silenzio riconosciute come persone più influenti dell’anno, non sono solo le attrici. È un riconoscimento al coraggio di tante donne comuni: la raccoglitrice di fragole Isabel Pascual, e poi cameriere di ristoranti e hotel, infermiere». La scrittrice e icona femminista Erica Jong, che negli anni 70 infranse ogni tabù con il suo Paura di volare, al telefono da New York commenta con soddisfazione la scelta del magazine americano.
Secondo il direttore di Time Edward Felsenthal il movimento ha scatenato uno dei più veloci cambiamenti culturali dagli anni Sessanta ad oggi. È d’accordo? «Mi piace pensarlo: ma non ne sono certa. In passato abbiamo visto altri movimenti far parlare le donne con franchezza denunciando discriminazioni e violenze: ma la società non si è sempre evoluta. Spero che questo sia un inizio. Ma c’è tanto lavoro da fare, purtroppo culture così radicate non si cambiano così, con una – sia pur lodevolissima – copertina di giornale».
Dal caso Weinstein in poi decine di donne hanno già denunciato: le pare poco? «Mi pare tantissimo. Ma per tante, ne sono sicura, le cose resteranno difficili. Penso alle donne più povere, che fanno lavori umili e accettano l’inaccettabile perché non possono difendersi e hanno disperatamente bisogno di lavoro.
Se servirà a dare forza anche a coloro che non hanno nome, allora sì, potremo dire che è stato un successo. Di sicuro quella copertina che mette insieme donne ricche e famose e persone finora senza volto rende giustizia a tante».
Lei ha mai subito l’orrore della molestia? «Naturalmente anch’io ho vissuto molti momenti sgradevoli. E non sono mancati gli uomini che hanno provato a mettermi le mani addosso contro la mia volontà. Ma sono una persona che alza la voce subito. Li ho sempre messi a posto e non si sono più permessi. Semmai quello che mi è accaduto e che continua ad accadere, è che cercano di farmi sentire sminuita, inferiore, per il solo fatto di essere una donna».
Come se ne esce? «Servono nuove regole, nuove leggi.
Per assicurare che i cambiamenti non siano solo formali. E che fra un anno non saremo già tornate indietro. Poi, per essere certi che le cose cambino davvero, bisogna dare più spazio alle donne: farle entrare nelle stanze dei bottoni. Più donne in politica vorrebbe dire leggi più mirate e più donne nei posti chiave delle aziende le trasformerebbe in ambienti più sani. Ma temo piuttosto che accadrà il contrario» Cioè? «Che per evitare, chiamiamoli così, “equivoci” con le colleghe, nei posti di lavoro le donne vengano ancora più discriminate. Purtroppo il rischio c’è. E qui in America è senz’altro un problema molto serio.
D’altronde che le cose ancora non sono davvero cambiate lo dimostra chi sta ancora alla guida del paese. Il molestatore in capo, Donald Trump».
Dunque che le donne che hanno rotto il silenzio riconosciute come persone più influenti dell’anno, non sono solo le attrici. È un riconoscimento al coraggio di tante donne comuni: la raccoglitrice di fragole Isabel Pascual, e poi cameriere di ristoranti e hotel, infermiere». La scrittrice e icona femminista Erica Jong, che negli anni 70 infranse ogni tabù con il suo Paura di volare, al telefono da New York commenta con soddisfazione la scelta del magazine americano.
Secondo il direttore di Time Edward Felsenthal il movimento ha scatenato uno dei più veloci cambiamenti culturali dagli anni Sessanta ad oggi. È d’accordo? «Mi piace pensarlo: ma non ne sono certa. In passato abbiamo visto altri movimenti far parlare le donne con franchezza denunciando discriminazioni e violenze: ma la società non si è sempre evoluta. Spero che questo sia un inizio. Ma c’è tanto lavoro da fare, purtroppo culture così radicate non si cambiano così, con una – sia pur lodevolissima – copertina di giornale».
Dal caso Weinstein in poi decine di donne hanno già denunciato: le pare poco? «Mi pare tantissimo. Ma per tante, ne sono sicura, le cose resteranno difficili. Penso alle donne più povere, che fanno lavori umili e accettano l’inaccettabile perché non possono difendersi e hanno disperatamente bisogno di lavoro.
Se servirà a dare forza anche a coloro che non hanno nome, allora sì, potremo dire che è stato un successo. Di sicuro quella copertina che mette insieme donne ricche e famose e persone finora senza volto rende giustizia a tante».
Lei ha mai subito l’orrore della molestia? «Naturalmente anch’io ho vissuto molti momenti sgradevoli. E non sono mancati gli uomini che hanno provato a mettermi le mani addosso contro la mia volontà. Ma sono una persona che alza la voce subito. Li ho sempre messi a posto e non si sono più permessi. Semmai quello che mi è accaduto e che continua ad accadere, è che cercano di farmi sentire sminuita, inferiore, per il solo fatto di essere una donna».
Come se ne esce? «Servono nuove regole, nuove leggi.
Per assicurare che i cambiamenti non siano solo formali. E che fra un anno non saremo già tornate indietro. Poi, per essere certi che le cose cambino davvero, bisogna dare più spazio alle donne: farle entrare nelle stanze dei bottoni. Più donne in politica vorrebbe dire leggi più mirate e più donne nei posti chiave delle aziende le trasformerebbe in ambienti più sani. Ma temo piuttosto che accadrà il contrario» Cioè? «Che per evitare, chiamiamoli così, “equivoci” con le colleghe, nei posti di lavoro le donne vengano ancora più discriminate. Purtroppo il rischio c’è. E qui in America è senz’altro un problema molto serio.
D’altronde che le cose ancora non sono davvero cambiate lo dimostra chi sta ancora alla guida del paese. Il molestatore in capo, Donald Trump».
La Repubblica – ANNA LOMBARDI – 07/12/2017 pg. 22 ed. Nazionale.