Marzio Fatucchi
Un altro aumento, già approvato dall’Autorità nazionale per l’energia e il servizio idrico, per le nostre bollette dell’acqua. Le tariffe, nel 2017, aumenteranno del 2,5% per gli utenti di Publiacqua (Firenze, Prato e Pistoia e parte del Valdarno aretino). Incrementi del 5% sono previsti per Gaia (Massa e Carrata) e del 4,4% per Acquedotto del Fiora (Siena Grosseto). Gli aumenti per le altre aziende arriveranno nelle prossime settimane. La notizia arriva a margine della presentazione della Relazione annuale sul servizio idrico toscano, presentata ieri dal direttore Alessandro Mazzei a Palazzo Panciatichi. Ed è la conferma di un altro dato, inoppugnabile: la spesa della famiglia media toscana (2,3 membri) è di 328 euro l’anno, quasi 40 in più della media italiana.
Una media «trilussiana»: in alcune realtà, come l’aretino, ci sono famiglie, con 3 componenti, che salgono a 400 euro l’anno. E quelle con 5 membri che sfiorano 800 euro l’anno. Aumenti, come ormai sanno gli utenti, che servono a finanziare gli investimenti sulla rete, sulle fognature, sugli impianti. Tanto che, ricorda Mazzei, «a fronte di una tariffa in linea con l’Europa, più che con il resto d’Italia, la nostra regione riesce a fornire un servizio efficiente e di buona qualità. Resta da lavorare ancora meglio sulle perdite delle varie reti acquedottistiche, per riuscire a limitare disagi e costi».
I conti infatti indicano che le risorse arrivate dalle bollette sono state, nel 2016, proprio usate per le reti (i «tubi»), ma per meno della metà di quanto incassato a questo scopo. E comunque, gli investimenti reali sono stati (tranne per Acque Spa, Pisa) inferiori a quanto «promesso» delle aziende (tutte miste, pubblico-private). Ma gli investimenti necessari sono ancora inferiori a quanto necessario. E le concessioni alle aziende sono in scadenza: si parte con quella di Nuove Acque, nel 2019.
Da qui l’idea di allungare le concessioni ai privati che sono entrati nelle società che gestiscono gli acquedotti per dare certezze e quindi aumentare la mole degli investimenti.
«Sul tema industriale relativo al settore — ha detto l’assessore regionale Federica Fratoni, che ha presentato la relazione assieme a Mazzei ed al presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani — io non vedo utile l’uscita del socio privato dalle aziende, mentre vedo necessario aumentare gli investimenti e tenere basse le nostre tariffe; magari possiamo allungare le concessioni fino ad allinearle». Il presidente dell’Ait, il sindaco di Siena Bruno Valentini, pensa invece che «si dovrà, in futuro, mantenere fede all’indirizzo dell’Autorità verso una stabilizzazione delle tariffe». Giani invece ha chiesto di «aumentare gli investimenti diminuendo i dividendi» distribuiti ai soci delle aziende, cioè i privati ed i Comuni.
Per Alfredo De Girolamo, presidente del Cispel (consorzio delle imprese di utilities toscane) i dati dimostrano «ingente mole di investimenti e qualità dei servizi, oltre che una specifica caratteristica territoriale della Toscana». Ed è per questo che le nostre tariffe «pur rimanendo molto più basse rispetto alle medie europee (circa 500 euro a famiglia)» non consentono ancora «di fare tutti gli investimenti necessarie. Il confronto con la media italiana appare insensato, visto che in molte aree del Paese le condizioni di servizio sono molto arretrate, specie nel settore fognatura e depurazione. All’aumento della tariffa ha comunque fatto seguito negli ultimi anni un crescente utilizzo dei bonus e delle agevolazioni tariffarie, con una spesa di oltre 5 milioni di euro nel 2016 e 28.000 utenti assistiti». Con differenze, però: se la media toscana di investimenti è di 57 euro procapite, l’Acquedotto del Fiora ne spende 77 pro capite, Acque Spa 70, Gaia 31 e Nuove Acque 28: comunque superiori alla media italiana, di 27 euro procapite. Tutto per rinnovare 34 mila km di tubi, 15 mila km di fogne e 1.202 impianti. Una infrastruttura di cui ci si rende conto solo quando serve (o non funziona).