“Scrivono civismo, ma è cinismo”.

di Pierluigi Piccini

Questa fase della vita di Siena è particolarmente delicata. Ho l’abitudine di girare spesso per la città, incontro sempre più cittadini che non si rassegnano a questo clima di addormentamento di Siena, che io conosco bene e so che stimolata correttamente sa essere vivace e innovativa. Un sussulto di orgoglio che però ha bisogno di un percorso vero di partecipazione civica che smuova la nostra comunità facendo riemergere quell’orgoglio che vedo ancora negli occhi dei miei concittadini. Faccio spesso l’esempio di Matera, che è diventata capitale della cultura grazie a un grande processo di partecipazione civica in cui la comunità, è diventata protagonista di una visione. Qui deve succedere qualcosa di molto simile.
Voglio dire con grande schiettezza che non di rado quando si scrive civismo e si legge cinismo. Accade spesso che qualcuno voglia candidarsi mettendo insieme un gruppo eterogeneo di portatori di interessi, nella speranza che i cittadini se ne accorgano solo dopo le elezioni. È un rischio che corre anche Siena. Ma la storia delle città italiane ci racconta che i cittadini sono attenti, sanno capire se un percorso civico è sincero e aperto o è solo una mano di vernice sulla carrozzeria, magari condita con un po’ di disprezzo verso i partiti e la politica. Ancora una volta, dobbiamo a Siena un po’ di onestà: lo scopo di un’esperienza civica che funziona sta nell’aggregare gruppi politici tradizionali (che poi qualcuno dovrebbe spiegarmi che vuol dire tradizionali, Trudeau è tradizionale?) con l’entusiasmo delle associazioni, delle parti sociali, dei cittadini. È quello che chiamo civismo politico.

Ho in mente di chiamare a raccolta in un grande patto civico tutte le forze migliori della città, da qualunque parte arrivino. Non chiederò a nessuno da dove viene ma a tutti dove vogliono andare: se vogliono andare verso una Siena che torna grande, con la sua straordinaria tradizione di attrarre cultura, innovazione e impresa, sono tutti benvenuti. Guardiamo a quello avvenuto a Milano, a Napoli, a Palermo, a Parma.. Progetti civici che hanno coinvolto tutte le forze sane e vivaci delle rispettive città, partiti compresi.

L’ambizione non è di eliminare i partiti, ma di favorirne la rigenerazione. Voglio dirlo chiaramente: so bene che anche nel Partito Democratico, cui guardo sempre con attenzione, ci sono intelligenze di livello, magari fino ad oggi emarginate nel momento in cui c’erano particolari scelte da fare. In città il PD conta circa 900 iscritti. Io rispetto queste persone, voglio sapere cosa pensano, cosa vogliono fare, se condividono l’operato del proprio gruppo dirigente. Penso di no, c’è un grande malcontento e noi abbiamo il dovere civico di dare una risposta anche a loro.

So che anche tra quelle persone ci sono grandi energie che hanno bisogno di essere tenute insieme da una visione comune e da un bravo direttore d’orchestra, abbiamo il dovere di coinvolgerle e consegnarle alla città, tornando a pensare in grande.