francesco grignetti
edoardo izzo
Le sedi romane sbarrate, anche quella centrale di via Paesiello, via Taranto e pure via Amulio, che dividevano con gli Irriducibili della Lazio. Una è occupata abusivamente e la Fondazione An sta vincendo la causa per la restituzione. Il sito, oscurato. I militanti con la consegna del silenzio. «Per il momento non vogliamo parlare Oggi c’erano gli interrogatori dei ragazzi in carcere e non ci sembrava la situazione adatta per essere lì. Anche perché Forza Nuova è una cosa e la piazza un’altra. In quella piazza c’erano donne e uomini liberi che dicono no alla dittatura sanitaria».
Parla per comunicati, Forza Nuova. E promette nuove battaglie. «La musica è cambiata e il direttore d’orchestra e compositore è solo il popolo in lotta che ha deciso di alzare il livello dello scontro. Fino a che il Green Pass non verrà ritirato definitivamente, la rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi».
Premessa indispensabile: Forza Nuova è sempre stata convinta di essere un vero partito come i fratelli maggiori, fin da quando è stata fondata da Roberto Fiore, rientrato dall’esilio in Gran Bretagna nel 1997, lui ricco di almeno 30 milioni di euro per un fiorente business di corsi di lingua e viaggi-studio per italiani. Segue una liturgia classica di congressi, organi dirigenti, segretaria, sedi centrali e regionali, comunicati. Ma è una farsa. Ad ogni elezione, raccoglie uno zero virgola. Nel frattempo ha visto passare molti treni sotto il suo naso, speranzosa di saltargli sopra. L’immigrazione. Gli islamici. La crisi economica. La cattiva Europa. Il sovranismo. Hanno provato persino a cavalcare gli umori degli ultras, quando fu imposto il tesserino del tifoso. Ogni volta una delusione. Con enorme scorno, Salvini li aveva snobbati e si era alleato con gli arcinemici di Casapound, salvo che quella intesa è durata lo spazio di un mattino. Forza Nuova resta comunque sempre inchiodata allo zero virgola. Alle Europee del 2019, Roberto Fiore in tutta Italia ha raccolto appena cinquemila preferenze.
Fiore, che nel 2008 è stato pure eurodeputato, nel frattempo ha intrecciato diverse relazioni con l’ultradestra continentale. Ha dato vita a un’associazione, Europa Terra Nostra, con cui ha succhiato diversi finanziamenti alla Ue, il cui ultimo convegno si è tenuto nei giorni scorsi a Belgrado e ha visto una bella accolita di cuori neri: da Nick Griffin, già presidente del British National Party, eurodeputato dal 2009 al 2014, amico fin dai tempi dell’esilio, a Yvan Benedetti del Partito nazionalista francese, formazione nata dalle ceneri dell’Oeuvre Francaise, dichiarata fuorilegge nel 2013 perché nostalgica del regime di Vichy, Claus Cremer del Partito nazionaldemocratico di Germania, Manuel Andrino per la Falange spagnola, Yiannis Zografos della formazione greca Elasyn, nata dallo scioglimento di Alba Dorata.
Ebbene, avevano concluso i lavori promettendo lotta dura contro ogni Green Pass, con un chiaro modello in testa: i gilet gialli che per un anno, ogni sabato, hanno scatenato tafferugli a Parigi. Ma anche l’irruzione dei trumpiani a Capitol Hill li ha fatti palpitare, tanto che sabato, prima di devastare la sede della Cgil, avevano progettato di occupare il Parlamento.
Per anni, insomma, Forza Nuova ha tentato di uscire dal ghetto extraparlamentare. Qualcosa, però, quest’anno è successo. Ovvero il Covid. Che ai loro occhi è una straordinaria occasione. Almeno a Roma, i capi hanno deciso che era giunto il momento di forzare la situazione. Lo urlavano in un comunicato del 4 ottobre: «Populisti, sovranisti ed euroscettici spariscono, il centrodestra si piega definitivamente al Ppe, stravince il centrosinistra di Draghi, Speranza e Conte e domina il PUC (Partito Unico del Covid). Vince il voto della paura, sparisce il voto anti-sistema e l’italiano che vota si riscopre moderato. Non ci sono spazi nel sistema! La forza della piazza, il movimento e la resistenza al Green Pass e al Grande Reset sono le nostre uniche speranze».
Una scelta movimentista, che brandisce la forza della piazza. Ora, però, con gli arresti di Fiore, Giuliano Castellino, la pasionaria Pamela Testa, l’ex Nar Luigi Aronica, il partito di fatto è decapitato. È in carcere pure il figlioccio di Fiore, Fabio Corradetti. Resta fuori soltanto Massimo Ursino, responsabile siciliano, che al telefono sillaba il comunicato ufficiale: «Quanto avvenuto sabato – dice – è uno spartiacque tra vecchio e nuovo, ma media, questure e partiti del sistema non sono in grado di leggere i fatti. Perché non gli conviene e hanno paura, e danno la croce addosso ad un movimento politico che rappresenta una piccolissima componente delle centinaia di migliaia di italiani esasperati». Su Facebook accenna alle future battaglie: «Questa dittatura è propedeutica per una seconda in arrivo, quella green del finto ecologismo, oramai alle porte». Intanto stanno ottenendo sponde impensabili: dal magistrato Angelo Giorgianni all’avvocato Carlo Taormina, a monsignor Carlo Maria Viganò, tutti contro «la dittatura sanitaria».