Di Pierluigi Piccini
Ci sarà tempo dopo il Palio di affrontare con calma quello che è successo prima e durante la Carriera di agosto. Un aspetto, comunque, di quello che è successo lo vorrei mettere a fuoco, dire che:”noi siamo i veri animalisti” (Valentini) è un errore grave. È un errore perché si accetta il confronto sul terreno non nostro, non di Siena. Il mondo non si divide fra animalisti e non animalisti, diciamo che ci sono più cose in cielo e in terra di queste due categorie. E il Palio sfugge, se Dio vuole, a una riduzione categoriale così semplice, la Festa di Siena è qualcosa di più e di più complesso. Il cavallo per i senesi è uno strumento importante che va rispettato e tutelato (cfr. tutti i provvedimenti adottati), ma uno strumento, non un fine. Sul perché gli animali siano diventati un fine per la nostra società occidentale è qualcosa che merita sicuramente una domanda. Alcuni filosofi hanno tentato una risposta uno per tutti: J. Derrida.. Tema, questo, che meriterebbe un approfondimento, ma non solo di questo bisogna parlare. Non possiamo, quando si affronta il tema del Palio, farci portare su la sola questione degli animali, bisogna mettere in piedi una risposta più articolata che investa le diverse sfaccettature di cui il Palio è portatore. Un lavoro a tutto tondo che coinvolga in prima battuta l’Università di Siena e non solo questa, un lavoro capace di attraversare campi disciplinari diversi. Molto materiale è già disponibile e aspetta solo di essere portato a sintesi. Perché è necessario fare tutto ciò? Perché il terreno non è la manifestazione all’Acquacalda (che a mio parere non andava autorizzata o, eventualmente, programmata in una data lontano dal Palio), ma il senso comune generale che va conquistato proprio quando gli animali diventano un fine. Perché il problema non va sottovalutato o ridicolizzato. Abbiamo tutte le carte per dimostrare che le nostre ragioni sono vincenti a condizione che chi ha le responsabilità lo voglia e abbia le competenze necessarie.