Orcel presenta la strategia il 9 dicembre. Rialzo del 16% per i titoli di Siena
Fabrizio Massaro
Un taglio di tremila persone su un totale di 87 mila dipendenti, tutto con uscite volontarie. Sarà uno dei punti chiave del nuovo piano industriale di Unicredit che il ceo Andrea Orcel svelerà al mercato giovedì 9 dicembre. La banca non conferma ma la direzione sembra essere quella, secondo fonti a conoscenza del dossier, anche se i numeri precisi andranno poi concordati con i sindacati.
La riduzione di personale aiuterà la banca a migliorare il rapporto costi/ricavi portandolo sotto l’attuale 54% a livello delle banche paragonabili. Dal punto di vista dell’impatto sociale, come negli altri istituti, dovrebbe essere gestibile. Ogni paese in cui Unicredit è presente seguirà le proprie prassi: in Italia — dove lavorano 36.200 persone — gli accordi sindacali prevedono in generale un neo-assunto ogni due esuberi e lo schema dovrebbe essere confermato. Le nuove uscite si aggiungono alle 3.900 già spesate nel vecchio piano (erano 8.000 in totale, di cui 5.500 in Italia), per le quali si attendono le finestre di pensionamento. In generale la banca sarà più concentrata nelle due sedi di Milano e Monaco, anche con spostamenti di personale da Londra, Tokyo, New York.
Pilastri della strategia di Orcel saranno la crescita organica, l’ottimizzazione del capitale, il recupero di redditività, una forte spinta sul digitale. Orcel ha già snellito la prima linea di management a 15 top banker e ha ridato centralità all’Italia, dove dal 13 dicembre verrà dato corso a una ampia riorganizzazione della rete commerciale, con il business nel Paese affidato a Niccolò Ubertalli. Avviata anche la pulizia di bilancio con la vendita annunciata pochi giorni da di 2,2 miliardi di euro di Npl.
Per il risiko ci sarà tempo: Orcel ha sempre ripetuto che le acquisizioni si fanno se sono un acceleratore della crescita. È la logica che ha portato al fallimento delle trattative con il Tesoro su Mps.
La banca senese ieri ha vissuto intanto un rally in Borsa, +16% in chiusura, dopo la nota diffusa nella serata di martedì relativa ai «contatti con il ministero dell’Economia e delle finanze, al fine di riavviare le interlocuzioni» con la Commissione europea per la richiesta della proroga degli aiuti di Stato. Per la banca senese (e per il Tesoro suo principale azionista al 64%) è una boccata d’ossigeno dopo il -20% segnato complessivamente nel mese di novembre in seguito all’abbandono del tavolo con Unicredit.
Il Tesoro punta a ottenere più tempo da Bruxelles per avviare la ristrutturazione della banca e poi procedere a una vendita dell’istituto risanato. Le ipotesi indicano che la Dg Comp potrebbe concedere a Mps 18 mesi in più per procedere alla ristrutturazione e all’aumento di capitale ad essa funzionale. Sul tavolo ci sarebbero anche la separazione delle cause legali, che potrebbero essere scisse a favore di Fintecna e la cessione dei crediti deteriorati. Previsti anche circa 4 mila esuberi. Fondamentale sarà l’aumento di capitale da realizzare a condizioni di mercato, come ha sempre ribadito il Tesoro: si parla di 3 miliardi. Ipotesi anche un cambio al vertice con l’ex ceo di Ubi Victor Massiah al posto di Guido Bastianini, scrive Il Messaggero.