di Pierluigi Piccini
Prima di entrare nel merito amministrativo degli anni ’90, è necessario fare un brevissimo accenno alla situazione economica e sociale, a Siena, in quel periodo. Ho già scritto nel primo articolo di questa serie (“Un viaggio senese “ del 15 agosto 2020) che gli anni Ottanta e quelli successivi sono segnati da una ristrutturazione del capitale, a causa della caduta del saggio medio del profitto. Tradotto: processo di ristrutturazione dell’industria con l’ingresso di nuove tecnologie e trasformazione dei processi produttivi. Eravamo tutti coinvolti in questo processo e, da amministratori pubblici, dovevamo difendere le aziende, anche storiche, che ne pagavano gli effetti. Tra queste, basti citare la Sclavo e la Sapori. La prima era a forte rischio durante la gestione Marcucci: ricordo solo la sfiducia che ricevette dal Consiglio comunale per il suo operato, che non dava garanzie per il futuro produttivo. Il Comune riuscì a salvare la Sclavo portando a Siena la Bayer, operazione che fu condotta con la delega datami dal Governo e con un viaggio a Monaco in macchina. La delega consisteva nell’assicurare ai dirigenti della Bayer alcune agevolazioni per l’insediamento a Siena: una bella pagina vissuta insieme ai lavoratori. Alla Sapori fu assicurato un surplus economico con la trasformazione dell’immobile industriale cittadino in abitazioni, che consentirono di mantenere la produzione, comunque, nel territorio senese. Si trattava di azioni di difesa, ma anche di rilancio economico.
Nel frattempo erano stati messi a punto tutti gli strumenti di programmazione del territorio, a partire dal piano regolatore: il Comune aveva iniziato ad approntare i relativi progetti esecutivi.
Tuttavia, la questione era come come agganciare i processi di accumulazione, che le ristrutturazioni in atto assicuravano ad altri territori della Toscana. Paradossalmente la città che non aveva avuto un economia di tipo industriale si trovava, un po’ in ritardo, a intercettare l’innovazione nei punti più significativi tramite le risorse che aveva a disposizione: finanza, ricerca, beni culturali. Su questi asset si sviluppò l’iniziativa della pubblica amministrazione. Sulla Sclavo va solo aggiunto che i processi d’innovazione strutturale partirono in questo periodo. Mi ricordo di un incontro che feci con Grottanelli e Lorenzoni, dove furono prese decisioni in questo senso. Tutta l’operazione delle fibre ottiche, ricordate da qualcuno solo per l’eliminazione delle antenne televisive nel periodo in cui Siena fu ammessa nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO (il famoso progetto Socrate). La città fu l’unica a realizzarlo in Italia. In realtà, le fibre non servivano solo per la televisione. La televisione via cavo fu offerta gratuitamente ad alcuni operatori delle reti private toscane che non l’accettarono. Il vero progetto era finalizzato alla trasmissione dei dati a domicilio dei cittadini, soprattutto dei professionisti. Mettere dati in rete avrebbe dovuto utilizzare gli archivi comunali e non solo quelli, l’unico su cui si avvio il lavoro di informatizzazione fu l’ufficio tecnico a seguito del lavoro iniziato con il piano regolatore Secchi. La diffusione della rete avrebbe poi dovuto investire lentamente tutta la provincia, trasformando i Comuni in centri di distribuzione dati. Il progetto però ebbe scarsi esiti: l’amministrazione comunale di Siena non comprò le fibre quando la Telecom se ne voleva disfare. I soggetti che sostituirono il Comune nella realizzazione del progetto si avvitarono su se stessi, facendo degli acquisti inopportuni. Insomma, l’intero progetto fu totalmente travisato. Per operare, la rete aveva bisogno di modem interattivi, ma l’ostinazione da parte del presidente della Provincia Ceccherini di farli realizzare sull’Amiata, da una ditta del luogo, non dette alcun esito rilevante. Siena era ed è svantaggiata dal punto di vista dei collegamenti. Aver avuto una rete interattiva con gli archivi a disposizione in tempo reale e finanza agevolata avrebbe potuto attrarre aziende e nuove produzioni proprio nei campi più evoluti e strategici. Alla fine di questo articolo c’è da ricordare che il progetto insieme ad altri fu presentato in un apposito incontro al Santa Maria della Scala in fase di sgombero della funzione sanitaria, all’interno di un pacchetto messo a punto da consulenti internazionali (Israele, USA).
3-continua