Sull’uso di una fotografia nella pittura del drappellone ne parleremo dopo. È il metodo che è copiato e l’autore originario è un pittore tedesco di nome Gerhard Richter, che lavorava su fotografie, ma apportandoci delle modifiche che superavano la realtà fotografica. Lo stesso metodo, credo, sia stato utilizzato dal pittore del Palio, il soldato austriaco, diventa un fante italiano privo di armi. C’è comunque una ambiguità, la foto non è di un soldato che ritorna dalla guerra, ma di un milite che sta per andarci e saluta la sua donna. Ambiguità che si registra nel fante italiano, ignaro degli anni passati in trincea fra i topi e il fango. Il fante che ha dovuto subire le angherie di un esercito fortemente gerarchizzato, nulla di tutto questo: è gentile con un mazzo di fiori in mano. Lei sembra appena uscita da un atelier, non ha sofferto, unica sua preoccupazione è la cura delle mani, tanto importanti nella raffigurazione di Montesano. Insomma nulla a che vedere con le famiglie povere, contadine che hanno sofferto, molte delle quali hanno perso i parenti in guerra, perché di questo stiamo parlando. Lei dona la sua mano come se fosse al grande fratello, o a uno dei film cosiddetti cine panettone. Quella cultura populista che lega l’attuale amministrazione locale con gli esponenti di spicco del governo. La galanteria di un militare verso una fata dagli abiti turchini dovrebbe esprimere il modo migliore per ricordare la fine della guerra? Non scherziamo! Sarebbe stato meglio che il pittore avesse scelto un’altra foto.
Ma guardate la mano sinistra l’indice indica lo stemma della repubblica senese, sembra un omaggio a Siena, apparentemente. Se il significato fosse un altro, se fosse solo libertas la parola magica. E allora cosa vuol dire libertà? libertà da cosa? Se fosse così, come io credo, allora tutta la composizione acquista un altro valore tutto politico e dietro quell’indice si nasconde il vero motivo del Palio straordinario.