Mps manovrata dal gruppo della birreria I pm: i capi erano Mussari e Ceccuzzi
ANDREA GRECO FRANCESCO VIVIANO – 01 marzo 2013
MILANO – Autorizzati, emessi, sottoscritti. Da ieri il Monte dei Paschi è di fatto una banca pubblica, avendo acceso un prestito convertibile in azioni da 4,071 miliardi di euro con il Tesoro. Dopo otto mesi di preparativi e un confronto non solo formale con la Commissione europea ecco il prestito-capitale che allinea il patrimonio della banca senese alle richieste 2012 dell’ Eba. L’ ultimo atto, di tre parti, s’ è svolto tutto in un giorno: ok finale dei tecnici di Via XX settembre, e contestuale emissione e poi sottoscrizione dei “nuovi strumenti”. «Mps ha completato l’ emissione dei nuovi strumenti finanziari ai sensi del Dl 6 luglio 2012, convertito con modificazioni in legge il 7 agosto 2012». Il ministero ha sottoscritto titoli «per un ammontare complessivo di 4,071 miliardi, di cui 1,9 miliardi ai fini dell’ integrale sostituzione dei Tremonti bond emessi da Mps nel 2009, ed euro 171 milioni, con godimento 1 luglio 2013, a titolo di pagamento anticipato degli interessi maturati sino al 31 dicembre 2012 sui Tremonti Bond». Si anticipa dunque l’ emissione del bond sugli interessi, che frutterà però da luglio. A Piazza Affari Mps ha accelerato dopo la notizia, chiudendo a 0,21 euro (+1,25%). I Monti bond, a un tasso del 9% crescente (ma già l’ anno prossimo costeranno sui 400 milioni di oneri) con buone probabilità renderanno il Tesoro azionista dal 2014 – attorno al 13% si stima perché gli interessi vanno pagati in contanti o azioni. Ma almeno l’ operatività prossima è garantita. Ieri è stata una giornata rilevante anche per le indagini sul passato, sulla gestione che ha condotto la banca ad affidarsi al Tesoro. L’ ex presidente di Mps (e dell’ Abi) Giuseppe Mussari e l’ ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi (entrambi indagati per concorso in bancarotta) sono stati interrogati a Salerno dal pm Vincenzo Senatore nell’ inchiesta sul finanziamento di 19 milioni, nel 2007, all’ immobiliare del Pastificio Amato, fallita nel 2011. Nelle stesse ore a Siena uscivano le carte di un’ altra inchiesta, sulla vendita di immobili Mps agli “amici” Alberto e Antonio Degortes, figli del fantino Aceto. Informative dei Carabinieri e intercettazioni telefoniche da cui emerge che in città regnava una lobby «politico imprenditoriale» denominata «gruppo della birreria», con ai vertici proprio Mussari e Ceccuzzi, più altri notabili cittadini. Gli inquirenti sul “Ristorante Enoteca Millevini” hanno accertato che alcuni palazzi di “Valorizzazioni Immobiliari” (Vim, ai tempi costola della banca locale) sarebbero stati ceduti a prezzi di favore seguendo «corsie preferenziali», e provocando un danno alle casse di Mps. Tutto nasce da una «fonte confidenziale»: un imprenditore che aveva offerto 1,55 milioni per acquistare immobili di Vim, ma fu escluso dalla trattativa e si preferì vendere a un prezzo inferiore (1,4 milioni) a una società milanese. Quando l’ imprenditore chiese spiegazioni, un funzionario di Mps gli rispose «la banca può vendere come vuole e a chi vuole», e che l’ offerta milanese «non poteva essere rifiutata perché sponsorizzata da Mussari». Nell’ informativa è anche scritto: «Mussari, espressione dell’ anima diessina del Pd, si confrontava pressoché quotidianamente con Ceccuzzi su temi politici nazionali e locali, e in particolare su decisioni da assumere in seno alla banca». Nel filone principale dell’ inchiesta su Mps, invece, slitta il terzo interrogatorio all’ ex dg Antonio Vigni, che oggi non ci sarà per l’ assenza di un difensore.