Le fotografie
C’è un paradosso artistico che presto troverà spazio nei Musei Vaticani: una nuova collezione di opere in cui i capolavori sono i volti stessi di chi, ogni giorno, si immerge tra i veri capolavori. Le bimbe e la sposa, il monsignore e la signora con i sandali: erano arrivati per lanciarsi nel viaggio attraverso la bellezza lungo sette chilometri, affollato da ventimila opere provenienti da venti secoli di storia. E alla fine, invece, ne sono rimasti assorbiti, in senso letterale. Catturati dall’obiettivo di Francesco Jodice, i visitatori dei Musei Vaticani sono entrati a far parte di un progetto che troverà posto nella collezione d’arte contemporanea. Si chiama “In piena luce”, come piena è stata l’autonomia concessa a nove fotografi di dar luce, appunto, ad altrettanti aspetti dell’esposizione. «È la prima volta che un museo realizza una produzione di questo tipo: commissionare ad un nucleo di voci e di occhi del panorama artistico una sorta di reportage che apre al mondo le porte dei Musei Vaticani», ha detto la direttrice Barbara Jatta presentando l’iniziativa, che vede coinvolti anche Martin Parr e Bill Armstrong, Mimmo Jodice e Alain Fleischer, Massimo Siragusa, Peter Bialobrzeski, Rinko Kawauchi e Antonio Biasiucci. Fino al primo luglio e in attesa di occupare il loro posto nelle sale vaticane, gli scatti sono in mostra al Palazzo Reale di Milano.
Francesco Jodice, che è fotografo e architetto, studioso dell’antropologia urbana e in particolare di quello che definisce «spectaculum spectatoris», ne ha ricavato un’esplorazione dei “viandanti museali”. Sono volti e corpi del flusso di visitatori quotidianamente riversato nei corridoi dell’edificio sul confine nord dello Stato pontificio, quello che nel 2017 ha ospitato oltre 6 milioni di turisti e appassionati, in un trend di crescita costante da dieci anni, con una media di 22mila persone ogni giorno. Un popolo, quello che scorre attraverso i musei del Papa, composto da americani, ma un po’ meno del passato, sempre più europei e tanti – davvero tanti rispetto al decennio precedente – provenienti dall’Asia: coreani in prima fila, poi giapponesi, indiani e cinesi. Gli statunitensi prenotano le guide sei mesi prima, a volte anche con un anno d’anticipo. E amano presentarsi al mattino presto specie quando sono in gruppo, mentre le famiglie e i visitatori singoli o in coppia arrivano più tardi. I flussi dalla penisola coreana invece vengono descritti come costanti in tutte le stagioni. D’estate è più facile trovare francesi, mentre gli inglesi a luglio e agosto sono più rari. I tedeschi preferiscono primavera e autunno. I più pigri visitano le gallerie principali e la Cappella Sistina – perché è del capolavoro michelangiolesco che chiede con insistenza il 90 per cento dei turisti – e si fermano meno di due ore. Solo i cultori più accaniti spingono per andare nella sezione di arte moderna cristiana. Poi, è chiaro, le fasce orarie e le stagioni più affollate smonterebbero l’entusiasmo persino dei patiti.
Ma, negli ultimi tempi, un’alternativa rilassata è diventata quella del venerdì sera, quando il pubblico cambia, cominciano a spiccare gli sguardi freschi di universitari e giovani professionisti. In quelle fasce straordinarie di apertura passeggiano tra le sale cinquemila visitatori, meno di un quarto delle cifre abituali. Qualcuno si concede anche l’happy hour museale: era un progetto sperimentale, ma ora potrebbe diventare permanente.
Come quello che permette di andare al mattino al seguito del clavigero, aprendo le sale e accendendo l’illuminazione e poi concludendo il tour con una colazione. Ma l’onore di ritrovarsi a diventare parte stessa del museo, quello sì: è destinato a diventare un privilegio unico riservato ai pochi prescelti che hanno incontrato l’obiettivo e la curiosità di Jodice.
Le immagini Le fotografie di Francesco Jodice fanno parte del libro e della mostra In piena luce. Nove fotografi interpretano i Musei Vaticani a cura di Micol Forti e Alessandra Mauro, esposta a Palazzo Reale di Milano fino al primo luglio. Prodotta dal comune di Milano e dai Musei Vaticani, in collaborazione con Contrasto, la mostra nasce dal progetto dei Musei Vaticani di costituire il primo fondo fotografico affidato a nove fotografi. Oltre Francesco Jodice, Bill Armstrong, Antonio Biasiucci, Peter Bialobrzeski, Alain Fleischer, Mimmo Jodice, Rinko Kawauchi, Martin Parr e Massimo Siragusa
Francesco Jodice, che è fotografo e architetto, studioso dell’antropologia urbana e in particolare di quello che definisce «spectaculum spectatoris», ne ha ricavato un’esplorazione dei “viandanti museali”. Sono volti e corpi del flusso di visitatori quotidianamente riversato nei corridoi dell’edificio sul confine nord dello Stato pontificio, quello che nel 2017 ha ospitato oltre 6 milioni di turisti e appassionati, in un trend di crescita costante da dieci anni, con una media di 22mila persone ogni giorno. Un popolo, quello che scorre attraverso i musei del Papa, composto da americani, ma un po’ meno del passato, sempre più europei e tanti – davvero tanti rispetto al decennio precedente – provenienti dall’Asia: coreani in prima fila, poi giapponesi, indiani e cinesi. Gli statunitensi prenotano le guide sei mesi prima, a volte anche con un anno d’anticipo. E amano presentarsi al mattino presto specie quando sono in gruppo, mentre le famiglie e i visitatori singoli o in coppia arrivano più tardi. I flussi dalla penisola coreana invece vengono descritti come costanti in tutte le stagioni. D’estate è più facile trovare francesi, mentre gli inglesi a luglio e agosto sono più rari. I tedeschi preferiscono primavera e autunno. I più pigri visitano le gallerie principali e la Cappella Sistina – perché è del capolavoro michelangiolesco che chiede con insistenza il 90 per cento dei turisti – e si fermano meno di due ore. Solo i cultori più accaniti spingono per andare nella sezione di arte moderna cristiana. Poi, è chiaro, le fasce orarie e le stagioni più affollate smonterebbero l’entusiasmo persino dei patiti.
Ma, negli ultimi tempi, un’alternativa rilassata è diventata quella del venerdì sera, quando il pubblico cambia, cominciano a spiccare gli sguardi freschi di universitari e giovani professionisti. In quelle fasce straordinarie di apertura passeggiano tra le sale cinquemila visitatori, meno di un quarto delle cifre abituali. Qualcuno si concede anche l’happy hour museale: era un progetto sperimentale, ma ora potrebbe diventare permanente.
Come quello che permette di andare al mattino al seguito del clavigero, aprendo le sale e accendendo l’illuminazione e poi concludendo il tour con una colazione. Ma l’onore di ritrovarsi a diventare parte stessa del museo, quello sì: è destinato a diventare un privilegio unico riservato ai pochi prescelti che hanno incontrato l’obiettivo e la curiosità di Jodice.
Le immagini Le fotografie di Francesco Jodice fanno parte del libro e della mostra In piena luce. Nove fotografi interpretano i Musei Vaticani a cura di Micol Forti e Alessandra Mauro, esposta a Palazzo Reale di Milano fino al primo luglio. Prodotta dal comune di Milano e dai Musei Vaticani, in collaborazione con Contrasto, la mostra nasce dal progetto dei Musei Vaticani di costituire il primo fondo fotografico affidato a nove fotografi. Oltre Francesco Jodice, Bill Armstrong, Antonio Biasiucci, Peter Bialobrzeski, Alain Fleischer, Mimmo Jodice, Rinko Kawauchi, Martin Parr e Massimo Siragusa