L’appello di Mattarella ai partiti: niente scontri sulla legge di stabilità
ROMA. «La polemica sull’abbraccio a Boschi? La trovo assurda e strumentale». La scommessa di Giuliano Pisapia, il leader di Campo progressista, è di federare: «Il Pd non è il nemico.
Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere», dice in un’intervista a Repubblica. Pronto l’appello ai partiti del capo dello Stato Sergio Mattarella in vista della legge di stabilità, da approvare nell’interesse del Paese.
«La polemica sull’abbraccio alla Boschi? La trovo assurda e irreale, vergognosamente strumentale, ho salutato e abbracciato centinaia di persone e sorriso per non so quante foto, i frequentatori del web le troveranno facilmente». Giuliano Pisapia, il leader di Campo progressista, avverte che «non si può abbaiare alla luna o rinchiudersi in un partitino del 3 o 4 per cento, perché questo non è il nostro progetto». La sua scommessa è di federare: «Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere» Pisapia, le rimproverano di essere ambiguo: sta con Renzi o vuole un partito alternativo a Renzi? «Ambiguo? Sono sempre stato chiaro e coerente. “Campo progressista” è nato con l’obiettivo di contribuire, insieme ad altri, alla costruzione di un nuovo centrosinistra (o sinistracentro), con cultura di governo, europeista, radicalmente in discontinuità con le politiche degli ultimi anni. Un nuovo soggetto politico in grado di sconfiggere le destre, la demagogia, il populismo. Non so se riusciremo a realizzare quello che è indispensabile per dare un futuro di speranza all’Italia, ma la sola strada è creare le condizioni perché il prossimo governo dia le risposte concrete alle sfide difficili che abbiamo davanti: le diseguaglianze, il lavoro, la lotta alle povertà, le politiche ambientali, il confronto, non lo scontro, con le forze sindacali e i corpi intermedi. E credo che gli avversari stiano da un’altra parte, non da questa, del “campo”».
Ma “abbraccia” il Pd di Renzi? «Il popolo del Pd non sarà mai mio nemico, ma con l’attuale Pd che si ritiene autosufficiente e con un sistema elettorale proporzionale alle elezioni, è evidente ci sarà competizione». Quindi lei con Mdp a quale progetto politico sta lavorando? «La legge elettorale proporzionale non prevede la formazione delle coalizioni, perciò bisogna prendere atto che è sempre più necessario lavorare per costruire un movimento progressista, un rinnovato centrosinistra, autonomo e indipendente dal Pd ma che sia ambizioso e generoso.
Non mi interessa mettere insieme un partitino del 3 o 4 per cento piuttosto che un cartello elettorale che si divide il giorno in cui si dovranno affrontare le grandi sfide che ci attendono. Non ci si può accontentare di abbaiare alla luna. Purtroppo c’è chi ha la memoria troppo corta e dimentica il fallimento della lista Arcobaleno e delle varie liste nate solo per tentare di superare il quorum elettorale». Ma a sinistra a questo punto sembrano esserci due linee politiche, la sua e quella di Bersani e D’Alema? «Bersani in più occasioni ha ribadito che è necessario il progetto di nuovo centrosinistra in discontinuità con il passato. Anche D’Alema dice che l’alleanza con il Pd si valuterà, ma dopo le elezioni. E di certo io non andrò con il Pd.
Sfido però chiunque a dire che siano migliori le risposte delle destre di quelle, pur con tutte le diverse sfumature, della sinistra e del centrosinistra». Non è questione di sfumature. Ma con chi ci si accompagna. Lei l’alleanza con il Pd la cercherà? «L’idea del “Campo” è quella di avere alleati tutti quelli che stanno dalla tua stessa parte. Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere. E io sono molto preoccupato da un futuro dell’Italia in mano alle destre o ai disfattisti.
È un ragionamento molto semplice, matematico: divisi si perde. Trovare il minimo comune denominatore è indispensabile.
Io non sono disponibile a lavorare “contro” chi ha gli stessi valori e gli stessi princìpi, non l’ho mai fatto e tanto meno lo farò oggi quando la posta in gioco è terribilmente alta, è il futuro del nostro paese. Per questo continuo a dire no ai personalismi e alle polemiche, spesso pretestuose. Lavoriamo e impegniamoci sui contenuti».
Persino l’abbraccio con la sottosegretaria Maria Elena Boschi ha suscitato molte critiche, insieme con l’affermazione che alle Feste dell’Unità lei si sente a casa.
«Trovo questa polemica assurda e irreale, e in molti casi vergognosamente strumentale. Ho salutato e abbracciato la sottosegretaria Boschi così come ho abbracciato centinaia di persone e sorriso per non so quante foto. Quella sera ho partecipato a un dibattito su un tema fondamentale, lotta alle povertà, alle diseguaglianze e reddito di inclusione ed erano presenti tante persone di sinistra e centrosinistra. Continuerò, compatibilmente con i numerosi impegni, ad andare alle feste dell’unità, così come andrò alla festa di Legambiente, ai dibattiti con la Cgil, alle riunioni delle Officine delle idee, agli incontri organizzati dalla sinistra e dal centrosinistra.
A quegli incontri costruttivi e non a quelli divisivi e polemici. E mi colpiscono le polemiche di chi, fino a pochi mesi fa, era nel Pd e votava leggi che oggi critica. Sono e sono sempre stato contro la politica dell’odio e del rancore.
Non dimentichiamo che dietro i leader ci sono milioni di persone che nella politica cercano risposte ai loro problemi, non battaglie personali».
Lei davvero non si candida? «Sento il peso di aver sollevato delle speranze, ma sono e mi sento fino in fondo un uomo libero e coerente».
Non esclude la candidatura, forse non al Parlamento ma alla premiership? «Non è importante il mio destino personale».
Si andrà a votare con una legge elettorale proporzionale? «La realtà è questa. La legge elettorale proporzionale non permette alleanze prima delle elezioni, Ogni lista è sfidante nei confronti delle altre. Ma, l’ho già detto in più occasioni, in un sistema non più bipolare alla fine, dopo le elezioni, ognuno dovrà mediare con altre forze politiche, con rischio – se non con la certezza – che alla fine si faranno alleanze anomale e il programma elettorale sarà, almeno in parte, tradito. Un vero e proprio inganno degli elettori».
Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere», dice in un’intervista a Repubblica. Pronto l’appello ai partiti del capo dello Stato Sergio Mattarella in vista della legge di stabilità, da approvare nell’interesse del Paese.
«La polemica sull’abbraccio alla Boschi? La trovo assurda e irreale, vergognosamente strumentale, ho salutato e abbracciato centinaia di persone e sorriso per non so quante foto, i frequentatori del web le troveranno facilmente». Giuliano Pisapia, il leader di Campo progressista, avverte che «non si può abbaiare alla luna o rinchiudersi in un partitino del 3 o 4 per cento, perché questo non è il nostro progetto». La sua scommessa è di federare: «Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere» Pisapia, le rimproverano di essere ambiguo: sta con Renzi o vuole un partito alternativo a Renzi? «Ambiguo? Sono sempre stato chiaro e coerente. “Campo progressista” è nato con l’obiettivo di contribuire, insieme ad altri, alla costruzione di un nuovo centrosinistra (o sinistracentro), con cultura di governo, europeista, radicalmente in discontinuità con le politiche degli ultimi anni. Un nuovo soggetto politico in grado di sconfiggere le destre, la demagogia, il populismo. Non so se riusciremo a realizzare quello che è indispensabile per dare un futuro di speranza all’Italia, ma la sola strada è creare le condizioni perché il prossimo governo dia le risposte concrete alle sfide difficili che abbiamo davanti: le diseguaglianze, il lavoro, la lotta alle povertà, le politiche ambientali, il confronto, non lo scontro, con le forze sindacali e i corpi intermedi. E credo che gli avversari stiano da un’altra parte, non da questa, del “campo”».
Ma “abbraccia” il Pd di Renzi? «Il popolo del Pd non sarà mai mio nemico, ma con l’attuale Pd che si ritiene autosufficiente e con un sistema elettorale proporzionale alle elezioni, è evidente ci sarà competizione». Quindi lei con Mdp a quale progetto politico sta lavorando? «La legge elettorale proporzionale non prevede la formazione delle coalizioni, perciò bisogna prendere atto che è sempre più necessario lavorare per costruire un movimento progressista, un rinnovato centrosinistra, autonomo e indipendente dal Pd ma che sia ambizioso e generoso.
Non mi interessa mettere insieme un partitino del 3 o 4 per cento piuttosto che un cartello elettorale che si divide il giorno in cui si dovranno affrontare le grandi sfide che ci attendono. Non ci si può accontentare di abbaiare alla luna. Purtroppo c’è chi ha la memoria troppo corta e dimentica il fallimento della lista Arcobaleno e delle varie liste nate solo per tentare di superare il quorum elettorale». Ma a sinistra a questo punto sembrano esserci due linee politiche, la sua e quella di Bersani e D’Alema? «Bersani in più occasioni ha ribadito che è necessario il progetto di nuovo centrosinistra in discontinuità con il passato. Anche D’Alema dice che l’alleanza con il Pd si valuterà, ma dopo le elezioni. E di certo io non andrò con il Pd.
Sfido però chiunque a dire che siano migliori le risposte delle destre di quelle, pur con tutte le diverse sfumature, della sinistra e del centrosinistra». Non è questione di sfumature. Ma con chi ci si accompagna. Lei l’alleanza con il Pd la cercherà? «L’idea del “Campo” è quella di avere alleati tutti quelli che stanno dalla tua stessa parte. Se lavori su quello che divide, sei condannato a perdere. E io sono molto preoccupato da un futuro dell’Italia in mano alle destre o ai disfattisti.
È un ragionamento molto semplice, matematico: divisi si perde. Trovare il minimo comune denominatore è indispensabile.
Io non sono disponibile a lavorare “contro” chi ha gli stessi valori e gli stessi princìpi, non l’ho mai fatto e tanto meno lo farò oggi quando la posta in gioco è terribilmente alta, è il futuro del nostro paese. Per questo continuo a dire no ai personalismi e alle polemiche, spesso pretestuose. Lavoriamo e impegniamoci sui contenuti».
Persino l’abbraccio con la sottosegretaria Maria Elena Boschi ha suscitato molte critiche, insieme con l’affermazione che alle Feste dell’Unità lei si sente a casa.
«Trovo questa polemica assurda e irreale, e in molti casi vergognosamente strumentale. Ho salutato e abbracciato la sottosegretaria Boschi così come ho abbracciato centinaia di persone e sorriso per non so quante foto. Quella sera ho partecipato a un dibattito su un tema fondamentale, lotta alle povertà, alle diseguaglianze e reddito di inclusione ed erano presenti tante persone di sinistra e centrosinistra. Continuerò, compatibilmente con i numerosi impegni, ad andare alle feste dell’unità, così come andrò alla festa di Legambiente, ai dibattiti con la Cgil, alle riunioni delle Officine delle idee, agli incontri organizzati dalla sinistra e dal centrosinistra.
A quegli incontri costruttivi e non a quelli divisivi e polemici. E mi colpiscono le polemiche di chi, fino a pochi mesi fa, era nel Pd e votava leggi che oggi critica. Sono e sono sempre stato contro la politica dell’odio e del rancore.
Non dimentichiamo che dietro i leader ci sono milioni di persone che nella politica cercano risposte ai loro problemi, non battaglie personali».
Lei davvero non si candida? «Sento il peso di aver sollevato delle speranze, ma sono e mi sento fino in fondo un uomo libero e coerente».
Non esclude la candidatura, forse non al Parlamento ma alla premiership? «Non è importante il mio destino personale».
Si andrà a votare con una legge elettorale proporzionale? «La realtà è questa. La legge elettorale proporzionale non permette alleanze prima delle elezioni, Ogni lista è sfidante nei confronti delle altre. Ma, l’ho già detto in più occasioni, in un sistema non più bipolare alla fine, dopo le elezioni, ognuno dovrà mediare con altre forze politiche, con rischio – se non con la certezza – che alla fine si faranno alleanze anomale e il programma elettorale sarà, almeno in parte, tradito. Un vero e proprio inganno degli elettori».
La Repubblica – GIOVANNA CASADIO – 24/07/2017 pg. 1 ed. Nazionale.