LE IDEE
Ci sarà un certo nervosismo tra gli intellettuali politicamente timbrati della Rai, adagiati da decenni nella convinzione che il suo caro pubblico più fedele sia composto da appassionati di cose semplici e anche sceme se non addirittura bruttissime, all’idea che lo stesso improvvisamente si svegli e scopra che esiste anche il bello: e non si accontenti del bellissimo corpo di Roberto Bolle e delle Meraviglie, la penisola dei tesori di Alberto Angela; ma pretenda che, non si dice ogni giorno a ogni ora, ma almeno una volta al mese, all’abbonato pagante e acculturato si offrano un paio d’ore di umana intelligenza come quelle che appunto lo hanno entusiasmato a milioni.
Certo, una simile mutazione storica della televisione pubblica richiederebbe il licenziamento di una parte delle ridenti star attuali super pagate e consentirebbe il ritorno nel mondo reale: dove bellezza e intelligenza e sapienza e cultura, anche se oscurate, continuano a dargli un senso, al mondo; ad assicurare una possibilità di futuro.
Sta nascendo una sotterranea ribellione al brutto, un risveglio inaspettato che chiede di uscire dalle necropoli dove non entra la luce della realtà. Si accetta quel che c’è, appunto una trasmissione televisiva che rivela le inimitabili fortune dell’Italia, oppure una qualsiasi mostra anche di un solo prezioso quadro che genera lunghe pazienti code, un romanzo che accenda le emozioni e che richiede varie edizioni, un film tipicamente natalizio, con celebri attori, che ha il pregio di essere fatto benissimo e pervaso da intelligenza. Sono minuzie, ma comunque segnali; come l’astensione dal voto che si teme massiccia per le prossime elezioni di marzo: perché tutta la politica è brutta come un brutto spettacolo televisivo, perché i suoi campioni sono sempre sullo schermo a far spettacolo, a promettere Bengodi e a duellare bassamente con i rivali, non a presentare programmi convincenti e fattibili. Perché quei chiacchieroni imbonitori trattano gli eventuali elettori come mendicanti cui offrono elemosine e mance, ma non un cambiamento di vita, il disegno di un futuro che restituisca idee, ideali, speranze, comunanza, sicurezza.
Ci si è stancati di ridere per il ciuffo giallo di Trump, di sentirsi insicuri guardando la faccia quadrata del tiranno nordcoreano, di leggere insulti di chiunque a chiunque sul web, di vedere telegiornali in cui un giornalista elenca contentissimo in una fila micidiale una serie di soli orrori; terremoti, inondazioni, scontri sull’autostrada con molti morti inceneriti, morti ammazzati di camorra, gola tagliata a una signora nel parco, strage dell’Isis, pericolo atomico, politico arrestato e pedofilo in fuga: è possibile che nel mondo non sia successo nulla di bello, di rassicurante, o più realisticamente, il bello, il buono, il geniale non fanno notizia perché non grondano sangue? Gli italiani che appaiono in televisione, persino quelli di X Factor, non sono gli italiani che la guardano. Se distolgono lo sguardo dallo schermo – e pare che sempre più gente lo faccia – e si guardano intorno, se vivono in piccoli borghi, in minuscole città, in città grandi come Milano, ovunque siano, si accorgono di essere circondati dalla bellezza, dall’antica grandezza, dall’attuale voglia di essere, di esprimersi, di vivere, di dare: il paesaggio più bello del mondo, le antiche mura che raccontano la nostra storia, ovunque mostre, compagnie teatrali, letture di libri sempre frequentate. Bellezza, intelligenza, iniziative, condivisione. È così che, ignorati, gli italiani si salvano.
Certo, una simile mutazione storica della televisione pubblica richiederebbe il licenziamento di una parte delle ridenti star attuali super pagate e consentirebbe il ritorno nel mondo reale: dove bellezza e intelligenza e sapienza e cultura, anche se oscurate, continuano a dargli un senso, al mondo; ad assicurare una possibilità di futuro.
Sta nascendo una sotterranea ribellione al brutto, un risveglio inaspettato che chiede di uscire dalle necropoli dove non entra la luce della realtà. Si accetta quel che c’è, appunto una trasmissione televisiva che rivela le inimitabili fortune dell’Italia, oppure una qualsiasi mostra anche di un solo prezioso quadro che genera lunghe pazienti code, un romanzo che accenda le emozioni e che richiede varie edizioni, un film tipicamente natalizio, con celebri attori, che ha il pregio di essere fatto benissimo e pervaso da intelligenza. Sono minuzie, ma comunque segnali; come l’astensione dal voto che si teme massiccia per le prossime elezioni di marzo: perché tutta la politica è brutta come un brutto spettacolo televisivo, perché i suoi campioni sono sempre sullo schermo a far spettacolo, a promettere Bengodi e a duellare bassamente con i rivali, non a presentare programmi convincenti e fattibili. Perché quei chiacchieroni imbonitori trattano gli eventuali elettori come mendicanti cui offrono elemosine e mance, ma non un cambiamento di vita, il disegno di un futuro che restituisca idee, ideali, speranze, comunanza, sicurezza.
Ci si è stancati di ridere per il ciuffo giallo di Trump, di sentirsi insicuri guardando la faccia quadrata del tiranno nordcoreano, di leggere insulti di chiunque a chiunque sul web, di vedere telegiornali in cui un giornalista elenca contentissimo in una fila micidiale una serie di soli orrori; terremoti, inondazioni, scontri sull’autostrada con molti morti inceneriti, morti ammazzati di camorra, gola tagliata a una signora nel parco, strage dell’Isis, pericolo atomico, politico arrestato e pedofilo in fuga: è possibile che nel mondo non sia successo nulla di bello, di rassicurante, o più realisticamente, il bello, il buono, il geniale non fanno notizia perché non grondano sangue? Gli italiani che appaiono in televisione, persino quelli di X Factor, non sono gli italiani che la guardano. Se distolgono lo sguardo dallo schermo – e pare che sempre più gente lo faccia – e si guardano intorno, se vivono in piccoli borghi, in minuscole città, in città grandi come Milano, ovunque siano, si accorgono di essere circondati dalla bellezza, dall’antica grandezza, dall’attuale voglia di essere, di esprimersi, di vivere, di dare: il paesaggio più bello del mondo, le antiche mura che raccontano la nostra storia, ovunque mostre, compagnie teatrali, letture di libri sempre frequentate. Bellezza, intelligenza, iniziative, condivisione. È così che, ignorati, gli italiani si salvano.
La Repubblica – Natalia Aspesi – 06/01/2018 pg. 1 ed. Nazionale.