L’articolo 83 era talmente ben presente ai soggetti interessati che, una decina di giorni fa, l’intesa preliminare con le Regioni per emanare questa circolare s’era trovata proprio sulla base di quell’articolo. Problema: purtroppo, si legge nel nuovo testo, “il sopraggiunto decreto 30 luglio 2020 (…) non ha prorogato quanto disposto dall’articolo 83 (…); la predetta disposizione cessa, pertanto, di produrre effetti dal 1° agosto 2020”. Insomma, la “sorveglianza sanitaria eccezionale” è morta oltre un mese fa senza che se ne accorgesse nessuno. La cosa ha alcuni effetti bizzarri e non tutti negativi.
La dipartita della norma primaria di maggio ha consentito di fare al momento un testo più equilibrato sui lavoratori fragili: il primo decreto, infatti, spingeva molto sul fattore età (“in ragione dell’età”) per individuare le persone meritevoli di sorveglianza eccezionale. Ora la circolare scritta anche dall’Inail, citando le acquisizioni statistiche più recenti sulla mortalità da Covid-19, ha campo libero nello stabilire che “la ‘maggiore fragilità’ nelle fasce di età più elevate va intesa congiuntamente alla presenza di comorbilità che possono integrare una condizione di maggior rischio” (il 96,1% dei morti da virus presenta infatti una o, assai più spesso, due o tre patologie pregresse).
Sarà un medico a decidere chi è a rischio (“fragile”) e, insieme all’azienda, quali provvedimenti prendere per assicurare la salute del lavoratore: si può andare da una modifica delle mansioni fino, come ipotizzato ad aprile, a un giudizio di “inidoneità temporanea” al lavoro. La base legale non sarà più la “sorveglianza eccezionale”, ma quella ordinaria, garantita dalle leggi vigenti (per evitare ricorsi, però, questa circolare sarà probabilmente anche infilata in un provvedimento legislativo già in Parlamento).
Come detto, per ovviare alle carenze del sistema (il 13% delle aziende non ha sistemi di sorveglianza sanitaria) un grosso ruolo in questa fase era stato assegnato all’Inail e ai suoi quasi 200 uffici territoriali. Ecco, la dimenticanza del decreto Agosto suona quasi come una beffa per l’Istituto: morto l’articolo 83 del dl Rilancio, sono spariti anche i 105 milioni per assumere per 15 mesi oltre duemila tra giovani medici del lavoro, esperti della prevenzione e altre figure professionali necessarie. Il governo ha promesso che correrà ai ripari: se lo farà nella legge di Bilancio, però, se ne parla l’anno prossimo.