La mossa per recuperare i delusi, si parte dalle Comunali
Paolo Ceccarelli ,Giorgio Bernardini
Questa è la storia di mamma Leopolda e dei suoi tanti figli, le liste civiche che i renziani sono pronti a lanciare per le elezioni comunali della prossima primavera. Nel 2019 in Toscana andranno al voto oltre 180 Comuni, tra cui Firenze, Prato e Livorno, e dopo le sconfitte nazionali e locali — Pisa, Massa e Siena, solo per citare le ultime — il Pd ha bisogno di «allargare, allargare, allargare». È questo il mantra che ripetono tanti dirigenti Democratici nei capanelli che si formano dentro e fuori «Ritorno al Futuro», la nona edizione della kermesse renziana.
L’idea di fondo è quella di creare un contenitore per recuperare i delusi del Pd, in particolare i sostenitori del Renzi rottamatore (quelli che per intederci si impegnarono nei comitati «Adesso!» durante le primarie contro Pier Luigi Bersani nel 2012), e andare a pescare anche fuori dal perimetro dell’elettorato renziano. Tradotto: liste civiche con uno stesso marchio, riconoscibile, da affiancare al Pd nei Comuni che andranno al voto, una sorta di «bollino Leopolda». Dove, non a caso, ieri si respirava una voglia di civismo forte come mai in passato. Sarà che il simbolo del Pd non è mai stato di moda nella vecchia stazione di Porta al Prato, sarà che ieri è stato il giorno del lancio dei «Comitati di azione civile» contro il governo gialloverde, che «organizzeranno la resistenza civile con campagne di attacco/difesa — ha spiegato il coordinatore Ivan Scalfarotto — Ogni qual volta saranno messi in pericolo sette valori: Europa contro nazionalismo, crescita contro assistenzialismo, scienza contro superstizione, giustizia contro giustizialismo, vero contro virale, democrazia contro plebiscitarismo, società aperta contro esclusione». Solo in Toscana i renziani vogliono crearne mille, di comitati, tentando di coinvolgere soprattutto persone lontane dalla politica.
«I Comitati servono per allargare la platea — spiega Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato che è nel gruppo di comando dei renziani toscani — e parlare a tutta l’’Italia, accogliendo finalmente, anche al di là del Pd, tutte le opposizioni possibili per contrastare con vigore ma anche con nuove idee questo governo». Aggiunge un altro renziano doc come Dario Parrini, ex segretario del Pd toscano: «Servono strumenti che affianchino e completino l’azione dei partiti e siano in grado di mettere in moto energie positive esterne all’impegno politico convenzionale che altrimenti resterebbero alla finestra».
Ed è sulla stessa scia che i renziani vogliono lanciare le liste civiche per le Amministrative. «Sarebbe autolesionistico rinunciare al simbolo del Pd, che è l’unica infrastruttura politica che può creare alleanze tra questo popolo della Leopolda, diverso da quello classico del centrosinistra toscana, e forze di sinistra come LeU», spiega un dirigente renziano. «Meglio farci affiancare da formazioni civiche: meglio aggiungere che togliere, insomma». La riflessione tra i dirigenti Pd è così avanzata che già si discute se dare a tutte queste liste lo stesso nome, magari con una declinazione locale Comune per Comune, e soprattutto come crearle concretamente. «Attenzione a non dare l’idea di un’operazione fatta a tavolino dal partito — dicono ad esempio alcuni renziani — Puntare sulle liste civiche ha un senso se la germogliatura è spontanea, magari a partire da temi locali e puntuali». Allargare, allargare, allargare: poi si vedrà come.